“Inquietudine: non è sinonimo di paura semmai inquietudine rimanda ad una intelligenza e ad una coscienza vigilante e a un cuore vibrante di passione per il bene e per la verità”. Ad affermarlo l’Arcivescovo, mons. Corrado Lorefice, nel salone Filangeri, dove è stata presenta la 395a edizione del Festino in onore di santa Rosalia, patrona della Città di Palermo.
“Siamo semmai inquieti e preoccupati per la paura che ai nostri giorni sembra prevalere nel nostro paese e in Europa – ha aggiunto l’Arcivescovo – e che viene seminata a piene mani da sedicenti profeti di sventure e propugnatori di neonazionalismi. Siamo pre-occupati cioè coinvolti, occupati – per, perché non prevalga la paura e le reazioni scomposte e irrazionali da paura che rasentano la disumanità. Dobbiamo stare attenti che può avanzare imperterrita seminatrice di morte la peste del cuore. La peste oggi è del cuore che smette di irrorare il sangue agli occhi perché riconoscano in ogni volto umano che abita una persona, il suo diritto ad essere riconosciuto come tale, sempre. La paura che esclude i detenuti, i disabili, i poveri, i diversi per cultura e religione, i profughi per fame e guerra. In ogni volto umano che abita l’unica casa comune che è il mondo, questo nostro pianeta parte dell’universo immenso uscito dalla parola creatrice di Dio onnipotente, uscito dal cuore immenso e paterno di Dio”.
“Santa Rosalia è una testimone della fede in questo Dio rivelato dal suo figlio fattosi carne, venuto sulla terra, Gesù di Nazareth. Santa Rosalia ha creduto in questo Dio. Ha donato tutta la sua giovane vita a Dio padre di ogni uomo e di ogni donna, di ogni tempo destinatari della terra giardino: “crescete, moltiplicatevi custodite”. La terra giardino aperto ed accogliente. Ricco di frutti destinati a tutti. Gesù, lo sposo scelto da Rosalia, ha detto: “Così Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito. Il figlio unigenito che ci ha testimoniato fino alla morte che siamo tutti – tutti, figli amati da Dio”.
“La peste che infuriava Palermo nel 1624 colpiva tutti, buoni e cattivi, santi e peccatori, uomini e donne, cristiani e non cristiani, palermitane forestieri. In questi giorni del festino vi ricordo che ritorneranno tanti palermitani e siciliani devoti della Santuzza emigrati in altri paesi. È la festa che vede rientrare tanti nostri migranti di ieri e di oggi. Che sono accolti in altri paesi perché costretti ad andare via dalla nostra terra. Costretti non perché arriva qualcuno dal sud e dall’est e del mondo ad occuparci ma perché sono mancate e mancano vere politiche di attenzione ai veri problemi del nostro paese e della nostra isola. Mancano politiche che nascono dalle inquietudini vere della gente. Ci sono invece politiche fatte sulle paure volutamente indotte. Paure che appestano il cuore. Che lo inducono alle preclusioni. Che alzano muri. Che rendono indifferenti, dinanzi alle tragedie umane. Paure che ci fanno temere di 40 persone tirate fuori dalla morte da uomini e donne che custodiscono un cuore umano e che vengono invece tacciati di essere trafficanti di esseri umani e di terrorismo. Queste inquietudini vogliamo che abbiano voce, parola, soluzioni. Il vostro vescovo ha intercettato così, in ascolto della città e di questo momento storico, il tema dell’inquietudine proposto quest’anno dell’amministrazione cittadina e dagli organizzatori del Festino. Prendiamo parte a questa inquietudine, tutti! Affidiamo a Santa Rosalia i nostri cuori perché liberi da queste pesti e ci dia una santa inquietudine, spirito di resistenza per una cultura del bene comune, della convivenza pacifica, dell’accoglienza e della cura della vita umana, della dignità umana, di ogni essere umano”.