Sono dure le parole che – anche quest’anno – l’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice ha dovuto pronunziare nell’omelia offerta nel corso della Celebrazione eucaristica in occasione della commemorazione dei fedeli defunti nella Cappella del Cimitero di Santa Maria dei Rotoli dove sono ancora in attesa di sepoltura quasi 1200 salme:
«Noi dobbiamo custodire i corpi. A cominciare da questo luogo, da questo cimitero. Non possiamo continuare ancora a vedere i corpi dei nostri cari profanati. Ci dev’esser dato di venire a commemorare i nostri morti in una degna dimora. Occorre individuare le responsabilità di questo scempio. Giustizia e rispetto dei nostri morti, chiedono che venga allo scoperto l’origine di questa profanazione. Occorre agire tempestivamente sulle cause. Chiamarle per nome. Non ci saremmo aspettati di avere sotto i nostri occhi anche quest’anno una tale orribile e nefasta visione. Burocrazia, interessi occulti, e deresponsabilizzazione devono avere un nome. Non è più tempo di rimandare. Noi chiediamo di venerare i nostri morti. I palermitani, non siamo cittadini e cristiani che profanano i morti. La coscienza e la corresponsabilità civile e cristiana della nostra città ci obbliga ad indignarci e a protestare. Rivendichiamo uniti una degna sepoltura dei nostri cari defunti».
Di seguito, il testo completo dell’omelia:
Commemorazione dei fedeli defunti
Cimitero dei Rotoli
2 novembre 2022
Omelia
Nella Colletta di questo giorno, all’inizio di questo rendimento di grazie, di questa Eucaristia, a nome vostro, ho invocato Dio Padre amorevole e misericordioso: “Ascolta le preghiere che ti rivolgiamo, perché cresca la nostra fede nel Figlio tuo, risorto dai morti, e si rafforzi la speranza che i tuoi fedeli risorgeranno a vita nuova”. È la migliore risposta alla pagina evangelica di oggi nella quale il Signore stesso, il Crocifisso risorto, il Vivente, il Primogenito di coloro che risuscitato dai morti ha continuato a parlarci: “Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”, dice il Signore (Gv 6,40).
La volontà di Dio si concentra in questo suo desiderio, che tutti, ogni uomo e ogni donna, suoi figli amati, abbiano la vita eterna: “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno”.
La parola ‘vita eterna’ secondo il Vangelo di Giovanni rimanda ad una vita piena, all’abbondanza della vita.
L’opera di Cristo, sta nel non perdere nulla di quanto il Padre gli ha dato. Non perdere nessuno. Curate tutti. Custodire la vita. Custodire i corpi, di ogni uomo e di ogni donna, per la resurrezione finale nel giorno della sua venuta definitiva nella gloria, nel giorno della Parusia. Questo è il sentire peculiare di crede in Cristo, di chi ha ricevuto il dono della fede: il battesimo ha immesso anche nel nostro corpo il germe della resurrezione, in virtù della partecipazione alla Pasqua di Cristo. In Lui immersi nel battesimo, morti e risorti con lui, “saremo salvati mediante la sua vita”, come ci ha appena ricordato l’apostolo Paolo (Rm 5,10). E l’evangelista Giovanni: “chiunque vede il Figlio e crede in lui, io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (6,40).
Noi dobbiamo custodire i corpi. A cominciare da questo luogo, da questo cimitero. Non possiamo continuare ancora a vedere i corpi dei nostri cari profanati. Ci dev’esser dato di venire a commemorare i nostri morti in una degna dimora.
Occorre individuare le responsabilità di questo scempio. Giustizia e rispetto dei nostri morti, chiedono che venga allo scoperto l’origine di questa profanazione. Occorre agire tempestivamente sulle cause. Chiamarle per nome. Non ci saremmo aspettati di avere sotto i nostri occhi anche quest’anno una tale orribile e nefasta visione.
Burocrazia, interessi occulti, e deresponsabilizzazione devono avere un nome. Non è più tempo di rimandare. Noi chiediamo di venerare i nostri morti. I palermitani, non siamo cittadini e cristiani che profanano i morti. La coscienza e la corresponsabilità civile e cristiana della nostra città ci obbliga ad indignarci e a protestare. Rivendichiamo uniti una degna sepoltura dei nostri cari defunti.