Messaggio Pasquale dell’Arcivescovo

nessuno è escluso dall’incontro col Signore risorto

 

Un caro affettuoso saluto a voi tutti. Il vescovo come successore degli apostoli è chiamato ad annunziare la resurrezione di Gesù. Cristo Gesù  che si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce ed è  stato deposto nel sepolcro, Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra e ogni lingua proclami che è il Signore. Il Crocifisso deposto nel sepolcro ha vinto la morte. È risorto.
Secondo il libro degli Atti, Pietro nella casa di Cornelio “prese la parola e disse:
«In verità, io riconosco che Dio non ha preferenze di persona, ma gli è accetto colui che lo teme e osserva la giustizia, di qualunque nazione egli sia»” (At 10,34).
Per Pietro ciò che è avvenuto a Pasqua è per tutti gli uomini e non c’è nessuno che sia escluso da questo dono, da questa grazia, da questa salvezza; nessuno è escluso dal timore e dalla gioia grande, dall’estasi del sepolcro vuoto; nessuno è escluso dall’incontro col Signore risorto, purché tema Dio e faccia la giustizia.
Ed è singolare l’affermazione di Pietro: mentre da un lato dice che è veramente meraviglioso che questa salvezza sia data a tutti, a tutti i popoli della terra e non soltanto a uno, dall’altro lato dice:
«Dio mandò la sua parola ai figli d’Israele annunziando loro la pace per mezzo di Gesù Cristo. Egli è il Signore di tutti» (At 10,36).
Questo evento esplode in tutto l’universo, ma esplode partendo da un punto. E il punto è quel sepolcro vuoto, è quell’uomo cercato tra i morti e incontrato come vivo: questa è la parola che è stata evangelizzata per primi ai figli di Israele per mezzo di Gesù Cristo. Questa parola si dilata all’universo, trasforma tutti gli uomini, dona una vita risorta a tutte le creature di Dio, partendo però da Israele e comunicandosi a tutti per mezzo unicamente di quell’uomo che è Gesù, il Cristo morto e resuscitato. E perciò, dice Pietro «Egli è il Signore di tutti». E’ mirabile questa fede già così completa sin da quei primi passi della Chiesa e degli apostoli. Completa perché c’è lo spalancarsi della sua universalità e dell’universalità del riconoscimento della salvezza e perché, contemporaneamente, questa affermazione audace non ha nessuna paura di entrare in contatto col mondo e di lanciarsi per le vie di tutto l’universo, di affrontare ogni situazione e ogni popolo perché è ancorata saldamente a questa certezza: che Gesù, il Verbo annunziato a Israele e manifestato attraverso la sua risurrezione solo a pochi testimoni di Israele stesso, è in realtà il Signore di tutti.
In questo si spegne ogni preoccupazione sulla presenza della Chiesa nel mondo, sul come essere presenti da cristiani tra gli uomini. Ogni preoccupazione viene superata, non ha senso, dal momento che è così limpida, sicura, serena, pacifica la certezza degli apostoli, ricevuta dal contatto col Signore risorto, che egli è il Signore di tutti. E allora perché preoccuparsi? Ogni volta che noi incominciamo a dubitare delle vie del Verbo di Dio sulla terra, del cammino della parola del Signore tra gli uomini, dei passi dei suoi evangelisti, del cammino della sua Chiesa, ogni volta che noi incominciamo a dubitare di questo, ciò accade perché non siamo ancorati a questa serena certezza: egli, il Crocifisso, quello posto tra i morti, lui, il Risorto, è già, indipendentemente da ogni nostra azione e da ogni nostro intervento, il Signore di tutti. Agisce già, con assoluta onnipotenza, all’interno dall’azione e dello sviluppo di tutte le vicende degli uomini e di ogni cuore, di ogni creatura che viene in questa terra. E’ il Signore. Egli feconda di vita e di liberazione, di luce e di pace. Egli è Misericordia che vince il peccato, amore che vince l’odio, risurrezione che vince la morte.
Tutti posso attingere alla Pasqua di Cristo. Gesù Cristo è il Signore di tutti. Il sepolcro vuoto è l’evento che feconda di vita, di luce e di liberazione tutto l’universo e la storia degli uomini. Affido il mio augurio di buona pasqua alla voce poetica e alle parole vive di David M. Turoldo:
Ama/ saluta la gente /dona/perdona/ama ancora e saluta.
Ama/Dai la mano/aiuta/comprendi/dimentica /e ricorda/solo il bene.
E del bene degli altri/godi e fai godere.
Godi del nulla che hai/del poco che basta/giorno dopo giorno:
e pure quel poco/– se necessario/ – dividi.
E vai, vai leggero/dietro il vento/e il sole/e canta.
vai di paese in paese/e saluta tutti/il nero, l’olivastro/e perfino il bianco.
Canta il sogno/del mondo/che tutti i paesi/si contendano/
di averti generato (David Maria Turoldo, “Canta il sogno del mondo”).