Messaggio per l’Avvento 2019 “Venne fra la sua gente” (Gv 1, 11)

IN QUESTO NUMERO

IN PRIMO PIANO

  • Messaggio per l’Avvento 2019 “Venne fra la sua gente” (Gv 1, 11)

NOTIZIE DIOCESIPA

  • Premio internazionale “Don Pino Puglisi”
  • Veglia di Avvento in Cattedrale
  • Avvento di fraternità: “Aggiungi un posto a tavola, Io e Tu Ospiti”

NOTIZIE DALLE PARROCCHIE E DALLE ASSOCIAZIONI

  • Scuola Teologica di Base celebra 40 anni di servizio alla Chiesa di Palermo
  • Una lapide per padre Giovan Battista Sidoti alla Biblioteca centrale
  • Raccolta pro Albania nella Parrocchia dell’Addaura
  • Giornata internazionale dei diritti delle persone disabili

AGENDA DEGLI APPUNTAMENTI

  • Presentazione del report 2019 della Fondazione Migrantes
  • Alla Facoltà teologica presentazione volume su Padre Sorge“
  • Sul Tgweb si parla del Patto di generazionalità a favore dei giovani siciliani

L’OPINIONE DI… Giovanni Calcara*

  • La colonna dell’Immacolata nel cuore della devozione popolare

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IN PRIMO PIANO

1. Messaggio per l’Avvento 2019 “Venne fra la sua gente” (Gv 1, 11)

In occasione della I Domenica d’Avvento, l’Arcivescovo, mons. Corrado Lorefice invia all’Arcidiocesi di Palermo il suo Messaggio.

“Carissime, Carissimi,

il tempo liturgico di Avvento che si apre davanti a noi viene rischiarato dalle parole del Vangelo di Giovanni: «Veniva nel mondo la Luce vera quella che illumina ogni uomo. […] Venne fra la sua gente» (Gv 1, 9.11).

È proprio vero quanto scrive Sant’Agostino: «Le Scritture, nella notte di questo secolo vengono accese per noi come lucerne, perché non rimaniamo nelle tenebre» (S. Agostino, Trattati su Giovanni, 35, 8-9). Il testo del prologo del IV Vangelo parla di noi ed è per noi. Siamo noi “la gente” visitata da questo Veniente, dal Figlio unigenito del Padre, il Verbo fattosi carne (sarx), sceso ad abitare in mezzo a noi (cfr 1Gv 1, 14); il bambino nato dalla vergine Maria a Betlemme e avvolto in fasce in una mangiatoia (cfr Lc 2,7); il cittadino di Nazareth residente nella casa comune che è il mondo. Un ‘ultimo’, un neonato precario, un perseguitato, un rifugiato, un artigiano, uno sfigurato (cfr Is 52, 14) in cui rifulge «la gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1, 14). Il crocifisso innocente avvolto in un lenzuolo e deposto nel sepolcro del Golgota (cfr Lc 23, 53), risorto e apparso a Cefa (cfr 1Cor 15,5). In lui abbiamo «conosciuto il Padre», e «quale grande amore ci ha dato il Padre» (1Gv 2,14. 3,1) Un Amore che ci precede, che sopraggiunge al di là di ogni possibile attesa, nella misura della makrothymia (guardare e sentire in grande: cfr 2Pt 3, 9; 1Tm 1, 16). Che si ‘svuota’ e si fa ‘ultimo’, che “ama per primo” (cfr Fil 2, 5-11; 1Gv 4,19).

«Il cristiano – ha scritto San J. H. Newman – è colui che attende il Cristo; che non attende vantaggi, distinzioni, poteri, piaceri o consolazioni, ma unicamente nostro Signor Gesù Cristo, il Salvatore» (Maturità cristiana, Milano 1956, 224). Spesso per molti “attesa” è sinonimo di passività e inerzia, di evasione e de-responsabilizzazione. In realtà il cristiano si lascia definire dalla relazione con il Cristo, che è venuto, che viene nell’oggi e che verrà nella gloria. “Attendere” indica una “tensione verso”, “un’attenzione rivolta a”, per cui l’attesa è un’azione, non chiusa nell’oggi, ma che opera sul futuro. E con la loro attesa operosa i cristiani affrettano la venuta del giorno del Signore (cfr 2Pt 3,12). La nuova creazione abitata e custodita dalla nuova umanità.

Avvento è il tempo che dilata e dà luce agli occhi del cuore. Che ci fa riconoscere nella vicenda della porta accanto, quella che si consuma nelle nostre famiglie, nei quartieri delle nostre città, lungo le strade del villaggio-mondo un rinnovato avvento, la continua venuta tra noi del Verbo fattosi carne. Avvento è il tempo che spalanca la porta della mia vita, la porta di casa mia. Il tempo in cui la mia umanità si dilata, attende, riconosce, accoglie, ricolma di amore. «Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: “Io amo Dio”, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello» (1Gv 4, 19-21).

L’Avvento – Carissime, Carissimi, – sprona alla conversione missionaria l’amata Chiesa palermitana. Se mettiamo al centro delle nostre comunità cristiane le Scritture e la luce di vita che emanano, se ripartiamo dalla narrazione dell’amore di Dio che ci ha fatto il Bambino di Betlemme, saremo capaci di testimoniare con audacia e creatività questa logica intrinseca di Dio. “Primeggiamo” («primerear, prendere l’iniziativa», come ci ricorda papa Francesco in Evangelii Gaudium, 24) nel riconoscere la venuta del Signore negli scarti di questa società e nel proclamare: “prima gli ultimi”. Gesù continua a venire. Vuole essere atteso, riconosciuto, accolto.

Ci vogliono comunità cristiane che ricordano a tutti: “prima gli ultimi”, perché hanno realmente conosciuto Colui che «ci ha amati per primo» (1Gv 1, 19). Comunità che attendono l’avvento definitivo di Cristo Signore, riconoscendo la sua continua venuta nella carne degli ultimi, dei precari, dei disorientati nella mente e nello spirito, dei perseguitati, dei rifugiati, dei carcerati, degli ammalati, dei profughi, dei dimenticati. «Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di Dio?» (1Gv 3, 17).

“Per primi”: in questo dovremmo gareggiare ad essere primi nel riconoscere l’altro. Questa è la logica di Dio, – il Dio che ci ha narrato Gesù – la logica di chi per primo viene incontro e dona uno sguardo. Che gioca in anticipo, non emerge in potenza ma nel raggiungere l’altro. Per primi, per primo, mettere l’altro sempre prima. Oggi l’Occidente sta fallendo su questo. Abbiamo acquisito il concetto di persona e di libertà, ma rischiamo di tradire questi stessi alti e fondamentali valori umani perché stiamo offuscando quello di responsabilità, di cura dell’altro. Sempre per primi, non per ‘primati umani’ ma per andare incontro all’altro. Prima sempre l’altro, gareggiamo nel ‘primeggiare’, nel prendere l’iniziativa. Solo questo è bello e buono. Chi o quanti vogliono primeggiare per spirito di autoreferenzialità e di predazione, di concorrenza e di brama di potere, per paura del diverso e per mettersi al sicuro contribuiscono a un mondo di infelicità e di tristezza, di scarti umani e di morte, di indifferenza e sospetto, di muri e di odi, di violenza e di sfruttamento. Signore, tu «hai mandato a noi la luce vera, che guida tutti gli uomini alla salvezza», in questo tempo di Avvento «donaci la forza del tuo Spirito perché possiamo preparare davanti al Figlio tuo la via della giustizia e della pace» (Dalla Liturgia delle Ore). A tutti giunga il mio abbraccio benedicente”.

NOTIZIE DIOCESIPA

1. Premio internazionale “Don Pino Puglisi”

I ragazzi e i loro sogni nel cassetto, desideri difficili da realizzare e per i quali spesso sono costretti a lasciare la loro terra. La XV edizione del “Premio Internazionale Beato Padre Pino Puglisi” è dedicata proprio a loro: “ai giovani costretti a migrare”.

Il progetto, ideato originariamente da padre Antonio Garau con l’associazione “Giovani 2017 -3P” presieduta da Gemma Ocello, è cresciuto con l’attenzione per i temi legati alla pace, alla legalità, e soprattutto ai bambini e ai giovani. “Abbiamo deciso di dedicare il premio ai ragazzi che emigrano – dicono padre Garau e Gemma Ocello – perché siamo sicuri che oggi padre Puglisi avrebbe maggiore attenzione per l’importante problema dell’emigrazione di quei giovani costretti ad andare fuori per motivi di studio e di lavoro, creandosi una vita in altre parti del mondo perché la loro terra li ha rifiutati”.

Il Premio è organizzato dall’Arcidiocesi, in collaborazione con l’associazione “Giovani 2017 – 3P”. Dallo scorso anno, infatti, è l’arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice, a presiedere la giuria del premio: “Il Beato don Pino Puglisi ha testimoniato il volto di un Vangelo che si incarna e guarda con simpatia e amicizia gli uomini e le donne – afferma Lorefice – Un Vangelo che intercetta tutto quello che c’è di buono e di vero negli uomini. Don Pino è testimone di un Vangelo che riesce a cambiare e a trasfigurare gli uomini, la sua è stata una vita che ha detto in tutto e per tutto che è possibile cambiare rotta”.

La serata con la consegna dei riconoscimenti, presentata dal vice direttore della Tgr Roberto Gueli e dalla giornalista Alessandra Turrisi, si svolgerà domenica 1 dicembre 2019, dalle ore 21, al teatro Politeama di Palermo.

Saranno premiati in sette, fra quanti si sono spesi a favore dei più deboli in attività sociali e di beneficenza: l’attrice Laura Efrikian, il prete Mattia Ferrari, il giornalista Domenico Iannacone, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, il chirurgo Gloria Pelizzo, il mental coach Massimilano Sechi, il cardinale Ernest Simoni.

Anche quest’anno la direzione artistica e di produzione è affidata a Francesco Panasci di Panastudio Gruppo Editoriale, che ha contribuito a rendere questo appuntamento annuale più appetibile dal punto di vista, artistico, di produzione e di immagine, anche grazie al coinvolgimento di personalità del mondo dello spettacolo, della musica, dell’arte e della cultura.

Gli ospiti che intratterranno il pubblico del teatro Politeama saranno: l’attore Salvo Piparo che si esibirà con un brano dedicato a padre Pino Puglisi e la cantante Alessandra Salerno accompagnata dalla BYJO (Brass Young Jazz Orchestra) diretta dal Maestro Domenico Riina.

Grazie alla diretta streaming sulla pagina https://www.facebook.com/premiopadrepinopuglisi/ sarà possibile seguire l’evento con qualsiasi strumento mediatico e senza limiti territoriali.

2. Veglia di Avvento in Cattedrale

Sabato 30 novembre 2019, alle ore 21 si svolgerà la Veglia di Avvento diocesana. L’incontro di preghiera che si svolgerà in Cattedrale, sarà presieduto, come di consueto dall’Arcivescovo, mons. Corrado Lorefice.

3. Avvento di fraternità: “Aggiungi un posto a tavola, Io e Tu Ospiti”

La Caritas diocesana in occasione dell’Avvento di fraternità, sollecitata dall’Arcivescovo, mons. Corrado Lorefice, lancia la campagna “Aggiungi un posto a tavola, Io e Tu Ospiti”. L’iniziativa è stata presentata dal vice direttore, don Sergio Ciresi, in occasione della “Giornata mondiale dei poveri” che è stata celebrata domenica scorsa presso la Missione Speranza e carità alla Cittadella del povero di via Decollati a Palermo. Lo stesso Arcivescovo, nel corso della celebrazione di domenica scorsa ha fatto sapere che nella sua famiglia, i suoi genitori erano soliti accogliere le persone bisognose in casa. “Non era una cosa straordinaria – ha detto Lorefice – perché era normale come cristiani agire in questo modo”.

La proposta sarà possibile metterla in atto grazie alla feconda sinergia tra la Caritas Diocesana e le varie realtà, soprattutto parrocchiali che a vario titolo si spendono per gli ultimi.

“Con questa iniziativa che desideriamo diventi una consuetudine per la nostra Comunità diocesana – spiega don Ciresi – le famiglie e le comunità parrocchiali potranno condividere, non solo un pasto, ma anche un cammino di prossimità quale segno di una Comunità che sa’ accogliere.

NOTIZIE DALLE PARROCCHIE E DALLE ASSOCIAZIONI

1. Scuola Teologica di Base celebra 40 anni di servizio alla Chiesa di Palermo

Per celebrare i 40 anni di servizio alla Chiesa di Palermo, la Scuola Teologica di Base “San Luca Evangelista”, diretta da don Salvo Priola, e l’associazione Socioculturale “KK Onlus” organizzano una serie di eventi celebrativi e formativi aperti a tutti.

Il primo incontro si svolgerà mercoledì 4 dicembre 2019, alle ore 16, presso l’Aula Magna della Facoltà teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista” di Palermo dove interverrà Frédéric Manns, francescano, presbitero e biblista francese, professore di “Ermeneutica e Storia dell’esegesi ebraica” presso la Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia di Gerusalemme (Studium Biblicum Franciscanum). Si tratta di uno dei massimi esperti del rapporto tra giudaismo e cristianesimo nei primi secoli che ha pubblicato molti saggi e studi esegetici tradotti in varie lingue. Frédéric Manns terrà una relazione su “il Servo di Yhwh e la figlia di Sion nel Vangelo dell’Infanzia di Luca”.

Questi gli altri appuntamenti:

18 dicembre 2019

Ore 18.30 – Servizio alla mensa della Caritas di Palermo;

15 gennaio 2020

Ore 16 – Aula Magna della Facoltà teologica di Sicilia – “Ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Pt 25,36) – Relatore don Marco Pozza, cappellano del carcere Due Palazzi di Padova. “Quando la scuola entra in carcere” – a cura della prof. Maria Lo Presti;

18 marzo 2020

Ore 16 – Aula Magna Facoltà teologica di Sicilia – “Paolo ad Atene” (At 17,16-34) – Riflessioni sulle vicende della Parola, allora come oggi – Relatore don Romano Penna, Pontificio Istituto biblico Roma;

8 maggio 2020

Ore 17 – Atrio della Facoltà Teologica di Sicilia – Concerto polifonico “Regina Pacis” del coro di Altavilla Milicia, diretto dal maestro Enzo Marino. Inaugurazione della mostra fotografica;

18 ottobre 2020

Ore 15.30 – Festa di San Luca al Centro “Gesù liberatore” via al Fondo Margifaraci, 26 Palermo.

2. Una lapide per padre Giovan Battista Sidoti alla Biblioteca centrale

Sabato 30 novembre 2019, alle ore 17, il sindaco Leoluca Orlando, scoprirà una lapide bilingue (italiano e giapponese), intitolata a padre Giovanni Battista Sidoti, nella della Biblioteca centrale della Regione Siciliana, un tempo Collegio Massimo dei Gesuiti, dove il missionario che si spinse fino in Giappone per diffondere il Vangelo, si laureò in Sacra teologia.

Saranno presenti l’Arcivescovo mons. Corrado Lorefice e il postulatore della causa di beatificazione, don Mario Torcivia. “Sono contento che il sindaco abbia voluto dare un segno concreto – afferma don Torcivia – per ricordare a tutti la presenza di Sidoti in Giappone. Attraverso questa lapide sarà ricordata questa bellissima figura di testimonianza cristiana”.

3. Raccolta pro Albania nella Parrocchia dell’Addaura

Il parroco della Parrocchia Maria Santissima dell’Addaura, don Fabrizio Fiorentino, promuove una raccolta di coperte e indumenti caldi da portare in Albania alla tendopoli dei terremotati di Thumane.

“Prego quanti hanno la possibilità di mobilitarsi tempestivamente anche coinvolgendo i familiari e i propri contatti – dice don Fiorentino – affinché si possa mettere insieme questo carico da portare a destinazione nel più breve tempo possibile. Raccoglieremo questo sabato pomeriggio e domenica mattina presso la parrocchia dell’Addaura. Non è necessario essere credenti nè estimatori della chiesa, solo essere umani. Chi non potesse partecipare alla raccolta può fare una piccola donazione per le spese di viaggio. Grazie di cuore”.

4. Giornata internazionale dei diritti delle persone disabili

Martedì 3 dicembre 2019, si celebra la Giornata internazionale dei diritti delle persone disabili, proclamata nel 1981 dall’ONU per promuovere i diritti, il benessere e l’inclusione delle persone con disabilità. “Quest’anno vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica con qualcosa di nuovo, mai fatta in Italia, – afferma Rosa Foti, responsabile del Servizio disabili dell’Arcidiocesi di Palermo – torniamo in piazza ma semplicemente con un po’ di autoironia. Al contempo però vogliamo “toglierci” le maschere che negli anni abbiamo indossato anche per vergogna delle nostre condizioni. Adesso non possiamo, non vogliamo più restare in disparte e autodeterminarci. Siamo uomini e donne e ci auto rappresentiamo”.

Il flash mob avrà luogo in piazza Verdi (fronte teatro Massimo) a Palermo alle ore 17.30. I partecipanti ripeteranno: “Ci sono anch’io”, poi sulle note della canzone di Giorgia “Credo”, affermeranno “… crediamo nelle lacrime che sciolgono le maschere”.

AGENDA DEGLI APPUNTAMENTI

1. Presentazione del report 2019 della Fondazione Migrantes

Promuovere e mantenere alta l’attenzione su un diritto, quello alla protezione internazionale, che oggi sembra sempre più sotto attacco in Europa e in Italia. È l’obiettivo del Rapporto che, per il terzo anno consecutivo, la Fondazione Migrantes dedica al mondo del richiedenti asilo e rifugiati.

Il testo, dal titolo Il diritto d’asilo. Report 2019: non si tratta solo di migranti. L’Italia che resiste. L’Italia che accoglie (a cura di M. Molfetta e C. Marchetti, Editrice Tau 2019, pp. 270), sarà presentato a Modena nell’ambito del Festival della Migrazione (www.festivalmigrazione.world) venerdì 29 novembre alle 9.00 nell’aula magna “G. Dossetti” del Dipartimento di Giurisprudenza UNI.MO.RE di via S. Geminiano 3. Alle 15.00 si svolgeranno invece tre workshops sui temi principali del volume.

Sono circa 81.000 i migranti e rifugiati arrivati in Europa attraverso il Mediterraneo da gennaio a ottobre 2019 (dati provvisori; con gli arrivi via terra in Grecia e in territorio spagnolo il totale è di 98.000 persone). Si tratta di un dato in diminuzione, a seguito dell’accordo “UE-Turchia” del 2016 e del memorandum Italia-Libia del 2017. In diminuzione anche il numero assoluto dei mor-ti/dispersi, con un aumento però dell’incidenza rispetto agli arrivi, in particolare nel Mediterraneo centrale: da 1 ogni 40 del 2016 a 1 ogni 18 nel 2019.

Nonostante ripetute dichiarazioni circa nuove ondate di sbarchi, l’anno sembra avviato a concludersi con un totale di arrivi in Italia di migranti e rifugiati via mare ai livelli minimi: 9.648 quelli registrati a fine ottobre (-56% rispetto allo stesso periodo 2018, nel quadro di un trend di drastica riduzione iniziato nel 2017). In forte calo nel 2019 anche i richiedenti asilo registrati: 26.997 alla fine di settembre (dato provvisorio, contro i 43.965 dello stesso periodo del 2018), provenienti da Pakistan, Nigeria, Bangladesh, El Salvador, Perù, Ucraina, Marocco, Senegal, Albania e Venezuela.

Consistente il numero di coloro che sono arrivati in Friuli-Venezia Giulia dalla tormentata “rotta” balcanica via terra: 5.526 fra il 1° gennaio e il 15 settembre.

Riguardo alle domande d’asilo, nel 2018 le Commissioni territoriali italiane hanno riconosciuto uno dei tre benefici di protezione (status di rifugiato, protezione sussidiaria e protezione umanitaria) a poco più di 31 mila persone, contro le 34 mila circa del 2017 e le quasi 37 mila del 2016. Il dato parziale per il 2019 (che ha registrato la quasi-scomparsa della protezione umanitaria) è pari a 14.000. Su circa 72.500 domande esaminate nell’anno, quelle respinte sono state l’80%, l’11% le concessioni dello status di rifugiato, il 7% della protezione sussidiaria e appena l’1,5% della protezione umanitaria.

Fra i 71.000 nuovi immigrati caduti in situazione di irregolarità in Italia fra giugno 2018 e giugno 2019, sono 18.000 i casi attribuibili al Decreto Sicurezza. A giugno 2019 il numero degli irregolari presenti in Italia è stimabile dunque in 620.000 persone.

“La sfida delle migrazioni oggi non riguarda solo l’accoglienza, ma la capacità di costruire un Paese dove le diversità, la presenza di persone di paesi, culture e religioni diverse, sappiano comporsi in una realtà più ricca”, ricorda don Giovanni De Robertis, Direttore Generale della Fondazione Migrantes della Cei, sottolineando che “per troppo tempo forse abbiamo pensato che fosse sufficiente salvare chi annegava (e purtroppo invece continua ad annegare nell’indifferenza di tanti) e portarlo in qualche porto italiano”. Questo, rileva, “è solo il primo passo” in quanto, come ribadisce papa Francesco, è necessario anche “proteggere, promuovere, integrare”. “Senza queste azioni – conclude il Direttore Migrantes – non c’è neanche vera accoglienza”.

Per informazioni sul volume: Fondazione Migrantes – Roma – tel. 06.6617901 – e-mail: segreteria@migrantes.it – Tau Editrice – Todi (PG) – tel. 075.8980433 – e-mail: info@editricetau.com

2. Alla Facoltà teologica presentazione volume su Padre Sorge

Martedì 3 dicembre 2019, alle ore 16.30, nell’aula Magna della Facoltà teologica di Sicilia, sarà presentato il volume: “Bartolomeo Sorge, i sogni e i segni di un cammino” con il contributo di Maria Concetta De Magistris. Introduce e modera Vitangelo Carlo Maria Denora s.j. direttore dell’Istituto Gonzaga di Palermo. Intervengono Massimo Naro, docente presso la Facoltà teologica di Sicilia e Pino Toro, Rivista Poliedro. Presenti l’arcivescovo, mons. Corrado Lorefice, gli autori e il curatore Nicola Alessi, direttore “Le Chateau” edizioni.

3. Sul Tgweb si parla del Patto di generazionalità a favore dei giovani siciliani

Il Patto di generazionalità a favore dei giovani siciliani proposto dal movimento “Valigie di cartone”, in Avvento parte l’iniziativa della Caritas “Aggiungi un posto a tavola, IO e TU Ospiti” e la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Sono alcuni dei servizi che questa settimana, propone il Tgweb dell’Arcidiocesi di Palermo, il magazine, ideato e realizzato dall’Ufficio per le Comunicazioni Sociali, con la collaborazione dei Servizi informatici che viene postato il sabato sulla pagina Facebook dell’Arcidiocesi e sul sito dell’Arcidiocesi.

Info: https://www.youtube.com/user/tgwebdiocesipa

L’OPINIONE DI… Giovanni Calcara*

1. La colonna dell’Immacolata nel cuore della devozione popolare

Come sappiamo l’8 dicembre 1854 il papa Pio IX proclamò con la costituzione apostolica Ineffabilis Deus il dogma sull’Immacolata Concezione della Vergine Maria: “… la beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua Concezione per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale, è stata rivelata da Dio e perciò si deve credere fermamente e inviolabilmente da tutti i fedeli”. I toni della discussione non sempre furono pacifici tra gli immacolatisti e i macolisti, ma un recente lavoro di padre Stefano M. Cecchin ofm (Maria Immacolata – Il dogma dell’amicizia con Dio, 2011) ci permette di chiarire alcuni aspetti importanti come il fatto che la pubblicazione del frate domenicano siciliano Mariano Spada del 1839 Esame critico sulla dottrina dell’angelico dottore S. Tommaso d’Aquino circa il peccato originale relativamente alla Beatissima Vergine Maria dimostrava  che la dottrina del Dottore Angelico non era affatto in contrasto  con la Concezione Immacolata di Maria. Questo testo risolse il problema di tutti coloro che avevano lo scrupolo che accettando l’Immacolata Concezione si andava contro la dottrina di san Tommaso d’Aquino.

Ma la fede come sappiamo, precede alle volte, le prese di posizione ufficiali della Chiesa perché i credenti godono del dono dello Spirito Santo che permette loro di professare la fede con quel sensus fidei che, supera ostacoli di ogni genere. Così avvenne nel caso che vi apprestiamo a raccontare.

Infatti, ci piace segnalare la storia del monumento che i Domenicani innalzarono all’Immacolata dinanzi alla loro chiesa in Palermo tra il 1724 e il 1726. Ancora esistente risulterebbe il più antico al mondo, almeno per le notizie in nostro possesso, così da costituire un unicum che a diverso titolo, artistico, culturale e spirituale merita di essere conosciuto (cfr. nostro articolo, Osservatore Romano 26 novembre 2004, pag. 6).

Provvidenziale risultò l’intraprendenza del domenicano padre Tommaso Maria Napoli (Palermo 1659-1725). Egli seppe coniugare da una parte il desiderio dell’Imperatore d’Austria e re di Sicilia Carlo VI, di realizzare un nuovo monumento all’Immacolata, dopo la distruzione durante una rivolta, di quello di Barcellona, da lui fatto costruire mentre era Re di Spagna (1703-1711) in riconoscenza  per la vittoria sul rivale Filippo V, e dall’altra parte il vivo desiderio dei Domenicani di dare degna sistemazione architettonica alla facciata della loro monumentale chiesa (assieme a quella dei Benedettini di Catania, la  più grande della Sicilia), che proprio in quel periodo stava per essere ultimata. Così si esprimeva lealtà al sovrano, riparando all’oltraggio da lui subito, e domandando che il nuovo monumento sorgesse davanti alla loro chiesa, si chiedeva altresì una piazza, che al momento non esisteva.

Leggiamo infatti negli Annali del Convento San Domenico di Palermo del padre L. Olivier che “il padre Napoli fu uno dei figli più amorevoli di questo Reale Convento San Domenico di Palermo, religioso di vita esemplare e particolare devoto di Maria SS.ma Madre di Dio, ed era a tal segno infiammato verso la SS. Vergine Maria che qualora ne parlava non poteva trattenere le lacrime (…). Con la dovuta licenza dei superiori si partì da Palermo, e si portò in Vienna, là dove presentandosi a Sua Cesarea Maestà con un supplichevole Memoriale, nel quale espresso la necessità che aveva la nostra chiesa di S. Domenico di avere un decente Piano e che nell’istesso tempo sapendo che Sua Cesarea Maestà doveva alzare una Statua a Maria SS.ma sotto il titolo della Concezione, perciò si era personalmente presentato a Vienna per ottenere a favore del nostro Convento una tal grazia”.

Il risultato fu positivo, anzi brillante, sotto un duplice aspetto: si ottenne la bonifica dell’intera zona esistente nelle adiacenze della chiesa di San Domenico, che a ridosso dell’area del porto era occupata da fondachi, taverne e… lupanari; mentre i Domenicani potevano affermare la loro fede e devozione verso la Vergine Immacolata.

Accolta la supplica del padre Napoli, l’Imperatore inviò un Dispaccio, con il quale ordinava ai Ministri dei Beni Patrimoniali di far demolire le case di fronte alla facciata della chiesa di San Domenico e di erigere una statua in bronzo alla Vergine Immacolata sopra una colonna. A quel che pare, tuttavia, le finanze del Real Patrimonio era esauste e i Ministri si affrettarono a comunicare al padre Napoli che l’ordine dell’Imperatore, per il momento, non poteva essere realizzato per mancanza di fondi. L’intraprendente domenicano non si fece certo intimorire. Ritornò a Vienna e rinnovò all’Imperatore la richiesta d’un suo diretto intervento che si concretizzò con un altro Dispaccio, questa volta dai toni molto decisi. Al suo ritorno a Palermo i funzionari del Real Patrimonio, quasi per incanto, trovarono i soldi necessari e procedettero all’esecuzione di quanto ordinato da Carlo VI. Lo stesso padre Napoli ne tracciò il progetto e l’8 Dicembre 1724, fu posta solennemente la prima pietra alla presenza del Vicerè don Gioacchino Fernandez Portocamero e di tutto il Senato palermitano. Nella fossa fu calata anche una medaglia coniata appositamente, recante da un lato l’effigie dell’Imperatore e sull’altro la Colonna dell’Immacolata con l’iscrizione dettata dal magistrato messinese Giacomo Longo: “Sacrum Immaculatae Virginis Trophaeum, exturbatum Barchinone, ex Caroli VI Imperatoris voto Panormi resurgit anno 1724”. Morto il padre Napoli nel 1725, l’opera fu proseguita da don Giovanni Amico, canonico trapanese, e fu inagurata il 27 ottobre 1726.

Ecco una descrizione dell’importante monumento che, poggia su un’ampia gradinata che si snoda a croce greca, come un fiore in omaggio alla Vergine Maria. Sul ripiano, a opposti angoli, tra grossi candelabri bronzei, quattro arcangeli su piedistallo: Michele scolpito da Vincenzo Vitaliano, Gabriele da Giacomo Vitaliano, Raffaele da Giuseppe Marino e Uriele da Giovan Battista Ragusa. Al centro il piedistallo con gli spigoli ornati alternativamente da aquile e leoni, stemmi gentilizi e vari epigrafi sulle quattro facciate. Sulla base della colonna furono, in origine collocate le statue bronzee di Carlo VI e di sua moglie Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbuttel. Cambiato regime, nel 1750 furono sostituite da quelle di Carlo III di Borbone e di sua moglie Maria Amalia di Sassonia. A sua volta la rivoluzione del 1848, che a San Domenico riunì il suo Parlamento, le scalzò e ne fece cannoni. Solo nel 1954, per iniziativa del card. Ernesto Ruffini, furono collocate quelle di Pio IX e Pio XII, a firma di Filippo Sgarlata. La colonna monolitica di marmo biglio è alta 9,10 metri e sorregge la statua bronzea dell’Immacolata, modellata da Gian Battista Ragusa. L’immagine è rivolta verso la chiesa e resta inquadrata perfettamente, così come vollero i Domenicani facendo abbassare la colonna, dentro la grande finestra sul portale d’ingresso, per risultare visibile a chi celebrava l’Eucaristia all’altare maggiore. Sempre nel 1954 fu introdotto anche a Palermo l’omaggio floreale, detto l’infiorata, come a Roma.

Questa è la storia, mentre la legenda metropolitana vuole la colonna costruita dai francescani che a sfregio e sfida ai domenicani la costruirono di fronte alla loro chiesa, con l’immagine dell’Immacolata rivolta verso di essa a perenne monito della verità di fede da loro professata.  Ma siamo sicuri che dall’alto la Vergine Maria tutti ama e tutti accoglie sotto il suo manto di madre.

* Padre Domenicano