Calendario Diocesano 2019/2020

IN QUESTO NUMERO

IN PRIMO PIANO

  • Calendario Diocesano 2019/2020

 

NOTIZIE DIOCESIPA

  • Esperienza missionaria nel sud dell’Albania

 

NOTIZIE DALLE PARROCCHIE E DALLE ASSOCIAZIONI

  • A Bagheria la festa di San Giuseppe
  • Festeggiamenti in onore del Santissimo Crocifisso a Sciara

 

AGENDA DEGLI APPUNTAMENTI

  • Festeggiamenti in onore di Santa Rosalia a Montepellegrino
  • Sul Tgweb l’intervento dell’Arcivescovo alla conclusione del Festino

 

I CHIAROSCURI di Giuseppe Savagnone

  • Erano tutti nostri figli

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IN PRIMO PIANO

1. Calendario Diocesano 2019/2020

“Chiesa convocata per una conversione missionaria delle nostre comunità” è il tema pastorale dell’anno 2019/2010, scelto dall’Arcivescovo, mons. Corrado Lorefice per guidare la riflessione non solo delle attività diocesane, ma anche e soprattutto di tutte le parrocchie e comunità ecclesiali. Un calendario molto ricco di impegni e di eventi che sicuramente faranno ben crescere la nostra Chiesa di Palermo, di cui tutti facciamo parte.

Settembre 2019

15 domenica – 26° anniversario martirio Padre Puglisi

24 martedì – 26 giovedì – Aggiornamento pastorale Clero: Pastorale di evangelizzazione e

primo annuncio. Testimonianza: Card. Ernest Simoni. Relatore: don Luciano Meddi, Pontificia Università Urbaniana

Ottobre  2019

02 mercoledì – Giornata diocesana dell’anziano presso Parrocchia “San Filippo Neri”

04 venerdì – ore 21 – Festa dei giovani

10 giovedì – 11 venerdì – ore 16 – 20 – Assemblea Pastorale Diocesana – Parrocchia Santa Luisa di Marillac. “Chiesa convocata per una conversione missionaria delle nostre comunità”. Relatori: Mons. Bruno Forte, Vescovo di Chieti – Padre Francesco Occhetta, S.J., Civiltà Cattolica

15 martedì – Consiglio Presbiterale

17 giovedì – Lectio giovani in cattedrale

20 domenica – Giornata missionaria mondiale

21 lunedì ore 18 – Memoria Liturgica del Beato Giuseppe Puglisi Sacerdote e Martire – celebrazione eucaristica in Cattedrale con la presenza della pastorale scolastica, degli IRC e dei catechisti cui sarà conferito il mandato

22 martedì – Assemblea di Clero

24 giovedì – Incontro del Vescovo con i giovani del 1° Vicariato

Novembre 2019     

4 lunedì-9 sabato – Settimana della Parola

5 martedì – Incontro Vicariati 1°-3°-4°-5°-6°

5 martedì – Incontro clero del 1° Vicariato con l’Arcivescovo

8 venerdì – Incontro del Vescovo con i giovani del 2° Vicariato

9 sabato – Convegno della Pastorale della salute (Baida)

12 martedì – Incontro clero 2° Vicariato con l’Arcivescovo

14 giovedì – Consiglio Pastorale Diocesano

15 venerdì – Incontro dei fidanzati con l’Arcivescovo in Cattedrale

17 domenica – ore 09.30 – III Giornata Mondiale dei poveri – S. Messa presieduta dall’Arcivescovo Missione Speranza e carità

18 lunedì – 19 martedì – Incontro del giovane clero con l’Arcivescovo

22 venerdì – Lectio giovani in cattedrale

25 lunedì – 29 venerdì – Esercizi Spirituali Clero a Poggio San Francesco

30 sabato ore 21 – Cattedrale Veglia di Avvento. Presiede l’Arcivescovo

Dicembre 2019

2 lunedì – Premio internazionale “P. Pino Puglisi”

6 venerdì – Incontro dell’Arcivescovo con i giovani del III Vicariato

10 martedì – Ritiro di Avvento  – fra’ Sabino Chialà, monaco di Bose – Villa La Nuza

12 giovedì – Lectio giovani in Cattedrale

17 martedì – Consiglio Presbiterale

Gennaio 2020

10 venerdì – Incontro dei giovani del 4° Vicariato con l’Arcivescovo

16 giovedì – Consiglio Pastorale Diocesano

17 venerdì – Incontro dei fidanzati con l’Arcivescovo in Cattedrale

25 sabato-26 domenica – Evento Diocesano sul Concilio Vaticano II

27lunedì-28martedì – Incontro dell’Arcivescovo con il giovane clero

30 giovedì – Lectio giovani in cattedrale

Febbraio 2020

4 martedì – Incontri Vicariati 1°-2°-3°-5°-6°

4 martedì – Incontro 3° Vicariato con l’Arcivescovo

11 martedì – 13 giovedì – Aggiornamento Teologico del Clero: Teologia della predicazione – Baida. Relatore: don A. Nugnes, Pont. Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – sez. “S. Luigi”

14 venerdì – Conferenza Teologica – don Armando Nugnes

18 martedì – Incontro 4° Vicariato con l’Arcivescovo

20 giovedì – Lectio giovani in Cattedrale

21 venerdì – Incontro dell’Arcivescovo con i fidanzati in Cattedrale

25 martedì – Consiglio Presbiterale

Marzo 2020

3 martedì – Ritiro Quaresima – fra’ Sabino Chialà, monaco di Bose – Villa La Nuza

13 venerdì – Incontro dell’Arcivescovo con i fidanzati in Cattedrale

23lunedì – 24martedì – Incontro dell’Arcivescovo con il giovane clero

26 giovedì – Consiglio Pastorale Diocesano

27 venerdì – Liturgia penitenziale in Cattedrale

Aprile 2020

3 venerdì – Via Crucis cittadina

21 martedì – Consiglio Presbiterale

23 giovedì – Lectio giovani in Cattedrale

28 martedì – Assemblea Clero

28 martedì – Incontro dell’Arcivescovo con i giovani del 5° Vicariato

Maggio 2020

5 martedì – Incontri Vicariato 1°-2°-3°-4°-5°

5 martedì – Incontro dell’Arcivescovo con il clero del 5° Vicariato

12 martedì – Incontro 6° Vicariato con l’Arcivescovo

15 venerdì – Incontro dell’Arcivescovo con i fidanzati in cattedrale

22 venerdì – ore 18: Seminario di studio sul tema della 54a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (Curia: salone Lavitrano)

25 lunedì – 31 domenica – Settimana dei Migranti

26 martedì – Giornata Sacerdotale Mariana Diocesana

29 venerdì – Incontro dell’Arcivescovo con i giovani del 6° Vicariato

30 sabato – Veglia di Pentecoste

Giugno 2020

5 venerdì – 6 sabato – Riunione Congiunta Consigli Presbiterali e Pastorale Diocesano

7 domenica – Festa diocesana della famiglia

9 martedì – Giornata sacerdotale mariana regionale

11 giovedì – Festa giovani

14 domenica – Corpus Domini

29 lunedì – 4 sabato – Vacanza clero giovane

 

NOTIZIE DIOCESIPA

1. Esperienza missionaria nel sud dell’Albania

In cammino! Con poche certezze e un grande desiderio nel cuore: incontrare e farsi incontrare dall’Albania, accogliere e farsi accogliere da una terra e dal suo popolo che sono già un po’ anche la terra e il popolo di un gruppo di persone che per due settimane, dall’1 al 17 agosto 2019, ha inteso condividere passioni, fragilità, relazioni, talenti, esperienze di fede: insomma la vita. Un gruppo che non si è scelto, ma si è scoperto strada facendo, e già questo è un primo grande dono di un viaggio che è già iniziato nel cuore di ognuno; un desiderio che ha fatto breccia come una brezza leggera ed è stato custodito, alimentato, curato in questi mesi di preparazione.

Una ventina di persone, di età, generi, stati di vita differenti. Anche di provenienze diverse; perché un’altra caratteristica di questa esperienza è il fatto di ‘mettere insieme’: Caritas Diocesana di Palermo, Ufficio Missionario di Palermo, Pastorale Giovanile di Palermo, con le Chiese Sorelle delle Diocesi di Agrigento, Cefalù e Catania. Per alcuni è una prima volta, per altri un ritorno in un Paese dal quale in fondo non sono mai del tutto andati via. Perché, come potrebbero dire i tanti che in questi anni sono passati da queste parti, da ogni latitudine dell’Italia – famiglie, gruppi giovanili, laici, sacerdoti, suore, diaconi – questo Paese vicino eppure ancora per certi versi lontano, bellissimo e tutto da scoprire, così accogliente e ricco di gente capace di condividere il poco che ha, ti lega a sé in maniera lieve e salda al tempo stesso.

Parte dell’esperienza missionaria è “l’immersione” nei villaggi rurali del Devoll, nel sud dell’Albania, vicino ai confini della Grecia e della Macedonia, per incontrare e coinvolgere famiglie, bambini e ragazzi, insieme ai laici e ai religiosi del posto che sono una presenza formidabile. Ad accogliere i missionari, le Sorelle Francescane del Vangelo presenti da più di venti anni a Bilisth, compagne tenaci e appassionate anche nei momenti più duri. Non solo Bilisht, centro di questa avventura: anche Lushnye, Trestenik, Vidove, Pilur, Cipan, Korce sono i tasselli che compongono il mosaico del gioioso incontro con i fratelli albanesi. Luoghi di un tempo favorevole nel quale scoprirsi piccoli tra i più piccoli, a servizio dei bambini disabili, con l’aiuto di alcune fisioterapiste che portano in dono le proprie competenze; affidandoci reciprocamente gli uni agli altri, coabitando insieme per una settimana; conducendo i bimbi a mare, e per loro sarà la prima volta, e facendoci condurre da loro… dai più piccoli tra i piccoli qui in Albania… chissà dove ci porteranno…

Gran finale a Scutari, sulle tracce dei missionari martiri albanesi, che hanno amato e difeso le ragioni di Dio e degli uomini – che in fondo sono le stesse – nell’inferno della dittatura che sino agli anni Novanta ha tentato brutalmente di annientare Dio per annientare l’uomo: missione fallita, come dimostreranno i tanti testimoni che incontreremo; testimoni anche di un fecondo e profetico dialogo, in questa porzione d’Europa, tra cattolici, ortodossi e musulmani. Il tutto dentro il solco profondo e fertile della collaborazione tra le Chiese sorelle di Sicilia e quella del Sud dell’Albania i cui segni tenteremo, una volta tornati, di leggere e trasformare in nuove strade da percorrere, in nuove rotte con cui interpretare la sfida che sta nel cuore di tutta la Chiesa, la quale conferma se stessa dentro la fraterna e operosa adesione alla sua vocazione missionaria, urgenza entusiasmante e necessaria della vita di ogni credente e di ogni comunità.

NOTIZIE DALLE PARROCCHIE E DALLE ASSOCIAZIONI

1. A Bagheria la festa di San Giuseppe

Il momento clou dei festeggiamenti in onore di San Giuseppe, patrono di Bagheria in programma dall’1 al 5 agosto 2019, è rappresentato dalla processione del simulacro del Quattrocchi per le vie della città, organizzata dalla Confraternita del Patriarca.

La processione avrà luogo domenica 4 agosto 2019, al termine della santa Messa delle ore 18.30 in piazza Madrice con il seguente itinerario: corso Butera, via Baiardi, via Calcara vecchia, via G. Scordato, via Litterio, via L. Sturzo, corso Umberto I°, Piazza Madrice. Parteciperanno le Confraternite di Santa Fortunata di Baucina, Maria SS del Lume di Porticello e i Comitati Festeggiamenti Madonna della Milicia e San Giuseppe di Casteldaccia.

“La dimensione della festa del Santo Patrono è rappresentata da questo momento importante e fondamentale – afferma l’arciprete don Giovanni La Mendola – che deve richiamare tutti ai veri valori religiosi, così come richiamato nella lettera dei vescovi siciliani dello scorso mese di maggio”.

Inoltre la statua del Santo, sarà presente nei quartieri l’1 agosto a piazza Carlo Alberto dalla Chiesa e il 2 agosto presso l’Arco del Padre eterno. Alle ore 19 è prevista una celebrazione Eucaristica che sarà presieduta dai parroci su cui ricadono i quartieri, ovvero, don Luciano Catalano e fra Tindaro Faranda.

 2. Festeggiamenti in onore del Santissimo Crocifisso a Sciara

Con la traslazione del Simulacro del Santissimo Crocifisso, in Chiesa Madre iniziano oggi i festeggiamenti in onore del Patrono principale di Sciara. Il programma prevede ogni sera la celebrazione della santa Messa alle ore 18 con la meditazione dei vari predicatori che si alterneranno: don Pino Grasso, don Giuseppe Zucchetto, don Antonino Cannizzaro e don Francesco Spinoso. Sabato alle 21 a piazza Castelreale il concerto di Ludovica Caniglia,

Domenica alle ore 9 e alle 16.30 il giro bandistico dell’associazione musicale “Francesco Viso” e la processione per le vie del paese alle ore 19, subito dopo la celebrazione della santa Messa e al rientro il discorso del parroco, don Claudio Grasso al paese e lo spettacolo di giochi d’artificio.

 

AGENDA DEGLI APPUNTAMENTI

1. Festeggiamenti in onore di Santa Rosalia a Montepellegrino

In occasione dei Festeggiamenti in onore di Santa Rosalia a Montepellegrino, il reggente del Santuario p. Gaetano Ceravolo, ha organizzato per martedì 3 settembre 2019, una serie di eventi. Alle ore 18 si svolgerà la santa messa e alle ore 20.30 l’Adorazione Eucaristica, quindi alle  20.30 il pellegrinaggio diocesano dalle falde del monte (Largo A. Sellerio) e alle ore 21.30 e alle 23.30 la santa messa.

 2. Sul Tgweb l’intervento dell’Arcivescovo alla conclusione del Festino

L’appello ai palermitani dell’arcivescovo mons. Corrado Lorefice durante il discorso da piazza Marina in occasione del Festino di Santa Rosalia, Biagio Conte si fa esule e parte da migrante per andare a piedi in Europa e la Scuola teologica di base si prepara a festeggiare il 40° anniversario delle attività. Sono alcuni dei servizi che questa settimana, propone il Tgweb dell’Arcidiocesi di Palermo, il magazine, ideato e realizzato dall’Ufficio per le Comunicazioni Sociali, con la collaborazione dei Servizi informatici che viene postato il sabato sul sulla pagina Facebook dell’Arcidiocesi e sul sito dell’Arcidiocesi.

Guarda il Tgweb: https://www.youtube.com/user/tgwebdiocesipa

 

I CHIAROSCURI di Giuseppe Savagnone

1. Erano tutti nostri figli

Mentre il nostro Parlamento in questi giorni è impegnato nelle votazioni per trasformare in legge il cosiddetto decreto sicurezza bis (peraltro già entrato in vigore il 15 giugno), che mira a blindare le nostre acque territoriali, per impedire l’arrivo di navi delle Ong, il motopeschereccio di Sciacca “Accursio Giarratano”, nella notte tra il 23 e il 24 luglio, ha soccorso un gommone con una cinquantina di migranti in procinto di affondare e non li ha lasciati finché, dopo un’attesa di diverse ore (“perdute” per la pesca), una motovedetta italiana non è venuta a prenderli per portarli a Lampedusa.

«Con gli occhi di mio figlio»

«Noi soccorriamo con tutto il cuore i migranti in difficoltà, e lo facciamo anche come omaggio alla memoria di mio figlio morto», dice l’armatore del peschereccio, Gaspare Giarratano, che ha perso un figlio di 15 anni per un male incurabile.

E aggiunge: «Tutte le volte noi facciamo il nostro dovere, sbracciandoci e aiutando uomini, donne e bambini, perché è giusto così (…). Come potremmo voltarci dall’altra parte di fronte alle richieste di aiuto che provengono da esseri umani, che possono essere anche bambini, che magari ci guardano con gli occhi di mio figlio? No, noi li salviamo, e lo facciamo anche pensando al mio ragazzo, perché lui era come noi, e da lassù ci benedice».

Fa più notizia la grave questione del reggiseno

Ho letto questa notizia insieme a quella del naufragio che, poche ore dopo, ha coinvolto un barcone con a bordo trecento persone, di cui la metà sono morte affogate.

Cronaca ordinaria, ormai, che stenta a farsi strada sulle pagine dei giornali e nei notiziari, in attesa di un prossimo spettacolare braccio di ferro mediatico fra il nostro ministro degli Interni e una emula di Carola Rackete (magari concentrandosi poi per giorni sul suo reggiseno).

Eppure anche quelli erano figli di qualcuno. Non nostri, è vero, e lo dice la freddezza delle reazioni che ormai l’opinione pubblica ha di fronte a queste tragedie.

Perché se, invece, a morire è un giovane carabiniere italiano, appena al ritorno dal viaggio di nozze, riaffiora improvvisamente nell’opinione pubblica il giusto senso del dramma che ogni morte di uomo rappresenta Eppure le parole dell’armatore di Sciacca – «magari ci guardano con gli occhi di mio figlio» – riguardano sia gli stranieri morti in mare che il carabiniere barbaramente assassinato…

Al di là del “buonismo”

“Buonismo” a buon mercato? Oggi almeno un italiano su tre, a giudicare ai sondaggi, ne è convinto e contrappone a questi sentimentalismi la lucida analisi della ragione, tante volte esposta dal ministro Salvini: soccorrere i migranti è un danno per la nostra sicurezza e un favore fatto alle mafie che organizzano il traffico degli esseri umani, illudendo le loro vittime (che non sono affatto profughi, né poveri, altrimenti non avrebbero i soldi per pagare e non sarebbero per lo più giovani “palestrati”, con tanto di smartphone) con il miraggio del facile benessere che avranno in Italia.

Il solo modo di evitare che queste persone muoiano in mare, o riescano a sbarcare per venire a minacciarci (è eloquente l’immediato tentativo di collegare l’uccisione del carabiniere alla presenza degli immigrati), è di spegnere sul nascere questa illusione, chiudendo i nostri porti.

Un dato di fatto

Per professione, oltre che come essere umano, ho sempre apprezzato la ragione (insegnavo filosofia). Perciò sono contento che il confronto non si svolga a livello di “buoni” sentimenti – naturalmente eliminando anche l’influsso di quelli “cattivi” di paura e di odio, che invece spesso vengono esibiti senza vergogna (a differenza degli altri) in questi dibattiti. Ragioniamo, dunque.

E qui, però, la logica del discorso che sentiamo ripetere da circa un anno e mezzo – solo in questo, forse, il “governo del cambiamento” è stato sempre unito e coerente – mi sembra abbia contro sé almeno un dato di fatto, che non può essere contestato: dopo un anno e mezzo di proclami, di porti chiusi, di emarginazione delle Ong, di decreti legge uno più severo dell’altro, queste persone continuano a partire.

Molti sbarcano in Italia – proprio nei giorni dello spettacolare duello tra i due “capitani” sulla sorte dei 42 migranti a bordo della “Sea-Watch”, ne sono arrivati a Lampedusa centinaia, anche dopo i limiti posti alle navi delle Ong (vedi dichiarazioni del sindaco) –, molti non ce la fanno e annegano, molto più di prima, perché a causa di quei limiti e di tutte le difficoltà poste dal governo alle altre navi (la “Diciotti” era della marina italiana! Come lo è, adesso, la motovedetta “Gregoretti”) ora i soccorsi sono molto più problematici.

Anche noi volevamo essere felici

A quanto pare, l’enorme apparato di difesa dei nostri confini dalla «invasione» (così viene definita da molti) non ha potuto bloccare un movimento che ha radici evidentemente molto più profonde di quelle attribuibili a un complotto criminale. Come le misure di Trump non hanno scoraggiato i migranti che dal Messico cecano disperatamente di passare negli Stati Uniti.

«Non è vero che sono profughi, sono “migranti economici”!», ho sentito spesso gridare con indignazione. «Tanto che hanno i soldi per la traversata». Anche i milioni di italiani che in passato sono emigrati negli Stati Uniti, in Argentina, in Belgio, non scappavano da guerre e avevano i soldi per il biglietto della nave.

Non erano miserabili, erano poveri. Il miserabile è uno a cui manca il necessario; perciò neppure è in grado di muoversi. Il povero è uno riesce solo a sopravvivere, ma non ha il superfluo che permette di vivere bene, di essere felice. Perché, per essere felici, «niente è più necessario del superfluo» (Oscar Wilde).

Non so cosa dicano loro le mafie, ma è sicuro che le persone che sfidano, tra violenze inaudite, i viaggi allucinanti nel deserto, gli spaventosi campi di detenzione della Libia, le traversate in condizioni estreme di disagio e di pericolo, non lo fanno solo per cercarsi palestre più attrezzate. Lo fanno – e sanno benissimo a cosa vanno incontro (non hanno gli smartphone?) – perché vogliono essere felici.

Come i nostri nonni. E, se è così, non sarà certo Salvini a fermarli.

I migranti italiani erano tutte brave persone?

Quanto all’obiezione, così spesso sollevata, che i nostri emigrati erano brave persone che volevano solo trovare lavoro, mentre questi sono parassiti e delinquenti, basta aver visto “Il Padrino” per apprendere che le grandi “famiglie” della mafia degli Stati Uniti non portano per caso nomi italiani – Genovese, Bonanno… –, ma perché erano di italiani emigrati.

Reciprocamente, basterebbe conoscerne meglio qualcuno per scoprire che gli immigrati non sono, nella stragrande maggioranza, fannulloni e criminali: è stata la politica dei governi precedenti che, con una finta accoglienza senza misure di integrazione, li ha condannati all’inazione e ha impedito loro di dare, nella maggior parte dei casi, il contributo delle loro capacità e delle loro competenze.

E il primo “Decreto sicurezza”, distruggendo i pochi appigli esistenti per favorire l’integrazione, ha esasperato questa emarginazione, rendendo reale un pericolo di criminalizzazione che prima era abbastanza remoto.

Come i nostri ragazzi

Non vengono per aggredirci. Chiedono di essere accolti perché la nostra società può dare loro la possibilità di essere felici. Come i nostri figli che, ormai sempre più spesso, vanno a cercare opportunità di una vita migliore in altri Paesi, e che sono dunque anche loro “migranti”. E se alla frontiera di questi Paesi i nostri ragazzi fossero bloccati, perché sono italiani (e quindi fannulloni e donnaioli), non ci indigneremmo?

E se i governi stranieri per scoraggiare l’emigrazione in atto dei nostri ragazzi li costringessero a rischiare la vita per arrivare, e poi li lasciassero morire senza soccorso, puntando sul fatto che, con un po’ di italiani morti, gli altri si scoraggeranno e la smetteranno di cercare di “rubare” i posti di lavoro ai loro cittadini?

Non grideremmo, con tutta la nostra rabbia e la nostra disperazione – specie se uno di quei ragazzi fosse nostro figlio – che un governo e un popolo che fanno questo sono al di sotto della più elementare umanità?

Erano anche nostri figli

Certo, quelli che sono morti al largo della Libia l’altra notte, non sono nostri figli. E le grida di dolore dei loro genitori non arrivano fino a noi.

Non abbiamo così neppure bisogno di giustificarci spiegando che avremmo voluto «aiutiarli a casa loro». (Una clamorosa bugia, perché il solo aiuto che finora i nostri governi – compreso quello attuale – hanno dato è consistito nel vendere armi per alimentare guerre civili e guerriglie).

Per questo possiamo sbadigliare davanti alla Tv, quando ci segnala la notizia dell’ultimo naufragio. Mentre ancora ci indigniamo se a morire è un povero ragazzo italiano di 35 anni.

Eppure forse, al di là della cittadinanza giuridica e dell’appartenenza etnica, queste morti ci riguardano tutte. Perché i ragazzi che ora non vivono più – mi tornano alla mente le parole di Gaspare Giarratano – avevano tutti gli stessi occhi dei nostri figli.