11 giugno 2023 CS --44/23

Celebrazione della solennità del Corpus Domini al termine della processione, l’appello dell’Arcivescovo per le città di Palermo “bella e tormentosa”

«L’Eucaristia vive al centro della città, perché celebrata da uomini e donne che fanno parte anche di una comunità cittadina. Sì, al centro della città che è soprattutto ed essenzialmente un agglomerato di case, un tessuto di relazioni umane, un’esperienza umana viva, radicata territorialmente, storicamente e culturalmente; una comunità di persone, in particolare di famiglie, e di spazi relazionali lavorativi e professionali, formativi e associativi; una comunità carica di attese e di speranze, di traguardi e di travagli, di benessere e di malessere, di redenzione e di perdizione, di creativa solidarietà e di  strutture perverse di peccato. Ma l’Eucaristia al centro della città non è invasiva, non tende a guadagnare spazi, a imporre un “potere divino”. È presenza umile e feriale di Gesù Salvatore – pane, corpo frantumato –, dono della Parola del Signore che semina vita in abbondanza; compagna discreta, custode e promotrice di solidarietà; annuncio di speranza dei Cieli e della Terra nuovi, energia di comunione e di alleanza degli uomini e delle donne con Dio, segno e fermento di unità, sostegno di cammini di conversione e di rigenerazione, fonte di vita rinnovata».

L’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice ha offerto il tradizionale Messaggio alla città al termine della processione – alla Absidi della Cattedrale in piazza Sett’Angeli – nella solennità del Corpus Domini; un Messaggio che contiene anche un appello a tutti quegli uomini di buona volontà e a tutte le istituzioni affinché la città di Palermo trovi le adeguate risposte alle tante domande di questo tempo:

 «Penso in questo momento anche alla nostra città “bella e tormentosa” (così la definiva il Card. Salvatore Pappalardo!), ancora martoriata, dove in tante madie di casa non c’è farina per impastare il pane, dove non ci sono ancora tetti per posare il capo, lavoro per provvedere alle nostre famiglie, spazi dignitosi per seppellire i nostri morti e luoghi idonei per conferire i rifiuti. Dove i piccoli e le donne spesso non sono tutelati, gli anziani sfruttati e abbandonati. Dove tanti giovani mangiano e fumano hashish e muoiono di crack, dove si diventa pusher da bambini sotto gli occhi compiacenti dei genitori, dove la febbre del sabato sera scatena branchi giovanili sempre più violenti.

Don Giuseppe Dossetti, descriveva l’Eucaristia che celebriamo nelle nostre comunità incastonate tra le case dei nostri quartieri, come il sale, il lievito, la luce e l’anima della città: «Come la Chiesa riunita nell’assemblea eucaristica è l’epifania anticipata del Regno, così la Chiesa inviata dall’Eucaristia è un’epifania se volete della polis salvata: “politicità” tutta sui generis, che non governa e non ha potere, che non muove verso gli altri per quello che hanno di appetibile, ma unicamente per quello che sono in mysterio (anche se poveri, deformi, incoscienti, in tutto inappetibili): cioè non incontra l’uomo dall’esterno e in superficie, ma lo incontra nel suo “sé” più intimo, più invisibile, più pneumatico, creando e divulgando ovunque […] un’atmosfera di rispetto, di comprensione, di fiducia, di valorizzazione degli esclusi, di amore-oblativo indipendente da ogni condizione esterna mutevole che “non avrà mai fine” (1Cor 13,8)» (Eucaristia e città).

 La fiducia che ci viene dalla presenza eucaristica di Gesù nel cuore della città ci spinge a guardare a tutti coloro che vi abitano – anche da poco tempo o in condizioni svantaggiate, o ristretti in un carcere – come a persone da accogliere, da aiutare, da inserire nel grande compito di dare un volto umano all’esistenza quotidiana della nostra metropoli.

Stasera abbiamo portato in processione nelle nostre strade l’Eucaristia perché essa stessa ci vuole e ci rende vicini a tutti coloro che hanno la volontà sincera di costruire una città sempre più a misura d’uomo, il che vuol dire anche a misura di bambini, di anziani, di malati, di persone sole o in difficoltà, di emarginati e di stranieri non riconosciuti e respinti.

Continuiamo a celebrare l’Eucaristia, sia il cuore pulsante delle nostre comunità al centro della nostra città. Della Casa comune che è il pianeta Terra ancora segnato da guerre che seminano distruzione e mietono vittime, come quelle che conobbe questa stessa Piazza Sett’Angeli il  18 aprile 1943 nel rifugio antiaereo che proprio qui sorgeva.

Accogliamo con gratitudine il dono dell’Eucaristia e continuiamo a farne dono alla nostra città, al mondo intero.

Con questa processione del Corpo del Signore, noi suoi discepoli e discepole, ci siamo voluti impegnare a dire a tutti che nell’amore di Cristo siamo una sola cosa e che intendiamo camminare per la stessa strada, per l’unica strada di Dio e della sua eternità, in virtù dell’unico Pane della vita eterna. Come anche che vogliamo contribuire a che questa città maturi sempre più un senso comunitario della vita, la corresponsabilità nel costruirla come dimora fraterna e solidale, gioiosamente fiera di condividere con tutti la sua ricca stratificazione artistica, la sua profonda cultura e la sua peculiare tradizione, testimone di una contaminazione che continua a renderla unica, bella e attrattiva.

Concludiamo dunque questa solenne processione mettendoci con grande spirito di fede di fronte al mistero del Corpo e del Sangue del Signore, mistero che tutti ci avvolge. Ci sentiamo ancora una volta colti da grande stupore ma anche ispirati a pregare con un prezioso testo del Cardinale C.M. Martini:

Noi ti contempliamo, ti adoriamo, di ringraziamo e benediciamo in questo Santissimo Sacramento della nuova Alleanza che ci unisce a te, Gesù, Figlio e Parola del Padre, nostro Salvatore. Tu che sei il pane della vita e della verità, donaci di rimanere in te sempre, come tu sempre rimani in noi. Vieni e vivi in noi che ci nutriamo di te, accresci in noi il desiderio del cielo, strappa da noi le radici di peccato che ci allontanano da te. Apri il nostro cuore alla carità, all’accoglienza, al perdono. Rendici capaci di amare, di donarci, di servire come tu ci ami, ti doni e ci servi; aprici gli orizzonti di una carità che cerca il dialogo con tutti gli uomini e le donne di buona volontà; spingici a impegnarci responsabilmente per costruire una società dove coloro che si sentono una sola cosa in Cristo si adoperano, anche a costo della vita [sul fulgido esempio del Beato Giuseppe Puglisi], per vincere la violenza con la pace, l’ingiustizia con la giustizia, la sopraffazione con la libertà.

E tu, Maria, che hai vegliato e adorato il Figlio di Dio fatto uomo nel tuo grembo, che hai accolto e vissuto il dono dell’Eucaristia come nessun altro mai l’ha accolto e vissuto, aiutaci a vivere dell’Eucaristia con tutte le conseguenze che ne derivano. Sii tu, o Madre, il nostro modello di adorazione eucaristica e di carità. Insegnaci le vie dell’amore profondo verso il Signore e verso ogni donna e ogni uomo della terra, insegnaci a essere Chiesa dell’Eucaristia per la salvezza del mondo”. Amen.»