“Salire sul monte è camminare sulle orme di grandi testimoni. Palermo deve essere segnata da un unico principio che mantiene la città degli uomini, la solidarietà. E per il cristiano questo vale doppio”. Ad affermarlo l’Arcivescovo, mons. Corrado Lorefice in occasione del Pontificale presieduto all’interno della grande tenda, allestita al Santuario diocesano di Santa Rosalia nel giorno della festività liturgica, come al solito stracolma di fedeli e di autorità civili e militari. Il Pontificale, animato dalla corale polifonica “San Sebastiano” della polizia municipale, con la partecipazione di tutti i vescovi della Sardegna, ospiti in città in questi giorni, è l’occasione per lanciare un messaggio che attinge direttamente dal Vangelo. Soccorrere, aiutare e accogliere chi è in difficoltà sono il compito del cristiano.
Nella liturgia dedicata a Santa Rosalia il Vangelo è quello di Matteo, il brano dedicato alle cinque vergini sagge e alle cinque stolte, lo stesso capitolo 25 in cui Gesù spiega sulla base di quali principi il Signore giudicherà gli uomini alla fine dei tempi. E l’Arcivescovo fa un chiaro riferimento alla situazione politica dell’accoglienza dei migranti. “Matteo scrive questa pagina delle dieci vergini per dare una risposta a quanti si erano stancati di aspettare Gesù che aveva promesso che sarebbe tornato. Vale la pena attenderlo ancora. La sta scrivendo per noi, per la nostra Chiesa palermitana, noi dobbiamo continuare ad attendere il Signore. Ma cosa significa questo olio che dobbiamo portare con noi di scorta? Quando verrà il Figlio dell’uomo a giudicare la storia intera, sentite su cosa verterà il giudizio: Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. In quella pagina così intensa ci ricorda che qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a me. Gesù dà indicazioni precise, si rende presente, ci vuole trovare pronti con l’olio della carità, vuole essere atteso con questa cifra, quella di Rosalia. Non è vero che Rosalia è scappata, per disinteressarsi della vita concreta. Quando è stato ritrovato il suo corpo, ha continuato a essere per la sua città mediatrice di vita, di salvezza, di liberazione dalla peste che flagellava Palermo”.
Significativo il segno portato all’offertorio: uno dei teli termici che coprono i migranti salvati in mare e una tuta bianca che indossano i soccorritori sulle navi.
Raggiante il rettore del Santuario di Monte Pellegrino don Gaetano Ceravolo per il grande afflusso di fedeli. “I motivi potrebbero essere molti, fede, devozione, abitudine familiare – dice – ma forse c’è una sete di qualcosa, un desiderio di ricerca. Salire sul monte in silenzio, con fatica, a piedi, è infatti, un modo per riscoprire se stessi”.
Al termine della celebrazione Eucaristica, la processione con le reliquie fin dentro la grotta dove sono state venerate dai fedeli.