Festa di Santa Rosalia a Muntipiddirinu

IN QUESTO NUMERO

IN PRIMO PIANO

  • Festa di Santa Rosalia a Muntipiddirinu

NOTIZIE DIOCESIPA

  • Le ultime nomine e avvicendamenti disposti dall’Arcivescovo
  • Chiusura estiva uffici della Curia

NOTIZIE DALLE PARROCCHIE E DALLE ASSOCIAZIONI

  • Convegno diocesano “Se Cristo approda sui social”
  • Ad Altavilla Milicia la settimana della musica vocale e strumentale
  • Mostra d’arte a San Giovanni Bosco su: “Coltivare la biodiversità”
  • Triduo di Santa Chiara di Assisi a Termini Imerese

AGENDA DEGLI APPUNTAMENTI

  • Giornata Nazionale per la Custodia del Creato
  • Il Tgweb va in vacanza

I CHIAROSCURI di Giuseppe Savagnone

  • Cronaca di un suicidio annunciato

 

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IN PRIMO PIANO

1. Festa di Santa Rosalia a Muntipiddirinu

Dopo il Festino di luglio, in occasione del 395° anniversario del ritrovamento della spoglie di Santa Rosalia, avvenute il 15 luglio 1624 e del 394° anniversario della liberazione dalla peste a Palermo il 9 giugno 1625, i padri dell’Opera Don Orione, organizzano nel mese di settembre, la Festa di Santa Rosalia a Montepellegrino con una serie di celebrazioni a vantaggio delle migliaia di pellegrini che raggiungono il Santuario diocesano. “Con Santa Rosalia desideriamo entrare nell’Arca della fratellanza universale – afferma il reggente del Santuario, don Gaetano Ceravolo – e non conformarci alla logica dell’indifferenza e dell’odio, ma vogliamo, essere nuovi nei pensieri, nell’umanità e nelle relazioni secondo l’insegnamento di Gesù Cristo, nostro Signore”.

La tradizionale “acchianata” verso la grotta dove la bella eremita, Rosa Sinibaldi ha vissuto e ha donato l’anima a Dio, avrà luogo, come di consueto, la sera del 3 settembre. Il Pellegrinaggio Diocesano, organizzato dall’Azione Cattolica, dall’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro, dalla Pastorale Giovanile e dalla Caritas diocesana, partirà dalle falde di Montepellegrino alle ore 20.30. Il santuario sarà aperto dal lunedì al venerdì, dalle 7.30 alle 20 e le sante Messe saranno celebrate alle ore 9.30 e 18. Il programma avrà il suo clou mercoledì 4 settembre, quando alle ore 10.30 l’Arcivescovo, mons. Corrado Lorefice, presiederà la santa messa alla presenza delle autorità civili e militari della Città e che sarà animata della Corale della Polizia Municipale di Palermo, diretta da Serafina Sandovalli. Domenica 8 settembre saranno celebrate le sante messe alle ore 7 – 8.30 – 10 – 11.30 e 16.30 con la benedizione dei fidanzati alla fine di ogni celebrazione. Domenica 15 settembre sante messe agli tessi orari e benedizione per gli sposi novelli. Domenica 22 settembre sante Messe con la benedizione di coloro che festeggiano il  25° e 50° di nozze. Domenica 29 settembre sante Messe con la benedizione dei bambini battezzati nell’anno. Per accedere al Santuario nei giorni clou dei festeggiamenti, bisogna utilizzare i mezzi pubblici in quanto la strada sarà chiusa alla circolazione dalle ore 14 di martedì 3 settembre alle ore 24 di mercoledì 4 settembre e ogni fine settimana dalle ore 14 del sabato alle 24 della domenica. Per usufruire del parcheggio occorre lasciare le automobili in via Ercta (lato Mondello).

I  parroci che volessero organizzare i pellegrinaggi sono invitati a scegliere i gironi dal lunedì al venerdì con celebrazione delle sante messe alle ore 9.30 e 18 o altri orari da concordare via E-mail: santuariosantarosalia@gmail.com o Cell. 339/8706117 (don Gaetano Ceravolo).

 

NOTIZIE DIOCESIPA

1. Le ultime nomine e avvicendamenti disposti dall’Arcivescovo

Il cancelliere della Curia, don Vincenzo Talluto, rende noto che l’Arcivescovo mons. Corrado Lorefice ha disposto le seguenti  nomine di parroci e vicari parrocchiali:

don Giuseppe Sunseri parroco della parrocchia Maria SS. Mediatrice – Palermo Villatasca, a seguito della rinuncia di don Fabrizio Moscato;

don Antonino Governale, parroco della parrocchia Maria SS. del Carmelo in Bagheria;

don Giuseppe Collura, Vicario parrocchiale della parrocchia San Michele Arcangelo in Palermo; don Gianpiero Cusenza, vicario parrocchiale della parrocchia S. Francesco di Sales e Aggiunto presso la segreteria dell’Arcivescovo;

don Francesco Spinoso vicario parrocchiale della parrocchia Nostra Signora della Consolazione.

Inoltre a decorrere dall’11 luglio 2019 sono stati nominati Dom Francesco La Rocca osb, Parroco della Parrocchia San Martino Vescovo in San Martino delle Scale e Dom Michele Musumeci osb, Vicario Parrocchiale della stessa Parrocchia.

Nominato pure a decorrere dal 29 giugno 2019, il diacono Antonino Cuti, Assistente Spirituale del Servizio per la Pastorale dei Disabili e dal 10 luglio 2019 e confermata la nomina di don Giuseppe Di Giovanni, quale nuovo Direttore dell’Unione Apostolica del Clero (UAC) di Palermo.

2. Chiusura estiva uffici della Curia

Gli uffici della Curia Arcivescovile di via Bonello a Palermo, in occasione della vacanze estive, resteranno chiusi da lunedì 5 a venerdì 16 agosto 2019. Riapriranno regolarmente al pubblico con i consueti orari.

Gli uffici riapriranno al pubblico regolarmente da lunedì 19 agosto 2019 con i soliti orari dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30.

 

NOTIZIE DALLE PARROCCHIE E DALLE ASSOCIAZIONI

1. Convegno diocesano “Se Cristo approda sui social”

“Se Cristo approda sui social” è stato il tema del 7° convegno diocesano di formazione che si è svolto sabato 10 e domenica 11 agosto 2019, presso il Convento dei padri Agostiniani alla Rocca di Monreale. L’appuntamento è stato organizzato dal Movimento vocazionale liturgico e dalla Parrocchia Maria Santissima ai Decollato, guidata da don Giacomo Ribaudo. Nel corso della prima giornata ha relazionato Valeria Mannino, Co-fondatrice di “Tivitti Srl” sull’utilizzo dei Social come dipendenza o risorsa. Nella seconda il tema: “I Social, una finestra sul mondo” è stato sviluppato dal diacono Pino Grasso, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Palermo. Sono seguiti i gruppi di studio, l’assemblea plenaria e la celebrazione dell’Eucaristia.

 2. Ad Altavilla Milicia la settimana della musica vocale e strumentale

Dal 17 al 25 agosto 2019, al teatro comunale di Altavilla Milicia si svolgerà la settimana della musica vocale e strumentale. Si tratta della terza edizione organizzata dall’Associazione “Coro Polifonico Regina Pacis” con il patrocinio del Comune la direzione artistica del maestro Vincenzo Marino. Il programma prevede anche tre Masterclass, evento che costituisce un’opportunità per coristi, direttori di coro e gruppi vocali, cori scolastici, direttori d’orchestra, di ensemble strumentali, di banda che hanno intenzione di affinare la propria tecnica direttoriale e vocale.

 3. Mostra d’arte a San Giovanni Bosco su: “Coltivare la biodiversità”

In occasione della XIV Giornata Nazionale per la Custodia del Creato, dal 29 agosto al 21 settembre 2019, nei locali della Parrocchia di San Giovanni Bosco in via Messina Marine, 259, diretta da don Giuseppe Calderone, avrà luogo una Mostra d’arte su: “Coltivare la biodiversità” Quante sono le tue opere Signore. (sal 104,24). L’iniziativa che ha ottenuto il Patrocinio dell’Arcidiocesi di Palermo, della Caritas Diocesana, dell’Ufficio per le comunicazioni sociali, dell’Unione Stampa Cattolica di Palermo e del Progetto Policoro di Palermo è stata organizzata dalla Parrocchia di San Giovanni Bosco di Palermo, “Progetto Vento Damare” di Palermo, Associazione We Can Hope di Termini Imerese e Associazione “Cuore che vede” di Palermo.

Info: www.wecanhope.it

 4. Triduo di Santa Chiara di Assisi a Termini Imerese

Dal 8 al 10 agosto, nella Chiesa di San Marco a Termini Imerese si svolgerà il Triduo di Santa Chiara di Assisi. Il programma prevede, ogni giorno, alle ore 8 la celebrazione Eucaristica. Domenica 11 agosto, Festa di Santa Chiara di Assisi la celebrazione Eucaristica si svolgerà alle ore 10.30.

 

AGENDA DEGLI APPUNTAMENTI

1. Giornata Nazionale per la Custodia del Creato

I Vescovi delle due Commissioni, per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e dell’Ecumenismo e il dialogo, hanno elaborato un Messaggio per la celebrazione della 14ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato (1° settembre). Quest’anno la celebrazione nazionale sarà ospitata dalla diocesi di Cefalù e si svolgerà domenica 8 settembre 2019

“Quante sono le tue opere, Signore” (Sal. 104, 24) Coltivare la biodiversità

Imparare a guardare alla biodiversità, per prendercene cura: è uno dei richiami dell’Enciclica Laudato Si’ di papa Francesco. Esso risuona con particolare forza nel documento preparatorio per il Sinodo che nell’ottobre del 2019 sarà dedicato all’Amazzonia, una regione che è “un polmone del pianeta e uno dei luoghi in cui si trova la maggior diversità nel mondo” (“Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per un’Ecologia Integrale”, n. 9).

La Giornata per la Custodia del Creato è allora quest’anno per la Chiesa italiana un’occasione per conoscere e comprendere quella realtà fragile e preziosa della biodiversità, di cui anche la nostra terra è così ricca. Proprio il territorio italiano, infatti, è caratterizzato da una varietà di organismi e di specie viventi acquatici e terrestri, a disegnare ecosistemi che si estendono dagli splendidi boschi delle Alpi – le montagne più alte d’Europa – fino al calore del Mediterraneo.

 2. Il Tgweb va in vacanza

In occasione della pausa di agosto, il Tgweb dell’Arcidiocesi di Palermo va in vacanza e ritornerà a settembre con nuovi servizi filmati e inchieste. Coloro che avessero perduto qualche trasmissione del magazine, ideato e realizzato dall’Ufficio per le Comunicazioni Sociali, potranno visionare le puntate precedenti collegandosi al seguente sito: https://www.youtube.com/user/tgwebdiocesipa

 

I CHIAROSCURI di Giuseppe Savagnone

1. Cronaca di un suicidio annunciato

La dichiarazione con cui Salvini ha comunicato la decisione della Lega di porre fine al “governo del cambiamento” ha sorpreso solo chi aveva creduto alle reiterate assicurazioni dello stesso Salvini e dell’altro vicepremier, Di Maio, sulla sicura tenuta dell’esecutivo fino alla scadenza della legislatura.

A confortare questa illusione ottica era il perdurante, eccezionale consenso di cui questo governo ha fin dall’inizio goduto da parte di più di metà degli italiani, soddisfatti evidentemente dei risultati ottenuti in poco più di un anno («Abbiamo lavorato bene insieme», aveva detto appena qualche giorno fa il leader dei 5stelle).

E del resto, l’assenza di una vera opposizione – sia per il Pd che per Forza Italia le elezioni del 4 marzo 2018 hanno segnato l’inizio di una lunga crisi interna, che ha paralizzato entrambi – rendeva plausibile che il cammino del governo dovesse essere una marcia senza ostacoli sulla via del radicale rinnovamento promesso dai vincitori in campagna a elettorale.

I “giornaloni” forse andavano letti…

In realtà, così non è stato. Con buona pace delle fiduciose aspettative della maggioranza degli italiani, i “giornaloni” e i “professoroni” da tempo sapevano che il ministro degli Interni, quando i sondaggi avessero attributo al suo partito la percentuale di consensi vicina al 40% sufficiente per governare da solo, avrebbe “staccato la spina” all’esecutivo.

Anche se questo avesse dovuto risultare – come sta risultando – disastroso per le sorti del nostro Paese (spread in crescita libera, immagine internazionale indebolita alle soglie della nomina di un commissario europeo, etc.).

«Per la prima volta nella storia…»

Ma il problema non è Salvini, bensì ciò che ha reso possibile la sua scelta e che ha a che fare con la natura di questo governo fin dalla fase della sua costituzione.

«Per la prima volta nella storia», aveva trionfalmente dichiarato allora Di Maio, «si porta avanti una trattativa che mette al centro i temi che rappresentano tutte le esigenze degli italiani e questo ci rende ancora più orgogliosi».

Il nuovo governo veniva presentato come un inizio assoluto, a partire da zero. Nessuna concessione all’ipotesi che altri avessero potuto, prima d’allora, avere a cuore il bene della gente e non il proprio, che, accanto a tanti errori e a tante prevaricazioni, ci fossero state anche scelte giuste, misure appropriate, progetti condivisibili, che avevano fatto dell’Italia l’ottava potenza economica del mondo e una delle più rispettate protagoniste dell’Unione Europea.

Di fronte alle luminose figure di Di Maio e Salvini, sparivano uomini di Stato come De Gasperi, Dossetti, Moro, e tanti altri che hanno ricostruito l’Italia dalle macerie della guerra, gestendo un enorme consenso popolare (ben maggiore di quello dei 5stelle e della Lega), ma restando poveri – De Gasperi, quando andò negli Stati Uniti, dovette farsi prestare un cappotto – e fedeli al loro impegno di servire il Paese…

Ignoranza della storia, ma anche mascheramento di una contraddizione

Non si trattava solo di una ridicola presunzione, fondata sull’ignoranza della storia. Questa pretesa di cominciare da zero da una parte giustificava il disprezzo, di marca populista, verso le istituzioni e le regole che la nostra Repubblica aveva costruito negli anni, dall’altra mascherava il fatto che, dietro l’insegna luminosa del cambiamento, stavano due forze politiche radicalmente eterogenee, anche se convergenti in quel disprezzo.

Una, quella dei 5stelle, aveva il diritto di definirsi “nuova” e il suo misconoscimento del passato, per quanto unilaterale e fanatico, nasceva comunque dal suo essere stata sempre estranea alla politica tradizionale.

Diversissima la situazione dell’altra forza, quella della Lega, che invece aveva avuto un ruolo fondamentale in molti governi della Seconda Repubblica come alleata di Berlusconi, e le cui grida contro il malgoverno e la corruzione del passato servivano soprattutto a far dimenticare che di questo passato essa era pienamente responsabile.

Vincitori e vinti

Di questi due soggetti del “rinnovamento”, il primo, che ha effettivamente cercato di farlo, ma pagando il prezzo dell’incompetenza e della mancanza di esperienza politica, ha perso; l’altro, che ha puntato sulle passioni tipiche della conservazione – la paura dell’altro e il bisogno di sicurezza – ha vinto.

I fatti hanno dimostrato che l’idea populista secondo cui l’“uomo della strada”, espressione del popolo, può benissimo governare era sbagliata. Luigi Di Maio, che configurava questo modello, è stato sovrastato e travolto da un “figlio della casta” del passato, come Salvini, che oggi si può permettere di gettarlo via come un limone spremuto dopo avergli fatto rimangiare il 90% del suo programma, giusto o sbagliato che fosse, volto al “rinnovamento”.

Tutti gli osservatori, ripeto, lo prevedevano. In questo senso si può ben dire che quello dei 5stelle è stato un suicidio annunciato…

Il declino del Parlamento…

Eppure qualcosa di vero c’è, nella trionfante dichiarazione del leader dei 5stelle.

Qualcosa stava accadendo, in Italia, «per la prima volta nella storia». Per la prima volta la partitocrazia – il prevalere dei partiti, o, meglio, delle loro oligarchie interne, sulle logiche parlamentari previste dalla Costituzione – si esibiva in tutta la sua rozza pretesa di potere, senza neppure tentare di mascherarsi, come era accaduto nel recente passato.

Due leader di partito stavano decidendo tra loro, con un “contratto” privato (si legga il testo, che parla dell’accordo tra due “signori”!), cosa avrebbe votato il Parlamento, sostituendosi ai deputati e ai senatori eletti dal popolo, anzi senza discutere, senza neppure consultarli, facendo piuttosto affidamento alle acclamazioni nelle piazze e dei consensi espressi da poche migliaia di iscritti alla “piattaforma Rousseau”.

…E del governo

Già allora, peraltro, si capiva che neppure il governo avrebbe nulla da fare, se non eseguire le direttive dei due “capetti” vincitori delle elezioni.

Era questa l’inevitabile conseguenza del capovolgimento della prassi per la sua formazione, che prevede, a norma di Costituzione, la nomina di un premier a cui viene affidata la scelta dei ministri e la formulazione del programma.

Ormai – questo sì, «per la prima volta nella storia», almeno italiana – il presidente del Consiglio avrebbe avuto un ruolo di esecutore o, nella migliore delle ipotesi, di mediatore tra i veri potenti. E così è stato, fino al punto che uno di loro, Salvini, ha potuto dichiarare pubblicamente che quello che pensava Conte, il premier in carica, gli interessava «meno di zero».

Perfino il sottoscritto l’aveva previsto!

Tutte queste cose erano chiare, già allora, anche a un semplice osservatore come il sottoscritto.

Chi volesse, potrà ritrovarle anticipate, in questi stessi termini, nei miei due chiaroscuri «La trattativa di governo: la tragedia e la farsa», del maggio 2018, e «La tragedia e/o la farsa: atto secondo», del giugno successivo.

Ricordo l’ondata di commenti furiosi che mi accusarono di giudicare un governo prima ancora che nascesse: «Lasciateli lavorare», gridavano queste voci.

Senza rendersi conto che, quando c’è un errore nelle fondamenta, non è pessimismo ma realismo prevedere il crollo dell’edificio.

L’opposizione inesistente

Da qui anche l’accusa di essere evidentemente colluso con i “poteri forti” e col Pd…

A proposito del Pd, la tragedia/farsa non aveva come protagonisti solo i “vincitori”. Quello che un tempo ormai remoto era stato, nel bene o nel male, un partito “dei lavoratori”, appariva in questa fase post-elettorale esclusivamente interessato a parlare di se stesso, dei suoi equilibri interni di potere, salvo a rilanciare ogni tanto, credendole “di sinistra”, le battaglie sui temi etici che lo avevano sempre più visto paladino dei diritti civili, in sé legittimi, ma assecondando senza riserve la deriva individualista della società neocapitalista e trascurando ampiamente i diritti sociali.

Per non parlare di Forza Italia, incatenata al “lungo addio” del suo leader e condizionata dall’assurda posizione a cui la condannava il suo doppio ruolo di alleata della Lega nelle elezioni e di sua oppositrice in Parlamento.

Ma in democrazia nessuno ha «pieni poteri»

Quale la prospettiva? «Chiedo agli italiani di darmi pieni poteri» ha detto Salvini annunciando la sua volontà di ricorrere alle lezioni. Forse qualcuno avrebbe dovuto spiegargli, già alla nascita del governo, che i pieni poteri la Costituzione italiana non li prevede per nessuno e che invocarli ricorda un’altra stagione, quella dalle cui rovine la nostra Repubblica è nata.

Se lo avessero fatto, forse il nostro ministro degli Interni non avrebbe sistematicamente travalicato le sue competenze sostituendosi ripetutamente al ministro delle Infrastrutture (a cui competerebbe la chiusura dei porti), a quello degli Esteri (a cui competerebbero i rapporti con l’Europa), a quello dell’Economia (a cui competerebbe la gestione del deficit e del sistema fiscale), a quello della Difesa (a cui competerebbe il controllo della nostra marina militare), a quello dell’Istruzione (a cui competerebbe garantirei la libertà di insegnamento).

Che ciò purtroppo sia avvenuto, senza bisogno di una legittimazione elettorale, non lascia sperare bene per il futuro, ove questa legittimazione ci fosse. Perché allora dovremmo fare la cronaca non solo del suicidio annunciato dei 5stelle, ma di quello della nostra democrazia.