“La mia esperienza nella Repubblica autonoma dell’Albergheria-Ballarò, servendo nella Parrocchia San Nicolò di Bari all’Albergheria è volta al termine, portandosi con se gioie e dolori, ansie e sofferenze e affetto per le persone, cattoliche e non, che mi sono state affidate dal vescovo don Corrado”. Sono state le parole di congedo pronunciate da don Francesco Furnari sdb, stamani nel corso della celebrazione Eucaristica di congedo dopo 5 anni di servizio pastorale. Da domani il presbitero della comunità salesiana andrà a svolgere la sua attività di parroco nella Parrocchia delle “Anime sante” ad Alcamo. Al suo posto nei prossimi giorni arriverà a San Nicolò di Bari, don Gino Costanzo, proveniente dalla comunità di Marsala.
Don Ciccio (come era chiamato affettuosamente dai parrocchiani), a Ballarò, nel cuore del centro storico ha condiviso le potenzialità, lottando contro l’illegalità e le ingiustizie e sostenendo tutte le forze sane che negli ultimi anni hanno risvegliato il mercato, da “Sos Ballarò” alle attività di animazione tra le bancarelle, dal teatro per i bambini agli artigiani in strada, con lo spirito gioioso che avvolge i salesiani. “Ormai mi sento uno dell’Albergheria – ha concluso – ho pensato il parroco come un uomo di sintesi delle varietà e delle differenze che fortemente connotano l’Albergheria: quattro rettorie, sei confraternite, ambiente multietnico e religioso, ambiente di periferia, seppur al centro storico, per altri versi complesso e complicato. Ho cercato nel mio limite di immaginare la parrocchia come una finestra aperta sul mondo, il centro da cui partire per la missione”.
Don Ciccio (come era chiamato affettuosamente dai parrocchiani), a Ballarò, nel cuore del centro storico ha condiviso le potenzialità, lottando contro l’illegalità e le ingiustizie e sostenendo tutte le forze sane che negli ultimi anni hanno risvegliato il mercato, da “Sos Ballarò” alle attività di animazione tra le bancarelle, dal teatro per i bambini agli artigiani in strada, con lo spirito gioioso che avvolge i salesiani. “Ormai mi sento uno dell’Albergheria – ha concluso – ho pensato il parroco come un uomo di sintesi delle varietà e delle differenze che fortemente connotano l’Albergheria: quattro rettorie, sei confraternite, ambiente multietnico e religioso, ambiente di periferia, seppur al centro storico, per altri versi complesso e complicato. Ho cercato nel mio limite di immaginare la parrocchia come una finestra aperta sul mondo, il centro da cui partire per la missione”.