Un altare per il povero è stato inaugurato dall’Arcivescovo mons. Corrado Lorefice, all’interno dell’aula liturgica del Santuario mariano di Altavilla Milicia dove in tempo era allocato il Battistero. L’altare per i poveri è il segno tangibile del Giubileo della misericordia perché possa ricordare a tutti qual è l’impegno del cristiano.
L’originale idea del parroco e rettore del Santuario della Milicia, don Salvo Priola, riprende le “Tre P” contenute nello stemma episcopale di Lorefice (Pane eucaristico, Parola di Dio, Poveri).
“Qualcuno si stupirà – afferma don Priola – ma ha un significato preciso. L’unico altare che è Cristo ha tre segni: uno l’altare della Parola che è l’ambone, l’altro è la mensa eucaristica dove pane e vino vengono transustanziati nel corpo e sangue di Cristo, e poi l’altare del povero, perché il povero è la carne di Cristo e come diceva il beato Giacomo Cusmano è l’ottavo sacramento. Tutto questo diventa un segno evidente dentro l’aula liturgica”.
Monsignor Lorefice ama particolarmente questo santuario mariano e lo ha ricordato ai tanti fedeli che si sono radunati in occasione dell’inaugurazione. Presente anche il direttore della Caritas diocesana, don Sergio Mattaliano.
“Gesù nell’ultima cena ha detto ‘fate questo in memoria di me’ e ci ricorda che ha spezzato la vita per noi – sottolinea l’arcivescovo -. A Pietro ha detto ‘lavatevi i piedi a vicenda come ho fatto io con voi’. E anche che ‘qualunque cosa avete fatto ai piccoli l’avete fatta a me’. Per questo mi piace molto l’idea del parroco che ha voluto questo altare del povero, perché ci fa comprendere gli altri due altari presenti in ogni chiesa”.
L’altare ha la forma di braccia, nel piede riporta lo stemma della Caritas e sulle pareti il versetto di Tobia: “Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio” e l’immagine stilizzata di un abbraccio accogliente. Rappresenta uno sguardo permanente rivolto agli ultimi e ai poveri, “che nel nostro territorio sono tantissimi – aggiune il parroco -. Ho trovato numerose famiglie in grave difficoltà, a causa della perdita del lavoro del capofamiglia. Qui in molti vivevano di edilizia e di agricoltura, due settori ormai morti”. Sull’altare saranno poste stabilmente tre ceste, per contenere ciò che i fedeli vorranno condividere con i più poveri. Accanto due bacheche, dove ogni mese sarà esposta l’immagine di un santo della carità, con notizie biografiche e testi attinenti, a cominciare da Madre Teresa di Calcutta appena canonizzata nel settembre scorso, “in modo che chi porta qualcosa per i poveri non doni soltanto, ma riceva qualcosa, imparando ad amare i poveri. Vogliamo fare in modo che chi entra in questo Santuario ne esca diverso, cambiato”.
L’originale idea del parroco e rettore del Santuario della Milicia, don Salvo Priola, riprende le “Tre P” contenute nello stemma episcopale di Lorefice (Pane eucaristico, Parola di Dio, Poveri).
“Qualcuno si stupirà – afferma don Priola – ma ha un significato preciso. L’unico altare che è Cristo ha tre segni: uno l’altare della Parola che è l’ambone, l’altro è la mensa eucaristica dove pane e vino vengono transustanziati nel corpo e sangue di Cristo, e poi l’altare del povero, perché il povero è la carne di Cristo e come diceva il beato Giacomo Cusmano è l’ottavo sacramento. Tutto questo diventa un segno evidente dentro l’aula liturgica”.
Monsignor Lorefice ama particolarmente questo santuario mariano e lo ha ricordato ai tanti fedeli che si sono radunati in occasione dell’inaugurazione. Presente anche il direttore della Caritas diocesana, don Sergio Mattaliano.
“Gesù nell’ultima cena ha detto ‘fate questo in memoria di me’ e ci ricorda che ha spezzato la vita per noi – sottolinea l’arcivescovo -. A Pietro ha detto ‘lavatevi i piedi a vicenda come ho fatto io con voi’. E anche che ‘qualunque cosa avete fatto ai piccoli l’avete fatta a me’. Per questo mi piace molto l’idea del parroco che ha voluto questo altare del povero, perché ci fa comprendere gli altri due altari presenti in ogni chiesa”.
L’altare ha la forma di braccia, nel piede riporta lo stemma della Caritas e sulle pareti il versetto di Tobia: “Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio” e l’immagine stilizzata di un abbraccio accogliente. Rappresenta uno sguardo permanente rivolto agli ultimi e ai poveri, “che nel nostro territorio sono tantissimi – aggiune il parroco -. Ho trovato numerose famiglie in grave difficoltà, a causa della perdita del lavoro del capofamiglia. Qui in molti vivevano di edilizia e di agricoltura, due settori ormai morti”. Sull’altare saranno poste stabilmente tre ceste, per contenere ciò che i fedeli vorranno condividere con i più poveri. Accanto due bacheche, dove ogni mese sarà esposta l’immagine di un santo della carità, con notizie biografiche e testi attinenti, a cominciare da Madre Teresa di Calcutta appena canonizzata nel settembre scorso, “in modo che chi porta qualcosa per i poveri non doni soltanto, ma riceva qualcosa, imparando ad amare i poveri. Vogliamo fare in modo che chi entra in questo Santuario ne esca diverso, cambiato”.