Omelia Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice
«Una voce! L’amato! Eccolo, viene saltando per i monti […]. “Alzati, amica mia, mia bella, e vieni presto! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso”» (Ct 2,8.13-14).
Queste parole del Cantico dei Cantici danno voce al desiderio dell’amata e dell’amato, alla ricerca spasmodica e all’incontro dell’amata con «l’amato del cuore». Parole poetiche ispirate da Dio. L’amore umano, vero, forte come la morte, immagine e sacramento dell’amore di Dio. Questo canto narra ciò che muove ogni ricercatore di Dio, ed è, pertanto, l’ermeneutica, la narrazione della motivazione della scelta di vita di Rosalia: il desiderio di Dio, dell’Amato. Essere abitati dall’Amore, collocarsi nell’Amore, appartenere a Dio e non separarsi mai da lui: «Lo strinsi fortemente e non lo lascerò» (Ct 3,4).
Rosalia è la colomba che in questa fenditura della roccia di Monte Pellegrino ha deciso di farsi amare dall’Amore, di donarsi totalmente a Cristo, all’Amato del cuore. Valgono anche per lei le parole autobiografiche dell’Apostolo Paolo ai Filippesi: «Per la sublimità della conoscenza di Cristo Gesù […]. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose» (Fil 3,8.9). Spesso, nell’ebraico biblico, il verbo “conoscere” è usato per esprimere l’idea di una relazione personale non solo tra esseri umani, ma anche con Dio. Quando la Bibbia afferma che Dio “conosce” le persone, si intende che Egli le ha scelte e si prende cura di loro in modo speciale. Il verbo yada, conoscere, utilizzato anche nel Cantico dei Cantici in riferimento ad una relazione umana – «fammi conoscere il tuo viso» (Ct 2,14) – si connota di significato di intimità profonda, compresa la relazione massima della comunione sponsale dei corpi. Ricordate: Maria A Nazareth all’angelo che annuncia la sua incomprensibile gravidanza risponde: «Come è possibile? Non conosco uomo» (Lc 1,34). Conoscere Dio, essere in lui, stare con Dio. Amare Dio. Camminare nel suo Volere. Avere una vita arricchita, fecondata e motivata dall’Amore di Dio.
Ma noi abbiamo il desiderio di Dio? E come avere il desiderio di Dio se stiamo scegliendo di vivere senza Dio? Anche noi che professiamo la fede, spesso viviamo senza Dio. Sempre più marginale e sconosciuto, veniamo travolti da una mentalità e da una cultura sostanzialmente indifferente nei confronti di Dio. Eppure, questo tempo, quanti idoli conosce. Quanta schiavitù idolatrica. L’idolo dell’orgoglio, dell’apparire, del possedere, dell’accumulare, del potere, della forza. L’idolo che ci bramare ma non desiderare. Gli idoli che portano il nome di ‘profitto’ e ‘potere’ raggelano e pietrificano il cuore; generano scarti umani, indifferenza e concorrenza spietata; fomentano guerre sempre più devastanti e disumane come sta accadendo a Gaza e in tante altre regioni della Terra; seminano false illusioni e violenza tra i nostri giovani sempre più in balia di alcol e droghe devastanti; seminano nelle famiglie disgregazione e nella città illegalità, ingiustizie, connivenze perniciose.
La vita cristiana è una vita abitata da Dio e dal suo amore che si riversa in ogni relazione, in ogni scelta, che impronta e dà una direzione e un fine all’intera vita umana. È desiderio, attesa e conoscenza di Cristo, dello Sposo, dell’Amato. Vegliare, attendere, custodire il desiderio dell’Amato, perché altro o altri non lo estromettano dai nostri cuori assopiti, appesantiti e illusi: «Arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa» (Lc 25,10).
Senza desiderio di Dio si spegne l’amore. Perdiamo la direzione. Ci disperiamo. Ci confondiamo. Senza conoscenza di Dio, sopraggiunge l’idolatria devastante. Narcisismo, egoismo, indifferenza.
Scrive l’Apostolo Giovanni: «Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui» (1Gv 4,7-9). In ogni vero gesto d’amore e di bene si rende presente l’amore di Dio. Quando gli uomini e le donne amano, quando scelgono di rinnegare l’egoismo e il proprio interesse, di donarsi facendo spazio gratuitamente agli altri, è l’Amore stesso di Dio che continua a fecondare la vita degli uomini, il travaglio della storia umana.
La missione di Rosalia a Palermo è questa: aiutarci a custodire il desiderio di Dio perché la nostra vita personale, familiare, civile, ecclesiale, politica sia mossa dall’amore. Senza amore non si mette su casa. Senza amore vicendevole non c’è comunità cristiana, tuttalpiù una stazione di servizi religiosi. Senza amore la città diventa una Babele. Senza amore non si sconfigge la mafia, non si afferma una cultura della legalità, della giustizia e della solidarietà. Senza amore non si riconosce la dignità inviolabile della persona umana e specialmente i piccoli e i fragili sono predati e scartati. Senza amore avanzano egoismo e odio. Regna la perniciosa peste del profitto, che devasta e sfrutta la Terra e le sue risorse, incurante delle future generazioni. La Casa comune, il mondo, si trasforma in campo di battaglia, la guerra l’unica via da percorrere, la pace una chimera per illusi.
Rosalia rendici capaci di rinnegare i falsi idoli che ci tentano e ci schiavizzano ogni giorno. Aiutaci a custodire in noi il desiderio di Dio e la fede in Gesù Cristo suo Figlio unigenito fattosi uomo come noi, morto e risorto per darci vita in abbondanza; a custodire l’amore di Dio effuso nei nostri cuori per mezzo dello spirito Santo nella nostra rinascita battesimale; ad essere sentinelle di speranza come te nella nostra Palermo e nel mondo che, particolarmente in questo tempo, ne ha un disperato bisogno. Continua a camminare con noi e per noi.