“I Magi seguono una stella, sono disposti a tutto pur di arrivare dove la luce li condurrà. Ma giunti nel luogo in cui è nato Gesù, dopo averlo adorato, vengono avvertiti in sogno di non tornare da Erode, che avrebbe voluto uccidere quel bambino, e decidono di fare ritorno nel loro paese attraverso un’altra strada”. Lo ha detto mons. Corrado Lorefice nel corso del Pontificale dell’Epifania in Cattedrale. L’Arcivescovo ha poi aggiunto: “Quegli uomini venuti dall’Oriente distruggono i piani di un re potente, Erode, anche noi boicottiamo tutti i progetti di male e di paura dei potenti di questo mondo”.
È la messa dei popoli, piena di giovani, famiglie, bambini appartenenti a molte etnie diverse, abbigliati a festa secondo le proprie tradizioni, felici di esprimere con danze, canti, fiori e decorazioni il proprio modo di vivere la fede in Cristo, organizzata come ogni anno dall’ufficio Migrantes, guidato da padre Sergio Natoli e Mario Affronti, e animata dal coro “Arcobaleno dei popoli”.
“Siamo tutti nella stessa barca, tutti siamo membra vive della medesima “famiglia umana” – sottolineano padre Sergio Natoli e Mario Affronti – Interessarci dei migranti è interessarci di noi stessi perché viviamo tutti sulla medesima terra. La presenza dei migranti e dei rifugiati è un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza cristiana e della nostra umanità”.
Per l’occasione il portone di bronzo principale è rivestito di teli dorati, quelle coperte termiche in cui vengono avvolti uomini, donne e bambini salvati dal mare e che “Eldorato – Nascita di una nazione”, il progetto di arte contemporanea ideato da Giovanni de Gara e dedicato al tema delle migrazioni e dell’accoglienza, ha portato in giro per l’Italia. “Molto provvidenzialmente il portone nella nostra Cattedrale oggi rifulge di luce, diventa attraverso questo è segno quello che deve essere e sarà sempre la Chiesa – afferma monsignor Lorefice – Oggi questa Cattedrale mostra in modo vivente e plastico che le genti sono chiamate in Cristo Gesù a formare lo stesso corpo per mezzo del Vangelo”. Il progetto “Eldorato”, il cui lungo viaggio ha preso il via nel giugno del 2018 dalle porte dell’Abbazia fiorentina di San Miniato al Monte, torna a Palermo dopo aver fatto tappa sulle porte di sessanta chiese cattoliche, valdesi, metodiste e luterane e di alcuni luoghi comunitari simbolici come il Maschio Angioino (sede del Comune di Napoli), il carcere di Venezia e l’Aula Magna dell’Università di Bologna.
L’Arcivescovo poi invita a non rimanere ripiegati e prostrati, “dobbiamo rivestirci di luce. Noi non possiamo che avere il cuore dilatato – dice – un cuore allargato trova sempre spazio, non vedrà mai come impoverimento la ricchezza che viene come volto umano, come vicenda umana, come attesa, come travaglio, come sofferenza, desiderio di bene, di pace. L’altro sono io stesso, anzi è il volto che Dio stesso ha assunto nel momento in cui il verbo si è fatto carne”.