“Attualizzare la lezione e la testimonianza dei fratelli Sturzo nel nostro Paese che ha bisogno di essere animato da una spiritualità civica e carità politica”. Così l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, intervenuto al convegno sul “Centenario del Partito popolare italiano. Luigi e Mario Sturzo: il progetto cristiano di democrazia”, svolto alla Facoltà teologica di Sicilia. L’arcivescovo si è detto grato per questo spazio di ricerca e riflessione. “La ricca e poliedrica figura dei due fratelli Sturzo è affascinante oggi come negli anni in cui hanno operato. Fratelli legati dal sangue come dalla stessa esperienza ecclesiale gli Sturzo. Luigi in particolare ha studiato nel Seminario di Noto a me caro – ha aggiunto – alla scuola di mons. Blandini”.
Mons. Lorefice si è pure soffermato sulla distinzione fra fede e politica su cui si fondava l’impegno politico di Sturzo, che “ha fondato un partito ispirato dalla dottrina sociale cristiana ma riscattato da ogni mentalità clericale senza essere laicista”.
Per il preside della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista” don Francesco Lomanto: “I tre giorni di convegno con il lungo lavoro di ricerca e di approfondimento condiviso da più di 40 esperti di diverso orientamento e provenienti da tutt’Italia, sono un contributo che viene offerto a tutti, per una più profonda conoscenza del progetto cristiano di democrazia di Luigi e Mario Sturzo”.
Un contributo offerto a tutti: alla Chiesa, agli studiosi e al mondo della politica, che ha avuto l’originalità di celebrare il Centenario mettendo in relazione i due fratelli Sturzo, entrambi impegnati, fin dai tempi della nascita del periodico “La Croce di Costantino”, nell’elaborazione culturale che porterà Luigi a fondare il Partito popolare nel 1919. Il convegno ha dato voce anche all’indagine locale attraverso lo studio degli archivi delle Chiese locali e alla produzione scientifica del vescovo Cataldo Naro che aveva proposto interessanti chiavi di lettura, oggi particolarmente attuali, su quegli elementi di novità che i due fratelli Sturzo con sapiente creatività seppero introdurre nei rispettivi ambiti della loro azione per contribuire a dare una svolta in senso cristiano alla democrazia e alla cultura dei loro difficili tempi soprattutto nel rapporto con la modernità.
Sulla necessità di non sterilizzare il progetto sturziano si è soffermato Gaspare Sturzo, pronipote di Luigi e Mario e presidente del Centro Internazionale di studi Sturzo, che ha arricchito il suo intervento dello sguardo inedito e privato dei ricordi di famiglia, tra cui alcuni aneddoti sul passaggio di informazioni che, grazie a suo nonno Guglielmo, durante il fascismo avveniva tra la rete clandestina, Luigi in esilio e il vescovo Mario.
“L’intuizione di Luigi Sturzo rivela ancora oggi la sua attualità e la sua efficacia” – ha detto l’arcivescovo emerito di Monreale Salvatore Di Cristina che ha presieduto l’ultima sessione dei lavori del Convegno.
“Ogni epoca deve tirare fuori da se stessa le risorse e i valori su cui organizzare la vita sociale assumendosene la responsabilità senza pensare di fotocopiare il passato – ha puntualizzato il vescovo di Acireale e vice-presidente della CEI Antonino Raspanti – Di Sturzo colpisce ancora oggi la forza del suo pragmatismo, l’efficacia e il realismo della sua proposta di un ‘popolarismo concreto’, per nulla visionario che non illude i cittadini di realizzare il paradiso in terra, non cede all’utopia che come sappiamo ha portato al fallimento dei totalitarismi. Va oltre lo stesso liberalismo ormai alle corde. Il realismo della sua intuizione – ha aggiunto mons. Raspanti – paradossalmente viene dalla sua fede e da quel sapere teologico che sorregge senza invadere la sua visione politica, dandogli quella capacità di saper distinguere, il senso della distanza e della distinzione che rappresentano ancora oggi un patrimonio morale e politico”.