3 settembre 2025 CS –74/25

Global Sumud Flottilla Conferenza Stampa presso il Senato della Repubblica Sala Caduti di Nassirya, 3 settembre 2025 – Intervento Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice

Global Sumud Flottilla

Conferenza Stampa presso il Senato della Repubblica

Sala Caduti di Nassirya, 3 settembre 2025

 

Intervento Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice

 

 

Alla vigilia della partenza della Global Sumud Flotilla, trovandomi nell’impossibilità di intervenire direttamente alla Conferenza stampa, vista la coincidenza con le celebrazioni dell’anniversario della morte del Prefetto C. A. Dalla Chiesa qui a Palermo, sento la necessità di rendermi presente con un messaggio.

Quel che sta accadendo a Gaza in questi giorni è solo uno degli episodi di violenza, di guerra, di distruzione, di cancellazione dei volti e dei corpi dei poveri, che funestano il mondo contemporaneo. Si tratta di quella «terza guerra mondiale a pezzi» di cui parlava profeticamente Papa Francesco. In Sudan, in Congo, in Yemen, in Afghanistan e in tanti altri teatri si stanno consumando vicende dolorosissime e spesso misconosciute o poco considerate.

Eppure non possiamo nasconderci l’enorme valore simbolico di Gaza: per l’annosità del conflitto, per le sue radici antiche e recenti, per il livello d’odio, per il ruolo di Israele all’interno dell’Occidente. La condanna dell’attentato del 7 ottobre è stata unanime, così come il mio, il nostro rifiuto di ogni forma di antisemitismo. Oggi però siamo di fronte a qualcosa di diverso. L’estrema destra della politica israeliana, che non rappresenta in alcun modo la totalità dei cittadini di Israele, ha trasformato la reazione all’attentato in un progetto dichiarato di genocidio e di deportazione della popolazione palestinese. Progetto che ha come obiettivo ultimo la fine di ogni possibilità di costruzione di uno Stato di Palestina, grazie anche alle gravissime violazioni del diritto internazionale in corso ormai da anni in Cisgiordania.

Di fronte a tutto questo io credo che siamo chiamati a reagire, non come esponenti di un partito o tifosi di una squadra, ma come donne e uomini che vogliono rimanere fedeli al senso dell’umano. E’ l’umanità a essere in gioco simbolicamente a Gaza. Quell’umanità che pare progressivamente sparire dall’orizzonte della politica contemporanea, dominata dalle derive nazionalistiche, dalla competizione spietata, dalla guerra ai poveri e ai migranti, dal rifiuto dell’altro. Sembrano essere questi oggi i principi dell’azione politica, esibiti senza vergogna, sbandierati come valori.

Ecco, in nome del Vangelo a cui è ispirata la vita di tanti credenti sparsi per il mondo, in nome del Vangelo della pace a cui costantemente ci richiama Papa Leone XIV, sento e sentiamo il dovere di dire di no a tutto questo, e di porre segni alternativi di disperata speranza. La Global Sumud Flotilla è uno di questi segni.

Sono convinto infatti che l’unica via umana ed evangelica per contrastare la guerra in maniera nonviolenta sia l’interposizione, sia cioè lo schieramento di corpi inermi sul fronte dei belligeranti, corpi viventi e disarmati che pongono la loro presenza quale principio e pensiero di un mondo nuovo. Ringrazio di cuore tutti coloro che stanno rendendo possibile e che stanno scommettendo sé stessi in un’azione che ai miei occhi richiama ovviamente le grandi marce nonviolente del Mahatma Gandhi e di Martin Luther King. Ne sono toccato e commosso. Alle orecchie della nostra coscienza umana e cristiana risuonano ancora le penetranti parole di don Tonino Bello nell’andare a Sarajevo: «La pace va osata».

E straordinariamente eloquente il segno di pace e di solidarietà posto da questa audace rotta. Insieme a quanti prenderanno il largo, diciamo ‘no’ alla guerra e al genocidio, diciamo ‘sì’ alla vita e alla pace per tutti, e in primo luogo per il popolo di Palestina, assoggettato a una sofferenza atroce e totalmente ingiustificata.

Permettetemi di concludere dicendo che il gesto della Sumud Flotilla è anche un segno di amicizia verso tutti i fratelli e le sorelle ebrei. Contro il suicidio di Israele voluto dal suo governo, contro la loro volontà di rendere il futuro di Israele un deserto di odio e di violenza — poiché di questo si tratta —, noi da domani poniamo la memoria del Dio che stronca le guerre, che spezza archi e lance, che brucia col fuoco gli scudi, che difende l’orfano e la vedova, che ricorda il rispetto che si deve al migrante (Dt 23,8: «perché anche tu fosti forestiero [in Egitto]») e che asciuga le lacrime dal volto dei suoi figli. Il Dio che non vuole la morte ma la vita, pronto a proteggere pure Caino, affinché la vendetta non sia la legge della storia degli uomini. E’ questa l’eredità dell’ebraismo che abbiamo raccolto e coltivato, l’eredità posta alle radici della migliore tradizione occidentale ed europea. E’ questo il dono che qualcuno vorrebbe cancellare e che noi vogliamo preservare e custodire, tornando al cuore della Legge e dei Profeti e dell’Evangelo di Gesù Cristo.

+ Corrado Lorefice

Arcivescovo di Palermo