“Quando ad un sacerdote viene affidata una parrocchia gli si chiede di aver cura delle persone, di guidare la comunità all’incontro con il Signore, ma anche di amministrare e gestire un patrimonio e dei bene ecclesiastici. I vescovi italiani parlano di quest’ultimo impegno come di una responsabilità pastorale. Al parroco viene chiesta saggezza e vengono indicate le vie della sobrietà e della essenzialità. Ma come agire nel concreto? È necessario accompagnare e sostenere i presbiteri ‘a non confondere l’efficacia apostolica con l’efficienza manageriale’ e, al contempo, a saper usare i beni ecclesiastici come strumenti per la missione della Chiesa”.
Ad affermarlo don Calogero Cerami, direttore del Centro “Madre del Buon Pastore” per la formazione permanete del clero, presentando il Laboratorio sulla parrocchia “La saggezza amministrativa nella cura dei beni ecclesiastici”. Tre giorni, durante i quali a Baida gli allievi del VI anno di Teologia, diaconi, presbiteri ordinati recentemente, vicari parrocchiali, neo-parroci ed economi diocesani hanno riflettuto sulla cura del patrimonio, l’amministrazione della parrocchia, il rapporto tra economia e vita pastorale e il ruolo del Consiglio per gli affari economici, sollecitati dagli interventi di docenti e specialisti, si confrontano poi in gruppo e in assemblea.
“Il patrimonio e la sua cura deve avere come unico obiettivi l’attenzione alle persone e alle loro necessità – ha detto don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i Beni culturali ecclesiastici – utilizzarlo, amministrarlo e averne cura come strumento per la missione significa integrare efficienza ed efficacia. La chiave di lettura e di azione è data proprio dal termine utilizzato, la cura appunto”. Per don Antonio Interguglielmi, direttore dell’Ufficio per le aggregazioni laicali e le confraternite del Vicariato di Roma, chiamato a guidare la riflessione sui vari aspetti dell’amministrazione di una parrocchia, “le difficoltà maggiori sono oggi legate ad una legislazione civile sempre più esigente, che richiede ai parroci una preparazione sempre maggiore. Di contro – aggiunge – la saggezza amministrativa nella cura dei beni ecclesiastici può aiutare ad intervenire in maniera più valida, attraverso la nostra opera, anche a livello sociale nel territorio in cui la parrocchia ha sede”.