“La misericordia non è soltanto un sentimento, va esercitata e deve essere fatta come dice il Vangelo. Richiede sempre una dinamica perché diventi qualcosa di realizzato e profondamento umano che tocca le nostre vite”. Lo ha detto il Priore della comunità monastica di Bose frà Enzo Bianchi, intervenuto a Palermo per incontrare il Clero diocesano e i religiosi nella casa diocesana di Baida e in occasione dell’Assemblea Pastorale che si è svolta in Cattedrale venerdì scorso su: “Il primato della misericordia, fondamento della vita del cristiano e della comunità cristiana”.
“Io credo – ha proseguito – che le cose necessarie che ci insegna Gesù sono queste: Innanzitutto sapere vedere là, dove c’è la persona che soffre e ha bisogno di misericordia. La seconda operazione è dopo il vedere l’avvicinarsi, il rendere prossimo quello che noi abbiamo visto perché se passiamo oltre, se guardiamo ma non ci fermiamo, noi non realizziamo la misericordia, ma la esauriamo in un sentimento che parte dal nostro intimo, un fremito, ma si riduce a una semplice emozione. A quel punto si tratta di fare ciò che uno può. Non si tratta di fare cose eroiche, ma quello di cui uno è capace per l’altro. Con le mani, con la semplice presenza, con quello che si ha, di cui si dispone, in sostanza si tratta di aiutare l’altro, di portare una consolazione, una liberazione dove c’è una situazione di chiusura di sofferenza e di morte”.
Da parte sua l’Arcivescovo mons. Corrado Lorefice ha apprezzato l’intervento del relatore che conosce da diverso tempo e che ha consentito alla Comunità diocesana una riflessione sul valore della misericordia sia in famiglia, sia nella società.
“Io credo – ha proseguito – che le cose necessarie che ci insegna Gesù sono queste: Innanzitutto sapere vedere là, dove c’è la persona che soffre e ha bisogno di misericordia. La seconda operazione è dopo il vedere l’avvicinarsi, il rendere prossimo quello che noi abbiamo visto perché se passiamo oltre, se guardiamo ma non ci fermiamo, noi non realizziamo la misericordia, ma la esauriamo in un sentimento che parte dal nostro intimo, un fremito, ma si riduce a una semplice emozione. A quel punto si tratta di fare ciò che uno può. Non si tratta di fare cose eroiche, ma quello di cui uno è capace per l’altro. Con le mani, con la semplice presenza, con quello che si ha, di cui si dispone, in sostanza si tratta di aiutare l’altro, di portare una consolazione, una liberazione dove c’è una situazione di chiusura di sofferenza e di morte”.
Da parte sua l’Arcivescovo mons. Corrado Lorefice ha apprezzato l’intervento del relatore che conosce da diverso tempo e che ha consentito alla Comunità diocesana una riflessione sul valore della misericordia sia in famiglia, sia nella società.