La notizia non “va edulcorata” e deve essere “al servizio dell’incontro tra le persone” e, per questo, la “comunicazione non può che essere misericordiosa”. Con questo monito l’Arcivescovo don Corrado Lorefice ha salutato i cronisti siciliani in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti che quest’anno, a causa dei suoi impegni è stata spostata di qualche giorno. Al dibattito, promosso dall’Ufficio Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi diretto dal diacono Pino Grasso, organizzato in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti di Sicilia, l’Assostampa e l’Ucsi Sicilia, hanno preso parte il presbitero ortodosso Andrew Parfenchik, il direttore dell’Ufficio per la pastorale dell’ecumenismo e il dialogo interreligioso, don Pietro Magro, il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Riccardo Arena e un centinaio di giornalisti.
“Il compito dei giornalisti è particolarmente delicato – ha detto Lorefice – ecco perché occorre tenere alto il tenore della comunicazione in un contesto culturale in cui oggi, pur di vendere, si corre il rischio di entrare nell’ottica di una notizia che travisa la realtà dei fatti. Oggi se vogliamo che le città degli uomini diventino luoghi umani e umanizzanti non possiamo non dare la parola alla gente, arrivare a quello che è la storia vera. Noi dobbiamo raccontare la vera storia, di chi non ha nessuno che gli può dare parola”. Secondo l’Arcivescovo inoltre, la notizia è importante ma non va edulcorata, ma ricercata e stabilire ponti di comunicazione, per fare incontrare uomini e donne. La comunicazione deve essere al servizio dell’incontro tra persone e per questo non può che essere misericordiosa. Noi abbiamo avuto affidata una parola, che rimanda a vite umane, e dobbiamo servire la parola. Ritorniamo a dare parola a chi non ha parola – ha concluso – e la città degli uomini sia segnata dal bene, dalla giustizia dalla legalità e dallo shalom che significa pace”.
Il presbitero Parfenchik, intervenuto sul tema del dialogo interreligioso, ha fatto riferimento allo storico incontro previsto a Cuba tra il Papa e il patriarca di Mosca Kyrill. “Ci troviamo davanti a un evento storico molto importante come quello di Cuba – ha affermato -. Per sottolineare la eccezionalità di questo evento vorrei ricordare che l’ultimo incontro è avvenuto seicento anni fa. Immaginate, si incontrano due mondi, tradizione occidentale e orientale. Come cristiano sono felice, è un passo enorme verso il nostro futuro, un futuro di unione. Cristo ha detto che siamo tutti uniti. Abbiamo tradizioni comuni, ma piccole diversità. In questo momento in cui il mondo si trova in questa situazione di pericolo noi cristiani dobbiamo essere insieme per testimoniare al mondo intero che siamo cristiani e siamo uniti. Non è il momento delle dispute – ha aggiunto – è il momento di essere uniti”.
Nel suo intervento il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia Riccardo Arena ha dato il benvenuto a don Corrado. “Grazie per non essere un’Eminenza o un’Eccellenza – ha detto – ma di essere disposto a fare da pastore anche per questo gregge “malucumminatu” e fatto di uomini di poca fede, ma valorosi, che sono i giornalisti siciliani, feriti purtroppo dal martirio di otto di noi, ma muniti anche di 5.200 testimoni, che poi sono gli iscritti a questo povero Ordine”.
“Il compito dei giornalisti è particolarmente delicato – ha detto Lorefice – ecco perché occorre tenere alto il tenore della comunicazione in un contesto culturale in cui oggi, pur di vendere, si corre il rischio di entrare nell’ottica di una notizia che travisa la realtà dei fatti. Oggi se vogliamo che le città degli uomini diventino luoghi umani e umanizzanti non possiamo non dare la parola alla gente, arrivare a quello che è la storia vera. Noi dobbiamo raccontare la vera storia, di chi non ha nessuno che gli può dare parola”. Secondo l’Arcivescovo inoltre, la notizia è importante ma non va edulcorata, ma ricercata e stabilire ponti di comunicazione, per fare incontrare uomini e donne. La comunicazione deve essere al servizio dell’incontro tra persone e per questo non può che essere misericordiosa. Noi abbiamo avuto affidata una parola, che rimanda a vite umane, e dobbiamo servire la parola. Ritorniamo a dare parola a chi non ha parola – ha concluso – e la città degli uomini sia segnata dal bene, dalla giustizia dalla legalità e dallo shalom che significa pace”.
Il presbitero Parfenchik, intervenuto sul tema del dialogo interreligioso, ha fatto riferimento allo storico incontro previsto a Cuba tra il Papa e il patriarca di Mosca Kyrill. “Ci troviamo davanti a un evento storico molto importante come quello di Cuba – ha affermato -. Per sottolineare la eccezionalità di questo evento vorrei ricordare che l’ultimo incontro è avvenuto seicento anni fa. Immaginate, si incontrano due mondi, tradizione occidentale e orientale. Come cristiano sono felice, è un passo enorme verso il nostro futuro, un futuro di unione. Cristo ha detto che siamo tutti uniti. Abbiamo tradizioni comuni, ma piccole diversità. In questo momento in cui il mondo si trova in questa situazione di pericolo noi cristiani dobbiamo essere insieme per testimoniare al mondo intero che siamo cristiani e siamo uniti. Non è il momento delle dispute – ha aggiunto – è il momento di essere uniti”.
Nel suo intervento il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia Riccardo Arena ha dato il benvenuto a don Corrado. “Grazie per non essere un’Eminenza o un’Eccellenza – ha detto – ma di essere disposto a fare da pastore anche per questo gregge “malucumminatu” e fatto di uomini di poca fede, ma valorosi, che sono i giornalisti siciliani, feriti purtroppo dal martirio di otto di noi, ma muniti anche di 5.200 testimoni, che poi sono gli iscritti a questo povero Ordine”.