In occasione della Memoria di San Corrado Confalonieri, Eremita e Penitente del 19 febbraio 2020, l’Arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice ha diffuso il Messaggio per la Quaresima 2020 sul tema: Dare ‘corpo’ alla carità per essere «cittadini degni del Vangelo di Cristo» (Fil 1, 27).
Carissime Sorelle e Carissimi Fratelli, il ritorno del «momento favorevole» e del «tempo salvifico» (cfr 2Cor 6,1-2) della Quaresima, ci sprona ad aprirci ancora, con alacre fiducia, alla grazia del Signore, alla continua conversione a Dio, riconoscendo la nostra fragilità e la nostra finitudine ma senza rimanere schiacciati dalla paura del nostro peccato.
Soprattutto ci sollecita di cuore a vivere bene, a comportarci secondo il Vangelo, gioiosi di essere ‒ uniti in un solo spirito ‒ “degni cittadini del Vangelo” e “cittadini degni del Vangelo” (cfr Fil 1, 27), fraterni compagni degli uomini e delle donne del nostro tempo.
Noi discepoli del Signore, diretti testimoni di una umanità “toccata” e redenta dalla morte e resurrezione di Gesù Cristo, nel tempo liturgico della Quaresima ‒ le sei settimane, i quaranta giorni che ci preparano alla Pasqua ‒ guidati dallo Spirito, riascoltiamo il silenzio del cuore vivendo «il deserto nella città» (Carlo Carretto). Ci fermiamo a fare memoria per ritrovare la freschezza delle nostre origini, del nostro incontro con Colui che ci ha chiamati a seguirlo, della nostra rigenerazione battesimale che feconda di speranza il fluire del tempo e le nostre relazioni umane, l’ordito di attese e di delusioni, di gioie e di sofferenze, di conquiste e di fallimenti, di libertà e di schiavitù, di vita e di morte che conosce il cammino dell’uomo nei crocevia della storia.
La Quaresima è il tempo in cui, come afferma Isaia, «tu invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono. La tua gente riedificherà le antiche rovine, ricostruirai le fondamenta di epoche lontane. Ti chiameranno riparatore di brecce, restauratore di case in rovina per abitarvi» (Is 58,4-10).
Come discepoli del Signore Gesù, viviamo la Quaresima contemplando e pregustando la pienezza del regno di Dio e, in qualche modo, anticipandolo nei rapporti giusti e buoni di ogni giorno, nella famiglia, nell’ambito del lavoro e del tempo libero, dell’impegno civile e del volontariato, nella comunità degli uomini e nella comunità cristiana. Come ci ricorda la Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, i cristiani viviamo la responsabilità della costruzione giusta e solidale della città umana, ben sapendo che chi «trascura i suoi impegni temporali, trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi verso Dio stesso, e mette in pericolo la propria salvezza eterna» (n. 43).
Per questo, nel tempo liturgico della Quaresima saremo impegnati ad attivare una connessione tra il bene da compiere nel vissuto di ogni giorno (il compito umano, il “cammino dal basso”) e il dono che proviene da Dio (la grazia, la “salvezza dall’alto”).
Quaresima è un tempo di speranza perché si semina nelle lacrime ma sempre nella certezza che abbondante sarà la gioia della mietitura e del raccolto (cfr Sal 125, 5). Quaresima è il preludio della Pasqua. Quaresima è custodia di una memoria grata che ci aiuta a trasfigurare l’oggi secondo il futuro di Dio deflagrato nella Pasqua di Cristo. Quaresima è il cammino della Chiesa chiamata a dare corpo alla novità e alla creatività del dono pasquale dello Spirito, alle sue sorprese.
Carissime, Carissimi, non è qui racchiuso il senso profondo del cammino pastorale che la Chiesa palermitana ha individuato e che desidera fortemente percorrere per il triennio 2020-2022 in vista della «conversione missionaria delle nostre comunità»? Come ribadiva Papa Francesco: «La Chiesa per sua natura è missionaria, non ripiegata su sé stessa, ma mandata a tutti gli uomini. Questa missione è la paziente testimonianza di Colui che vuole portare al Padre tutta la realtà ed ogni uomo. La missione è ciò che l’amore non può tacere. La Chiesa segue Gesù Cristo sulla strada che la conduce ad ogni uomo, fino ai confini della terra (cfr At 1,8). Così possiamo vedere nel nostro prossimo il fratello e la sorella per i quali Cristo è morto ed è risorto. Quanto abbiamo ricevuto, lo abbiamo ricevuto anche per loro. E parimenti, quanto questi fratelli possiedono è un dono per la Chiesa e per l’umanità intera» (Messaggio Quaresima 2015).
Per questo nel tempo propizio del «sacramento della nostra conversione» (Colletta, I Domenica di Quaresima) saremo personalmente e comunitariamente impegnati:
– A restituire tempo e spazio all’ascolto orante della Parola di Dio contenuta nelle Scritture, perché risuoni nella camera più interna del nostro cuore e nell’assemblea dei fratelli e delle sorelle.
– A tradurre nel quotidiano la fede pasquale celebrata nell’Eucaristia domenicale. A vivere da redenti da Gesù Cristo, il Crocifisso morto liberamente e per amore che il Padre non ha lasciato in balìa della corruzione del sepolcro. A intraprendere con coraggio – con il digiuno e la preghiera – la bonifica e la rivitalizzazione spirituale del nostro «uomo interiore» (Ef 3,16; 2Cor 4,16). A mettere in “quarantena” il nostro uomo esteriore. A spianare la strada, liberarla dalle pietre e dagli sterpi per raggiungere il “luogo segreto” dove irrompe e risiede la Presenza di Dio (cfr Mt 6,18) e dove lo Spirito irroratore dei cuori (cfr Rm 5,5) suscita il dono di noi stessi e della nostra vita, i gesti di una «fede che opera per mezzo della carità» (Gal 5,6).
– A dare volto alla nostra conversione con segni “corporei” di amore e di liberazione verso chi è nel bisogno, riconoscendo negli “scarti umani” ‒ prodotti da altri uomini idolatri dell’avere e del potere e dalle strutture perverse di peccato ‒ l’immagine di Dio e il “sacramento” del Cristo che ci ridice in maniera diretta e concreta: «Ero povero, malato, affamato, carcerato, nudo, forestiero, … e tu mi hai curato e accolto» (cfr Mt 25,31-48). La carità è questione di sguardo del cuore. Come affermava don Primo Mazzolari: «Chi ha poca carità vede pochi poveri; chi ha molta carità vede molti poveri; chi non ha nessuna carità non vede nessuno. […] Chi conosce il povero, conosce il fratello: chi vede il fratello vede Cristo, chi vede Cristo vede la vita e la sua vera poesia, perché la carità è la poesia del cielo portata sulla terra. Cristo che si fa “vedere” nel povero, che fa splendere quello che gli uomini non vogliono vedere, è anche il più grande dei poeti» (La via crucis del povero).
Maria, Madre di Gesù Figlio di Dio e Madre nostra, Donna e Discepola icona della Chiesa, «che segue Gesù fin sul Calvario e sta ai piedi della croce […], folgorante esempio di una nuova umanità», ci aiuti e ci accompagni in questo cammino quaresimale perché possiamo giungere gioiosi e rinnovati al sepolcro vuoto, pieno adempimento delle promesse di Dio contenute nelle Scritture, vittoria dell’Amore.
Come Maria, ciascun discepolo-martire, ciascun testimone di Cristo sia «uomo che conosce e vive la pienezza della carità, la quale abbraccia il cielo e la terra, le voci del sangue e quelle dello spirito, le voci del tempo e quelle dell’eternità» (Primo Mazzolari, La via crucis del povero).
Buon itinerario quaresimale a tutti! Ci sostenga la fulgida testimonianza di fede di S. Rosalia, eremita penitente e “liberatrice di città in rovina”.
Nell’attesa di incontrarvi il Giovedì Santo per la Messa del Crisma, vi benedico di cuore.