Si allega il testo dell’Omelia dell’Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice pronunciata questa mattina nella Basilica di San Fra Francesco d’Assisi durante il solenne Pontificale. In corsivo, il testo della Preghiera alla città di Palermo che l’Arcivescovo eleverà questa sera in piazza San Domenico ai piedi della statua dell’Immacolata; subito dopo, la Processione del Simulacro argenteo dell’Immacolata raggiungerà la Chiesa Cattedrale. Accompagnerà il riporto del fercolo nella Basilica di San Domenico Mons. Filippo Sarullo, Parroco della Chiesa Cattedrale di Palermo.
Alle celebrazioni della Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria è presente Mons. Paolo De Nicolò, già Reggente della Prefettura della Casa Pontificia, diretto collaboratore di S. Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI.
Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Chiesa di S. Francesco all’Immacolata, 8 dicembre 2022
Omelia Arcivescovo
Nel tempo d’Avvento la Chiesa vive la prima delle feste mariane di un nuovo anno: la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Cara all’intero popolo di Dio, e in particolare a noi palermitani, questa festa ci prepara ad accogliere con Maria e come Maria il dono della nascita di Gesù. Guardando a Lei impariamo a predisporci interiormente alla celebrazione del Natale di Cristo Signore, mentre alziamo lo sguardo in attesa della sua venuta definitiva nella gloria, quando passerà il mondo presente e si stabilirà la Terra nuova e i Cieli nuovi.
Più guardiamo a Maria e alla sua Immacolata Concezione e più in Lei scopriamo la nostra chiamata battesimale e il volto più vero della Chiesa: in lei infatti, creatura di intatto splendore, trova inizio la Chiesa stessa, la sposa di Cristo, tutta bella, tutta splendente senza macchia e senza ruga. In Lei si manifesta anche il disegno di Dio su ciascuno di noi e sulla Chiesa. Maria Immacolata, umile volto di quanti attendevano la realizzazione della promessa di Dio, dei poveri di Jahvé, è la prima creatura della nuova Gerusalemme. In Lei, inoltre, l’umanità di tutti i tempi può pregustare il suo futuro e il fondamento della sua speranza di immortalità.
In Lei è evidente che la grazia divina prevale sulla fragilità del peccato degli uomini. Maria, se la contempliamo alla luce della tradizione, è la donna nuova liberata dalle conseguenze nefaste del peccato, della disobbedienza a Dio. “Immacolata” significa libera dal peccato. Soprattutto libera dalla paura che condiziona il rapporto di noi umani con Dio: «Ho udito il tuo passo nel giardino e ho avuto paura» (Gn 3,20).
L’opera della salvezza di Dio è la sua volontà di liberarci dalla paura. Dio non è il ‘padrone’ che limita la libertà, ma il Padre che ama i suoi figli e li conferma nella vera libertà. «Non temere», dirà l’angelo alla Vergine di Nazareth, a Colei che Dio ha ricolmato di grazia: «Non temere, o Maria, tu hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30).
Se consideriamo le parole che Dio rivolge al serpente troviamo l’intenzione sua più profonda di scegliere una donna e di coinvolgerla in un’alleanza di liberazione contro il male, contro la cattiva radice della paura di Dio. Da Maria infatti ‒ come da sempre crede la Chiesa ‒ è uscito Gesù, il virgulto nuovo, il divino Seminatore della semente incorruttibile: del bene, dell’amore, della pace, della relazione di fiducia e di gratuità.
Maria Immacolata è l’icona dell’umanità rinnovata dalla grazia. Questa Donna e il suo Figlio sono gli esemplari più belli della nuova creazione, modello di quanti scelgono di non rimanere sotto il potere della paura, fonte di inimicizia, di sospetto e di violenza. Di quanti antepongono ogni cosa a Cristo, costanti nel vincere il male ‒ nelle sue diverse forme ‒ con il bene, per essere collaboratori del progetto di Dio a favore dell’intera famiglia umana. Per contribuire a costruire la Casa comune secondo il progetto divino originario: un giardino fecondo con al centro l’albero della vita dove tutti possono ritrovarsi come fratelli.
Maria ci assicura che nessuna conseguenza del peccato dell’uomo è capace di dissuadere e di bloccare Dio da questo disegno di bene che è in atto in Gesù, il Figlio nato da Maria. Ella, l’Immacolata che ha condiviso in tutto la nostra condizione terrena, eccetto il peccato ‒ come Gesù che ha assunto la nostra natura umana ‒, ci precede. È con noi nel prendere parte a questo disegno di Dio.
Maria ci fa scoprire la nostra chiamata in Gesù ad essere figli di Dio, «santi e immacolati al suo cospetto nella carità», come ci ha ricordato la seconda lettura tratta dalla Lettera di S. Paolo Apostolo agli Efesini (1,4). Come Maria anche noi dobbiamo essere pienamente disponibili per l’attuazione del disegno di Dio, disegno di bene per il mondo, di vita, di pace. E per questo anche noi con lei vogliamo ripetere: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Noi desideriamo essere plasmati dalla potente forza trasfigurante della Parola di Dio. Come afferma Sant’Agostino, «Santa Maria fece la volontà del Padre e la fece interamente; e perciò vale di più per Maria essere stata discepola di Cristo anziché madre di Cristo; vale di più, è una prerogativa felice essere stata discepola anziché madre di Cristo. Maria era felice poiché, prima di darlo alla luce, portò nel ventre il Maestro» (Sermone 72/A, 7).
Noi oggi siamo qui per contemplare Maria, l’Immacolata, «come discepola di Gesù, di contemplare la sua fede, e il mondo ha diritto di vedere in noi cristiani che la fede illumina la vita, la trasforma pur non sottraendola alle fatiche e alle prove che comporta. Dobbiamo impegnarci a vivere la fede quale prolungamento di quella di Maria, dobbiamo dare spazio allo Spirito come ha fatto lei, perché i misteri di Dio dilaghino in noi, perché la Parola ci plasmi e ci possegga» (C.M. Martini, Omelia, 8.12.2000).
Questo è un tempo opportuno per la fede, proprio perché non essendo più scontata e trasmessa socialmente ‒ anzi marginalizzata, attaccata, banalizzata e perseguitata ‒, può essere espressione di una ricerca personale e di un’adesione alla grazia trasformate, una risposta libera, consapevole e coerente, una scelta che innerva il pensiero e la vita.
Da questo punto di vista sono di grande attualità le parole contenute nella Lettera a Natalija Dmitrievna Fonvizina di Fëdor Dostoevskij (scritta a fine febbraio 1854): «Vi dirò di me che io sono un figlio del secolo, sono un figlio del dubbio e della miscredenza, fino a oggi e (lo so) finché campo. Questa sete di fede mi è costata e mi costa spaventose sofferenze, ed essa cresce nel mio animo tanto più forte quanto più in me albergano conclusioni opposte. E tuttavia, Dio mi concede a volte degli attimi in cui sono assolutamente in pace; in quei momenti amo e vedo che sono amato dagli altri, e in quei momenti ripongo in me il simbolo della fede nel quale per me è tutto limpido e santo. Questo simbolo è molto semplice, ed è questo: credere che non ci sia niente di più bello, profondo, disponibile, sensato, coraggioso e perfetto di Cristo e non solo non c’è, ma mi dico con amore geloso, che nemmeno può esistere. Inoltre, se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è al di fuori della verità, e davvero la verità si trovasse fuori di Cristo, preferirei comunque rimanere con Cristo piuttosto che con la verità».
Vogliamo essere in tutto come Maria, discepoli fedeli di Cristo, in piena e costante relazione con lui; partecipi della sua missione salvifica. Corrispondere alla grazia, fare nostra l’adesione di Maria al disegno salvifico di Dio per essere servi del Signore, solo di lui e di nessun altro.
O Vergine Immacolata, tu che hai conservato il tuo cuore trasparente a Dio, alimenta il desiderio di convertirci, di purificarci, di accogliere e corrispondere alla grazia di Dio, di vivere sotto lo sguardo del Padre. Sii per tutti forza di vita, dolcezza, speranza, casa di convivialità fraterna, porta del Cielo.
O Madre santissima, noi ti affidiamo la nostra Chiesa e la nostra Città di Palermo, le famiglie, l’innocenza dei bambini, il futuro incerto dei giovani, illusi dai falsari di libertà e circuiti da spacciatori di dipendenze e di morte; ti affidiamo gli anziani, gli ammalati, le persone disabili, gli emarginati, i poveri, i profughi, i carcerati, l’umanità intera perché tutti sono tuoi figli. Ti affidiamo, o Madre, la grande causa della giustizia e della pace nel mondo, specialmente in Ucraina.
Dona agli amministratori fedeltà ai principi costituzionali, onestà e distacco da interessi personali o di gruppo, libertà da ingerenze mafiose, intelligenza, capacità progettuale e costanza nella risoluzione dei veri problemi della nostra gente: casa, lavoro, pane, ambiente, diritto allo studio, assistenza sanitaria, legalità, infrastrutture.
Fa’ che ricerchiamo sempre la giustizia e la carità e percorriamo fedelmente la via che conduce al monte santo di Dio, dove tu ci attendi con Gesù.
O Maria, tu che sei tutta bella della bellezza di Dio, rivelaci sempre più pienamente il mistero del tuo Figlio, perché lo Spirito che ti ha adombrata trasfiguri la nostra Chiesa, la renda umile, fraterna e sinodale, gioiosa e audace nella testimonianza dell’Evangelo, la arricchisca di tutte le vocazioni; dia fedeltà e perseveranza agli sposi, ai ministri ordinati, ai consacrati e alle consacrate, e continui ad attirare i cuori degli uomini e delle donne di questo nostro complesso ma promettente tempo. Amen.