Domenica 8 luglio 2018, la comunità etnica dei Tamil provenienti dallo Sry Lanka, presenti nella nostra città di Palermo, si ritrovano in un grosso Teatro dalle 15 alle 21 per stare insieme e celebrare la gioia di essere parte del medesimo popolo. L’iniziativa è promossa da p. Vimalrajan omi.
In queste sei ore di “concerto” saranno espressi molti elementi della medesima cultura tamil. Sono presenti uomini, donne, famiglie che professano fedi religiose diverse: cattolici, protestanti, indù, buddisti ed appartenenti ad altre aggregazioni religiose. Un ventaglio religioso che fiorisce dalla medesima cultura: quella tamil.
Le peculiarità religiose di ogni gruppo religioso esprimono elementi comuni della medesima cultura. L’accoglienza tipica del popolo tamil ha radici nella “compassione” buddista che si esprime in modo delicato e rispettoso verso l’altro.
Il rapporto con la natura che regola la vita della creazione e dell’uomo, tipica del mondo induista, si esprime nel ricordarci che il nuovo giorno è annunciato dal canto del gallo, elemento questo assunto anche nel mondo cattolico.
L’accoglienza del Dio che si fa carne pone il cristiano in un atteggiamento di grande apertura alla trascendenza che si esprime nel servizio ai più deboli.
I vestiti tipici del Paese molto ricchi e belli, avvolgono uomini, donne e bambini. Canti, danze, brani di poeti, poesie, coreografie, etc. rievocano un vissuto che dallo Sri Lanka sembra essersi trasferito qui a Palermo come in una sorta di universo che non è conosciuto dalla maggior parte dei palermitani.
Mi tornano in mente le riflessioni dell’allora Card. Ratzinger in una formula particolarmente illuminante: «non esiste la nuda fede o la pura religione. In termini concreti, quando la fede dice all’uomo chi egli è e come deve incominciare ad essere uomo, la fede crea cultura. La fede è essa stessa cultura» .
“La fede, offrendo all’uomo un’ipotesi interpretativa del reale, produce cultura; ma, d’altra parte, le culture, esercitandosi, interpretano le fedi stesse. Nel tempo storico, una tale dinamica è insuperabile. La cultura è sempre da purificare alla luce della fede, ma la fede è sempre da interpretare secondo le istanze suscitate dalla cultura”.
Le espressioni delle differenti fedi da parte delle persone della medesima cultura, in qualche modo dialogano, si aprono l’una all’altra e costruiscono un universo culturale multireligioso all’interno della medesima appartenenza etnica. L’identità etnica, allora, pervade tutte le forme religiose e le pervade.
Come afferma Fides et Ratio al n° 71, «il modo in cui i cristiani vivono la fede è anch’esso permeato dalla cultura dell’ambiente circostante e contribuisce, a sua volta, a modellarne progressivamente le caratteristiche»”. tale dinamica ci appare obbligata anche per le altre religioni. Comunque esse concepiscano il loro rapporto con il Divino, esso risulta sempre culturalmente mediato. Non potrebbe non essere così se è vero che la cultura è «il modo proprio dell’esistenza umana» e che proprio nell’esistenza umana si radica la religione. L’inevitabile interpretazione culturale riguarda dunque ogni espressione religiosa, senza naturalmente inferire indebitamente da questo una presunta intercambiabilità delle varie fedi.”
I tamil che vivono in questo contesto migratorio, allora, esistenzialmente vivono la bellezza dell’incontro delle persone; vivono una forma alta ed efficace di relazione e di dialogo interreligioso che rende il popolo tamil sempre più coeso ed aperto al nuovo contesto sociale in cui ora vivono. Sono un esempio concreto per molti altri e per la comunità degli uomini che vive nel medesimo territorio affinché ciascuno coltivi le proprie radici culturali.