FESTINO DI SANTA ROSALIA
S. Messa Pontificale presieduta da S. E. R. Card. Salvatore De Giorgi
Arcivescovo Emerito di Palermo
Cattedrale di Palermo, 15 luglio 2023
Venerati Confratelli nell’Episcopato, nel Presbiterato e nel Diaconato,
distinte Autorità Civili e Militari,
carissimi fratelle e sorelle amati dal Signore.
- Sono molto grato al nostro carissimo Arcivescovo, che con squisita e fraterna delicatezza mi ha invitato a presiedere questa solenne concelebrazione Eucaristica in onore di Santa Rosalia, insieme ai Confratelli Vescovi della Conferenza Episcopale Siciliana che ringrazio di cuore per la loro partecipazione.
Mi commuove la motivazione dell’invito: ringraziare il Signore con Santa Rosalia e con tutti voi, per il mio triplice Giubileo del Settantesimo di Ordinazione Presbiterale a servizio della Chiesa di Lecce, del Cinquantesimo di quella Episcopale a servizio delle Chiese di Oria, Foggia, Taranto, Palermo, del Venticinquesimo della nomina Cardinalizia a servizio della Chiesa Universale in diretta collaborazione con i Successori di Pietro S. Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora Francesco.
Che poi la celebrazione avvenga all’inizio dell’Anno Giubilare Rosaliano, è un ulteriore motivo di emozione, come anche che accada nel trentennale della sacrilega uccisione e nel decennale della Beatificazione di Padre Pino Puglisi, gloria del presbiterio palermitano, e a distanza di pochi mesi dalla morte del fratello Biagio Conte, gloria del laicato e di tutto l’amatissimo popolo palermitano.
È fissando lo sguardo sulla nostra Santuzza, esempio fulgidissimo di consacrazione a Dio, che rendo grazie al Signore per questi tre Doni gratuiti e immeritati, della sua infinita misericordia.
- Nel Salmo Responsoriale il salmista ci ha fatto risentire l’anelito del cuore di Santa Rosalia, che dovrebbe scaturire ogni giorno anche dal nostro cuore:
“O Dio, tu sei il mio Dio,
all’aurora io ti cerco,
di te ha sete l’anima mia
come in terra deserta, arida, senz’acqua”.
Come una terra deserta, arida, senz’acqua, appariva alla giovanissima e avvenente Rosalia Sinibaldi la corte regale della quale era damigella, convita che il fasto, il lusso e gli illusori e passeggeri piaceri mondani, non le avrebbero potuto saziare la sete di felicità che Dio, solo Dio, unico e sommo Bene, può saziare. Senza Dio anche la nostra vita diventa come terra deserta, arida, senz’acqua.
Attratta dal Signore della gioia che non passa e dalla pace che non viene mai meno, lascia la reggia e sale sul Monte Pellegrino dove si ritira “per vivere la solitudine dell’eremo in unione con il suo Signore, rifulgendo come esempio ai suoi fratelli, povera di spirito, purissima di cuore” – come canta oggi la Chiesa di Palermo nel Prefazio.
È qui il segreto della grandezza della nostra Santuzza: aver detto gioiosamente il suo “sì” all’invito dello sposo divino che abbiamo ascoltato nel Cantico dei Cantici: “Alzati, amica mia, mia tutta bella, e vieni”.
E su Monte Pellegrino da undici secoli si presenta a Palermo e al mondo intero quale vergine casta, innamorata di Cristo e della sua Città.
Pellegrina di speranza, ci indica l’unica speranza che non delude, Gesù Cristo Crocifisso e Risorto, sempre accanto a noi, soprattutto nelle immancabili ore oscure della vita, per non farci cadere nel buio dello scoraggiamento, della depressione, della disperazione o nel baratro illusorio e distruttivo della magia, della divinazione, dell’occultismo, dello spiritismo e perfino del satanismo, oggi purtroppo in auge.
Luce nella notte, ci invita a conoscere di più la Verità del Vangelo, la più bella notizia all’uomo, la sola che nel degrado morale e sociale del nostro tempo può aiutarci a riscoprire con la nostra vera dignità umana il senso della vita oggi incerto, appannato, confuso o addirittura smarrito.
Donna dei sogni, sogna anzitutto la nostra costante conversione a Dio, che giustamente l’Arcivescovo ha posto tra le principali finalità dell’Anno Giubilare.
Questo d’altronde è anche il significato più spirituale e più stimolante del Festino, voluto trecentonovantanove anni fa dal grande Cardinale Giannettino Doria. Rievoca la liberazione dalla peste come il sorgere a una vita nuova, annunziato nel Cantico dei Cantici:
“Ecco, l’inverno è passato,
è cessata la pioggia,
i fiori sono apparsi nei campi
e il tempo del canto è tornato”.
Ci esorta a liberarci dalla peste del peccato, radice di tutti i mali sociali antichi e nuovi che ci affliggono, per gustare e cantare la gioia della libertà personale, familiare e sociale.
Vergine Saggia dalla lampada sempre accesa, sogna che tutti noi, con l’olio della Parola di Dio, dei Sacramenti e della carità operosa, conserviamo sempre viva la lampada della fede, accesa il giorno del Battesimo, ma oggi esposta a nuove e inedite sfide dalle culture dominanti sempre più lontane da Dio e dal Vangelo, per la poca conoscenza o ignoranza del Vangelo stesso.
- Chiamata da noi la Santuzza, sogna la consapevolezza e la disponibilità di tutti noi indistintamente a rispondere alla prima e fondamentale vocazione di ogni cristiano: la santità.
È questa la grazia che abbiamo chiesto al Padre nella Preghiera Colletta. È questa un’altra delle principali finalità dell’Anno Giubilare.
La santità, come ci ha ricordato Papa Francesco nella Lettera Gaudete et Exultate, non consiste nel compiere opere straordinarie, ma di svolgere i doveri e le azioni di ogni giorno con amore straordinario a Dio e al prossimo. Consiste nel mettere in pratica il Comandamento nuovo dell’amore vicendevole che Gesù ci ha lasciato come unica tessera di riconoscimento dei suoi discepoli, e come regola d’ora di una umanità amante della concordia e della pace e non lacerata da guerre senza fine.
Diventati santi col Battesimo perché figli adottivi di Dio e quindi partecipi della sua vita divina e della sua santità, dobbiamo manifestare nelle ordinarie condizioni di vita la santità ricevuta in dono, confidando nella grazia divina: “la forza della sua destra che ci sostiene” (Sal 62).
Palermo e tutta la Sicilia sin dai primi secoli del cristianesimo si sono rivelate una terra di martiri e di Santi.
E anche nel nostro tempo non sono mancate e non mancano testimoni di santità, come i Beati Pino Puglisi e il giudice Rosario Livatino, che insieme a tanti fedeli servitori dello Stato, hanno sacrificato la vita per contrastare il bubbone pestifero e mortifero, anticristiano e antiumano della mafia.
Tutti costoro, come santa Rosalia, hanno dato un contributo prezioso perché la Chiesa sia come il suo Fondatore, Gesù, la sogna e la vuole. Una Chiesa santa, senza macchie, libera da compromessi, dalle porte sempre aperte, in uscita verso le periferie esistenziali, appassionata, missionaria del Vangelo, presente nella storia, vicina ai dolori della gente, accogliente verso tutti, promotrice della giustizia e della pace, attenta e operosa verso gli ultimi, i poveri, gli immigrati, gli scartati della società, ma prediletti del Signore che con essi ha voluto identificarsi.
- La vocazione alla santità si intreccia inscindibilmente con la vocazione alla missione, al servizio. Santa Rosalia lasciò le comodità e gli onori del Palazzo Reale per ritirarsi sull’eremo, non per evasione ma per missione: per vegliare sulla sua Città e servirla con la preghiera e la penitenza, e con la sua intercessione venire in aiuto a quanti sono in difficoltà spirituali e culturali. Emblematica la guarigione della donna alla quale indicò dove erano i suoi resti mortali e la salvezza del saponaro deciso a suicidarsi.
Luce nella notte di un egoismo invadente, di una indifferenza diffusa, di un individualismo imperante, ci ricorda che la nostra vita è una missione, un servizio di amore, come quella del Figlio di Dio fatto uomo, venuto non per essere servito ma per servire sino a dare la vita per tutti.
Per questo sogna, che tutti noi prendiamo atto della missione di servire, come membri responsabili di una Chiesa, che da duemila anni si pone a servizio della verità e della cultura, della carità e della civiltà, della giustizia e della pace, non però da solitari, ma tutti insieme uniti nella comunione, nella compartecipazione, nella corresponsabilità in stile effettivamente sinodale.
A servizio di Dio e dell’umanità siamo chiamati tutti come discepoli di Gesù in forza del suo sacerdozio regale del quale siamo diventati partecipi con la grazia del Battesimo.
Ma a servizio di Dio e di tutti voi, fratelli e sorelle, siamo chiamati noi Vescovi, Presbiteri e Diaconi con la grazia della Sacra Ordinazione.
La preghiera, la contemplazione e la penitenza hanno costituito la singolare missione di Santa Rosalia, come l’anima di ogni altra missione sia ecclesiale sia civile.
Alla luce di questi esempi di Santa Rosalia che mi hanno affascinato nei dieci indimenticabili anni del mio servizio pastorale all’amatissima Chiesa di Palermo, intendo esprimere i sentimenti che alla soglia dei novantatrei anni salgono dal cuore per il triplice dono giubilare che insieme stiamo commemorando.
E il primo sentimento è quello della lode, della benedizione e del ringraziamento accogliendo l’affascinante invito del salmista: “Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome, non dimenticare tutti i suoi benedici” (Sal 103,1-2). Tutto è dono suo e tutto è grazia.
E con la Vergine Santa, la nostra Odigitria, che maternamente mi ha accompagnato nel lungo cammino sacerdotale con la gioia irrefrenabile di essere sacerdote, ripeto ogni giorno: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore”.
Consapevole di essere sempre un povero peccatore, come attesto ogni giorno nell’atto penitenziale della Santa Messa, chiedo perdono a Dio e a voi, fratelli e sorelle, di tutte le mie incorrispondenze a tanti doni divini, confortato dal Salmista che ogni giorno mi assicura: “Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, ti circonda di bontà e misericordia e sazia di beni la tua vecchiaia” (Sal 103,3-5).
Rinnovo, infine, davanti a Dio e a tutti voi le promesse dell’Ordinazione Presbiterale ed Episcopale, e come Cardinale il giuramento di fedeltà alla Chiesa e al grande Papa Francesco.
Sorelle e fratelli palermitani che porto sempre nel cuore, gli auguri più graditi ed efficaci sono le vostre preghiere per me, perché con l’aiuto della Vergine Santa e l’intercessione di Santa Rosalia possa concludere la stupenda avventura sacerdotale, come sacerdote santo e santificatore a gloria della Santissima Trinità e a edificazione del suo popolo.
Tre anniversari per il Cardinale Salvatore De Giorgi, Arcivescovo Emerito di Palermo
Saranno celebrati con il Pontificale di sabato 15 luglio nella Chiesa Cattedrale: il Card. Salvatore De Giorgi festeggia 70 anni di Ordinazione Presbiterale, 50 anni di Ordinazione Episcopale e 25 anni di appartenenza al Collegio Cardinalizio
Il Cardinale Salvatore De Giorgi, Arcivescovo Emerito di Palermo, ha compiuto lo scorso 28 giugno 70 anni di sacerdozio. Nato a Vernole in Puglia il 6 settembre del 1930 è stato ordinato Presbitero il 28 giugno 1953 per le mani del Vescovo Francesco Minerva. Nel 1973, il Papa San Paolo VI lo ha nominato Vescovo titolare di Tulana (Tunisia) e ausiliare di Oria, in Puglia. Nel 1975 viene nominato Coadiutore di Oria, succedendo alla medesima sede il 17 marzo del 1978. Nel 1981 è nominato Arcivescovo di Foggia mentre il 10 ottobre del 1987 è stato trasferito alla sede arcivescovile di Taranto dove è rimasto fino al 1990. Dal 1990 al 1996 è Assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica italiana. Il 4 aprile del 1996, il Papa San Giovanni Paolo II lo nomina Arcivescovo metropolita di Palermo. Diventa così Gran Cancelliere della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista” e, su nomina dell’episcopato siciliano, Presidente della Conferenza episcopale siciliana. Rimarrà a Palermo fino al 2006. Nel 1998 il Papa San Giovanni Paolo II lo crea Cardinale di Santa Romana Chiesa. Gli succede a Palermo, l’Arcivescovo Paolo Romeo. Nel 2005 partecipa al Conclave che eleggerà il Santo Padre Benedetto XVI. Il Card. Salvatore De Giorgi è stato membro della Congregazione per il Clero, del Pontificio Consiglio per i Laici, del Pontificio Consiglio per la famiglia e della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti. Nell’aprile del 2012 il Papa Benedetto XVI lo ha nominato membro della commissione costituita per indagare sulla fuoriuscita di documenti e lettere riservate della Santa Sede, insieme ai cardinali Julián Herranz Casado e Jozef Tomko. Nel 2013 è il Delegato pontificio per la beatificazione di don Pino Puglisi; fu proprio il Cardinale De Giorgi ad avviare il processo di beatificazione durante il suo episcopato a Palermo. Dal 27 maggio 2022, a seguito della morte del Cardinale Angelo Sodano, è diventato il Cardinale italiano più anziano.