Centinaia di operatori Caritas, presbiteri e diaconi hanno risposto con grande entusiasmo all’invito dell’Arcivescovo mons. Corrado Lorefice che li ha convocati per un incontro di formazione con il direttore della Caritas di Noto, Maurilio Assenza per un momento di condivisione e confronto delle iniziative da attuare. Presenti anche don Angelo Giurdanella, vicario generale della diocesi di Noto e don Sergio Mattaliano il quale ha invitato, in questo anno della Misericordia a ripensare insieme le motivazioni del servizio e le possibili iniziative e percorsi per l’animazione della carità in diocesi.
“È bello che le due Chiese sorelle di Palermo e Noto – ha detto l’arcivescovo – condividano un servizio ecclesiale come quello della Caritas per una visione che parte dal Concilio. Con la Caritas andiamo al cuore della missione della Chiesa che deve essere un segno quanto più fulgido della cura che Dio ha per gli uomini segnati dalla fragilità e dalla povertà. Dobbiamo ripensare la Chiesa povera come al tempo di Gesù e noi come comunità Eucaristica dobbiamo sapere sfamare chi ha bisogno senza attendere che sia la Caritas a pensare ai poveri. Pertanto le famiglie cristiane debbono aprire le loro case ai bisognosi. Come nella famiglia ci si prende cura gli uni degli altri, anche in Chiesa occorre aggiungere un posto a tavola. La prospettiva è maturare l’idea che non debba esistere la Caritas ma camminare verso, famiglie che guardano i bisogni dei bisognosi”.
L’invito ad aprire gli orizzonti e coinvolgere i volontari Caritas direttamente per rispondere ai bisogni dei poveri è stato fatto dal relatore Maurilio Assenza, il quale ha affermato che senza coinvolgimento non esiste amore. Inoltre, i volontari debbono esercitare un accorto discernimento per cogliere ciò che Dio fa per aiutare a comprendere le esigenze dei più deboli.
“Se i poveri si rivolgono a noi – ha proseguito Assenza – è perché il Signore ci scuote ad andare verso di loro. Dio è il volto nascosto dietro ogni loro lacrima. Per questo bisogna stare accanto per condividere le loro pene e sofferenze. La Caritas – ha detto ancora – deve essere antenna dei bisogni dei poveri, delle famiglie e degli immigrati al fine di rispondere alle esigenze di chi ha bisogno mettendo in atto modelli di vita cristiana, tenendo conto delle giuste priorità, a partire dalle radici spirituali, poi l’educazione, la fedeltà, la precisione, l’ordine e la tenerezza”.
Nella sua relazione il direttore della Caritas di Noto ha riferito come nelle parrocchie i sacerdoti che debbono predicare come i discepoli di Emmaus e insegnare come accogliere i bisognosi mentre i diaconi che hanno un ministero consacrato devono sapere leggere i segni dei tempi. “La Chiesa tutta – ha concluso – deve essere un corpo che serve, un insieme di persone che tiene agli altri”.
“È bello che le due Chiese sorelle di Palermo e Noto – ha detto l’arcivescovo – condividano un servizio ecclesiale come quello della Caritas per una visione che parte dal Concilio. Con la Caritas andiamo al cuore della missione della Chiesa che deve essere un segno quanto più fulgido della cura che Dio ha per gli uomini segnati dalla fragilità e dalla povertà. Dobbiamo ripensare la Chiesa povera come al tempo di Gesù e noi come comunità Eucaristica dobbiamo sapere sfamare chi ha bisogno senza attendere che sia la Caritas a pensare ai poveri. Pertanto le famiglie cristiane debbono aprire le loro case ai bisognosi. Come nella famiglia ci si prende cura gli uni degli altri, anche in Chiesa occorre aggiungere un posto a tavola. La prospettiva è maturare l’idea che non debba esistere la Caritas ma camminare verso, famiglie che guardano i bisogni dei bisognosi”.
L’invito ad aprire gli orizzonti e coinvolgere i volontari Caritas direttamente per rispondere ai bisogni dei poveri è stato fatto dal relatore Maurilio Assenza, il quale ha affermato che senza coinvolgimento non esiste amore. Inoltre, i volontari debbono esercitare un accorto discernimento per cogliere ciò che Dio fa per aiutare a comprendere le esigenze dei più deboli.
“Se i poveri si rivolgono a noi – ha proseguito Assenza – è perché il Signore ci scuote ad andare verso di loro. Dio è il volto nascosto dietro ogni loro lacrima. Per questo bisogna stare accanto per condividere le loro pene e sofferenze. La Caritas – ha detto ancora – deve essere antenna dei bisogni dei poveri, delle famiglie e degli immigrati al fine di rispondere alle esigenze di chi ha bisogno mettendo in atto modelli di vita cristiana, tenendo conto delle giuste priorità, a partire dalle radici spirituali, poi l’educazione, la fedeltà, la precisione, l’ordine e la tenerezza”.
Nella sua relazione il direttore della Caritas di Noto ha riferito come nelle parrocchie i sacerdoti che debbono predicare come i discepoli di Emmaus e insegnare come accogliere i bisognosi mentre i diaconi che hanno un ministero consacrato devono sapere leggere i segni dei tempi. “La Chiesa tutta – ha concluso – deve essere un corpo che serve, un insieme di persone che tiene agli altri”.