La preghiera interreligiosa della Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la Tratta di Persone di quest’anno è un invito ad integrare il cammino per la dignità incentrato sui quattro elementi della natura. Possiamo offrire preghiere, riflessioni e rituali che onorano e si connettono con gli elementi della terra, dell’aria, del fuoco, dell’acqua e del metallo nell’ascoltare, sognare e agire per combattere la tratta di persone.
A Palermo, fin dalla prima giornata dedicata a questo problema e celebrato l’8 febbraio giorno di Santa Giuseppina Bakhita, che ha vissuto la realtà della schiavitù e che papa Francesco ha scelto come riferimento spirituale, è stato assunto dall’USMI diocesano e celebrato in Cattedrale alla presenza dall’Arcivescovo, mons. Corrado Lorefice e di tanti fedeli, religiose, rappresentanti di altre fedi. Quest’anno, per motivi logistici, la veglia sarà celebrata sabato il 17 invece che l’8 febbraio alle ore 21.00
Papa Francesco, sin dall’inizio del suo Pontificato, ha più volte denunciato con forza e coraggio il traffico di esseri umani, definendolo un «crimine contro l’umanità» e ha spronato tutti a combatterlo e a prendersi cura delle vittime.
Per questo noi, istituzioni di Chiesa e organizzazioni della società civile – che operano per il contrasto della tratta e il recupero delle vittime – facciamo nostro l’appello di Papa Francesco, celebrando la decima Giornata mondiale ecclesiale contro la tratta di esseri umani per la liberazione di tutti gli schiavi del nostro tempo.
Il fenomeno della tratta in Italia e nel mondo
La tratta di esseri umani è una delle peggiori schiavitù del XXI secolo. E riguarda il mondo intero. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) e l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) circa 21 milioni di persone, spesso povere e vulnerabili, sono vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale o lavoro forzato, espianto di organi, accattonaggio forzato, servitù domestica, matrimonio forzato, adozione illegale, maternità surrogata e altre forme di sfruttamento. Ogni anno, circa 2,5 milioni di persone sono vittime di traffico di esseri umani e riduzione in schiavitù; il 70 per cento sono donne e minori. Spesso subiscono abusi e violenze inaudite.
La Caritas e le congregazioni religiose femminili sono state tra le prime, in Italia, a leggere il fenomeno e a offrire soluzioni alternative ai nuovi schiavi, specialmente alle donne vittime di sfruttamento sessuale. Solo nelle case famiglia gestite dalle religiose in tutta Italia sono state accolte e offerte opportunità di libertà, dignità e legalità a oltre 6.000 donne in gran parte straniere.
Purtroppo, dopo tanti anni di contrasto e di interventi a favore delle vittime, non si nota una diminuzione del fenomeno, bensì ci troviamo di fronte a un costante aumento e mutamento delle forme della tratta e delle modalità dello sfruttamento. C’è quindi un grande bisogno di intensificare gli interventi sia di prevenzione e sia di contrasto, nonché rilanciare i programmi di reintegrazione sociale e i rimpatri assistiti di coloro che desiderano ritornare a casa in dignità.
Obiettivi della Giornata
Voluta fortemente da Papa Francesco e lanciata per la prima volta nel 2015, questa Giornata ha innanzitutto l’obiettivo di creare maggiore consapevolezza del fenomeno e riflettere sulla situazione globale di violenza e ingiustizia che colpisce ancora tante persone, che non hanno voce, non contano, non sono nessuno: sono semplicemente schiavi. Al contempo si vuole provare a dare risposte a questa moderna forma di tratta di esseri umani, attraverso azioni concrete e innovative.
Per questo è fondamentale, da un lato, ribadire la necessità di garantire diritti, libertà e dignità alle persone trafficate e ridotte in schiavitù e, dall’altro, denunciare sia le organizzazioni criminali sia coloro che usano e abusano della povertà e della vulnerabilità di queste persone per farne oggetti di piacere o fonti di guadagno.
«La tratta delle persone è un crimine contro l’umanità. Dobbiamo unire le forze per liberare le vittime e per fermare questo crimine sempre più aggressivo, che minaccia, oltre alle singole persone, i valori fondanti della società e anche la sicurezza e la giustizia internazionali, oltre che l’economia, il tessuto familiare e lo stesso vivere sociale».
Papa Francesco