L’OPINIONE DI… Giovanni Di Cara*
La tarda età è il coronamento delle tappe della vita. Porta il raccolto di ciò che è stato compiuto e iniziato, di tutto ciò che è stato sofferto e sopportato.
E, come nel finale di una grande sinfonia, tornano i temi dominanti della vita, in una potente sintesi sonora. Questa risonanza finale conferisce saggezza.
La saggezza dà una distanza, ma non un distacco dal mondo: essa permette all’uomo di elevarsi al di sopra delle cose senza sminuirle e di osservare la realtà con gli occhi ed il cuore di Dio. Ci sprona a dire sì a Dio, ai nostri limiti, al nostro passato con le sue illusioni, le sue manchevolezze ed i suoi peccati. “In voi si vede chiaramente che il senso della vita non può consistere unicamente nel guadagnare e spendere denaro, ma che in ogni azione esteriore deve maturare qualcosa di interiore e in ogni realtà temporale qualcosa di eterno “ (S. Giovanni Paolo II)
A tanto, va aggiunto che la capacità di vivere la solitudine come un centro interiore da cui il soggetto prende forza e determinazione, come un trampolino che permetta uno slancio di tutto l’essere, è una ricchezza per l’individuo come per la società tutta.
L’anziano è in grado di trasformare la sua solitudine in un tesoro di umanità: egli è solo, certamente, ma può ritrovare un’armonia interiore accettando di rinunciare ai legami sociali passati e impegnandosi in altro modo, con il cuore.
La tarda età può essere, quindi, provvidenziale per il compimento della persona umana. Mentre la vita, da giovane, era trascorsa rincorrendo i giorni e gli anni, il pensionamento può rivelarsi come una possibilità per prendere un po’ di distanza nei confronti del tempo passato, ponderarlo e trarne principi di saggezza.
La solitudine resta un dato di fatto, ma una volta accettata, contribuisce a far sgorgare, nella persona che l’accoglie, la linfa di una vita basata su altri valori, diversi dalla fretta e dal guadagno.
In questo modo essa diventa paragonabile alla solitudine di Gesù che si ritira nel deserto per pregare da solo, simile alla solitudine di coloro che si guardano dentro con chiarezza, per una verifica ed una auspicabile revisione della propria vita: il momento che viviamo nell’attuale periodo di “quarantena” ci è ancor più favorevole. Intanto, noi anziani continuiamo a pregare perché possa passare presto. –
* Responsabile del Servizio della Pastorale Anziani dell’Arcidiocesi di Palermo