“Noi oggi siamo qui non solo per un atto celebrativo, ma per prendere consapevolezza della testimonianza del Beato Giacomo Cusmano il quale ha scoperto nel Vangelo, il Cristo che si rivela nel volto del povero”. Lo ha detto l’Arcivescovo mons. Corrado Lorefice nel corso della celebrazione Eucaristica, svoltasi in Cattedrale in occasione del 150° anniversario della fondazione della Congregazione dei Missionari Servi dei Poveri.
“E’ attraverso quel gesto del dare – ha aggiunto – che la Comunità ecclesiale e la Città tutta comprende l’opera del Beato Cusmano il quale ripartendo dai poveri ci fa comprendere che sono sacramento di Gesù alla stessa stregua dell’Eucaristia”.
Una vita di santità, quella del Beato palermitano che è stata ricordata martedì scorso dalla famiglia cusmaniana proveniente da ogni parte d’Italia e del mondo e da tanti fedeli che hanno partecipato alla solenne liturgia, guidati dal superiore generale, padre Salvatore Russo, dalla madre generale suor Palmina Borzellino e dal superiore provinciale padre Salvatore Fiumanò.
L’intenso pomeriggio era iniziato con una solenne processione delle spoglie mortali del Beato Cusmano composte all’interno di un’urna, donata dalla comunità parrocchiale di San Basilio Magno, guidata da don Giuseppe Di Giovanni, che da Porta nuova ha raggiunto la Cattedrale dove rimarranno fino a lunedì prossimo.
L’ispirazione del Beato Giacomo Cusmano del togliere un boccone da ogni pasto per donarlo ai poveri è stata alla base della sua attività e dell’opera dei Missionari servi dei poveri, delle suore serve dei poveri e dall’Associazione omonima, a vantaggio di tante famiglie, disabili, persone sole, migranti e bisognosi della città.
Padre Giacomo Cusmano, iniziò la sua opera benefica coinvolgendo i propri familiari e qualche amico in una colletta, a cui aderiscono tante famiglie cristiane. Nasce così, il 21 febbraio 1867, l’associazione Boccone del povero, nella chiesa dei Santi Quaranta Martiri al Casalotto, a monte di via Maqueda, con l’approvazione dell’arcivescovo dell’epoca, mons. Gian Battista Naselli, che due anni dopo racconta nella sua lettera pastorale questo straordinario esempio di Chiesa missionaria e attenta ai bisogni del tempo. Dopo tanto operare per i più poveri, nel febbraio del 1888, padre Giacomo si ammala e muore il 14 marzo, alla vigilia del suo 54° compleanno. A cento anni dalla nascita venne aperto il processo diocesano per la causa di beatificazione, che fu riconosciuta da Giovanni Paolo II il 30 ottobre 1983.
“E’ attraverso quel gesto del dare – ha aggiunto – che la Comunità ecclesiale e la Città tutta comprende l’opera del Beato Cusmano il quale ripartendo dai poveri ci fa comprendere che sono sacramento di Gesù alla stessa stregua dell’Eucaristia”.
Una vita di santità, quella del Beato palermitano che è stata ricordata martedì scorso dalla famiglia cusmaniana proveniente da ogni parte d’Italia e del mondo e da tanti fedeli che hanno partecipato alla solenne liturgia, guidati dal superiore generale, padre Salvatore Russo, dalla madre generale suor Palmina Borzellino e dal superiore provinciale padre Salvatore Fiumanò.
L’intenso pomeriggio era iniziato con una solenne processione delle spoglie mortali del Beato Cusmano composte all’interno di un’urna, donata dalla comunità parrocchiale di San Basilio Magno, guidata da don Giuseppe Di Giovanni, che da Porta nuova ha raggiunto la Cattedrale dove rimarranno fino a lunedì prossimo.
L’ispirazione del Beato Giacomo Cusmano del togliere un boccone da ogni pasto per donarlo ai poveri è stata alla base della sua attività e dell’opera dei Missionari servi dei poveri, delle suore serve dei poveri e dall’Associazione omonima, a vantaggio di tante famiglie, disabili, persone sole, migranti e bisognosi della città.
Padre Giacomo Cusmano, iniziò la sua opera benefica coinvolgendo i propri familiari e qualche amico in una colletta, a cui aderiscono tante famiglie cristiane. Nasce così, il 21 febbraio 1867, l’associazione Boccone del povero, nella chiesa dei Santi Quaranta Martiri al Casalotto, a monte di via Maqueda, con l’approvazione dell’arcivescovo dell’epoca, mons. Gian Battista Naselli, che due anni dopo racconta nella sua lettera pastorale questo straordinario esempio di Chiesa missionaria e attenta ai bisogni del tempo. Dopo tanto operare per i più poveri, nel febbraio del 1888, padre Giacomo si ammala e muore il 14 marzo, alla vigilia del suo 54° compleanno. A cento anni dalla nascita venne aperto il processo diocesano per la causa di beatificazione, che fu riconosciuta da Giovanni Paolo II il 30 ottobre 1983.