Presentata alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia Convertitevi, la Lettera dei Vescovi siciliani, nel 25 dell’appello lanciato da Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento. Ad illustrare la Lettera il Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Stefano Russo e ad Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. “La lettera dei vescovi di Sicilia – ha detto mons. Russo – ci spinge ad intervenire senza indugio contro ogni ingiustizia e sopruso: accorcia le distanze con chi vuole convertirsi e le allunga nei confronti di chi non si ravvede. Lo fa il documento della Conferenza episcopale siciliana e lo fa la Chiesa di Sicilia, con i suoi uomini e le sue donne, quelli che conosciamo e quelli di cui non sappiamo, ma che operano nella quotidianità con fedeltà evangelica piena”.
Per Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, “il documento dei vescovi dell’Isola non è affatto rituale: trasuda la sofferenza di tanti siciliani, caduti, martiri; è colmo di istanze di cedimento e di paura, ma anche di resistenza; ne fa memoria. Ha la capacità straordinaria di rilanciare una visione cristiana di speranza”. E ha aggiunto: “La riflessione della Chiesa di Sicilia è importante nell’intero mondo dei cristiani, ben al di là della Sicilia, dell’Italia e della stessa Europa, perché è laboratorio ecclesiale e profetico che può essere utilizzato dall’intera umanità”.
Mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo e gran cancelliere della Facoltà, ha richiamato lo stesso appello, “Convertitevi!” che lo scorso settembre anche Papa Francesco ha ripetuto dal capoluogo siciliano. “Lo ha detto in modo meno perentorio, ma non meno efficace e penetrante, ricordandoci – ha detto il presule – che non possiamo che parlare di mafia in termini evangelici: ne può parlare, allora, una Chiesa che si converte pienamente e nuovamente”. Per l’arcivescovo, “oggi qui si potrebbe realmente ipotizzare una teologia della liberazione dalla mafia: non si può fare teologia e non esiste Vangelo – ha detto mons. Corrado Lorefice – se non c’è la carne degli uomini. La bella notizia raggiunge ci raggiunge nella nostra umanità come liberazione; arriva alla carne ferita, sfigurata, colpita. Allora – ha proseguito – è questo che dobbiamo annunciare per fare lotta cristiana alla mafia. Diciamo ai mafiosi: ‘Tu sei raggiunto da Dio e dalla sua misericordia’. Facciamo loro il discorso del Vangelo. Guardiamoli negli occhi e ripetiamo che per loro c’è conversione, cambiamento di vita, salvezza, certezza di un amore”.
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