Un giornalista che “sognava per vocazione”. Nino Barraco è morto a Palermo all’età di 92 anni. Le radici di Lercara Friddi, gli studi dai Salesiani, la laurea in Giurisprudenza con il massimo dei voti e la lode, con la tesi sul “Rapporto tra il mondo giuridico e il mondo morale nel messaggio cristiano”. Giornalista dal 1953, un cammino professionale durato quasi settant’anni. Padre di quattro figli. Le esequie sono state celebrate nella chiesa di Regina Pacis dall’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice.
Note biografiche (di Filippo Passantino)
Nino Barraco è stato direttore responsabile di diverse riviste, a partire dalla testata “Voce cattolica”. Presidente regionale dell’Unione cattolica stampa italiana. Docente di Etica professionale all’Istituto superiore di giornalismo presso l’Università di Palermo. Componente dell’ufficio stampa dell’Assemblea regionale siciliana. Relatore in numerosi convegni, autore di pubblicazioni, di diversi contributi, di una particolare rubrica “La lettera”. Il suo primo articolo “Il venditore di noccioline”, apparso su “Voce cattolica”, il 10 febbraio 1952, suonava già come una provocazione cui seguirà una vasta, ininterrotta pubblicistica: dalle pagine di “Poesia, amore, santità” (1960) a “Sognare per vocazione” (ed. Compostampa, 2005) nel 50° di giornalismo. Portavoce di una “notizia risorta”, è stato un grande estimatore di don Tonino Bello e padre David Maria Turoldo, che lo ringraziò per la pubblicazione del libro “Ho incontrato mio padre”.
Una vocazione laica di fede, vertenza e contemplazione. Leonardo Sciascia definì Nino Barraco “uomo di pace”. Un vescovo, monsignor Giuseppe Petralia, che gli era stato maestro di giornalismo, “un mansueto ribelle”. Grande la stima nei suoi confronti da parte del cardinale Salvatore Pappalardo, di cui ha pubblicato discorsi e scritti. La sua professione vissuta per “collaborare alla speranza”. La sua una parola e una visione profetica. Intervenendo al Convegno ecclesiale di Palermo (28-30 dicembre 1976) disse: “La Chiesa di Palermo non vuole essere a guardia dei cimiteri: non vuole essere a guardia di una fede disincarnata dalla realtà storica, giacché la sua tenda è in mezzo agli uomini, dove gli uomini lottano, soffrono e sperano insieme. Non vuole essere a guardia delle situazioni di privilegio, di potere, degli interessi, giacché Essa per prima, pur essendo povera, intende fare, ogni momento, il suo severo esame di coscienza per radicarsi nel cuore degli uomini come altare, comunione e servizio”.
Nel 2015 il suo sguardo rivolto a Papa Francesco: “Grazie, Signore, per averci dato Papa Francesco, questa nuova Pentecoste della Chiesa, questo Papa piegato sui poveri e sulle loro ferite. Questo Papa che ci fa giurare sul futuro: ‘Lasciatevi sorprendere da Dio, abbiate il coraggio di essere felici!’”.