E’ noto che la popolazione invecchia: i vecchi, o meglio gli anziani, più numerosi dei giovani, vivono più a lungo che non in passato. Secondo statistiche ufficiali, la popolazione in Italia invecchia e, nei prossimi cinquant’anni, si ridurrà di otto- dieci milioni di unità e saranno soprattutto unità giovanili che ci mancheranno.
Questi importanti scenari demografici comportano inevitabili conseguenze; diminuiscono le forze lavoro, aumentano le spese di “manutenzione” delle persone anziane, non solo per i farmaci, che è già un peso non indifferente, ma di tanti altri presìdi che, con l’invecchiamento, sono connessi a causa dei deficit visivi, uditivi, masticatori, di incontinenza, etc.
Si aggiunga che quello degli anziani, nei fatti, è un insieme molto diversificato nel senso che esso include l’autosufficiente fisico e mentale, o solo fisico o solo mentale, il disabile completo ed il disabile parziale, il vecchio, il grande vecchio e così via, con esigenze evidentemente diverse, a secondo delle varie situazioni che vivono. Se poi ci limitiamo all’anziano disabile, il quadro diventa veramente sconfortante.
In realtà, la legislazione del settore, e specialmente quella siciliana, è veramente pregevole, dettagliata e grandangolare.
Quando, però, passiamo alla sua applicazione, le cose cambiano completamente,
Chi aiuta il disabile, certamente la sua famiglia. Ma quale famiglia? Quella di cinquanta anni fa, larga, solidale, affettuosa, consapevole dei doveri prima che dei diritti. Oppure la famiglia di oggi, piccola, impegnata nel lavoro e nella conduzione di un quotidiano affannato, dispersivo, egoistico? E comunque quanto dovrebbe durare questo aiuto : ieri alcuni anni, oggi interi, logoranti, interminabili decenni
Ci chiediamo: nell’attuale scenario, quale è il ruolo del settore pubblico?
La codificazione degli interventi nei dispositivi del piano sanitario nazionale e di quello regionale hanno dato i frutti sperati?
E’certo però che se la famiglia, il Pubblico e il Privato Sociale unissero i loro sforzi, gli scenari cambierebbero del tutto e positivamente. Ce lo auguriamo nell’interesse della numerosa popolazione degli anziani, malati e non.
Giovanni Di Cara – Responsabile del Servizio Pastorale Anziani dell’Arcidiocesi d Palermo