Messaggio della Congregazione per il Clero per la Giornata di Santificazione del Clero 2018


IN QUESTO NUMERO
IN PRIMO PIANO
  • Messaggio della Congregazione per il Clero per la Giornata di Santificazione del Clero 2018
NOTIZIE DIOCESIPA
  • “Custodire”: l’Azione Cattolica festeggia i 150 anni
  • Festa Diocesana della Famiglia al Paladonbosco
NOTIZIE DALLE PARROCCHIE E DALLE ASSOCIAZIONI
  • Giuseppe Moscati, medico e santo esempio per le giovani generazioni di medici
  • Incontro dei catechisti referenti parrocchiali per la catechesi inclusiva
  • Saggio di fine anno all’Istituto Maria Santissima del Rosario
  • Premiazione concorso nazionale di poesia padre Pino Puglisi
  • A Ustica Mostra – Museo sulla Sindone di Torino
AGENDA DEGLI APPUNTAMENTI
  • Corso di formazione per i presbiteri
  • Presentazione libro: Psicoterapia e Vangelo
  • Sul Tgweb si parla della visita del Santo Padre a Palermo
L’OPINIONE DI… Giovanni Di Cara
  • La  Carta  dei  Diritti  dell’Anziano
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IN PRIMO PIANO
1. Messaggio della Congregazione per il Clero per la Giornata di Santificazione del Clero 2018
Cari Sacerdoti,
La Giornata di Santificazione del Clero, celebrata  nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù, ci offre l’occasione di fermarci alla presenza del Signore, per rinnovare la memoria del nostro incontro con Lui e, così, rinvigorire la nostra missione a servizio del Popolo di Dio. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il fascino della vocazione che ci ha attratti, l’entusiasmo con il quale abbiamo scelto di camminare nella via della speciale consacrazione al Signore e i prodigi che vediamo nella nostra vita presbiterale, hanno la loro origine nell’incrocio di sguardi che c’è stato tra Dio e ciascuno di noi.
Tutti noi, infatti, “abbiamo avuto nella nostra vita qualche incontro con Lui” e, ciascuno di noi può fare la propria memoria spirituale e ritornare alla gioia di quel momento “nel quale ho sentito che Gesù mi guardava ” (PAPA FRANCESCO, Omelia Santa Marta, 24 aprile 2015).
Anche i primi discepoli vissero la gioia dell’amicizia con Gesù, che cambiò per sempre la loro vita. Tuttavia, dopo l’annuncio della Passione, sul loro cuore si stese un velo di oscurità che ne ottenebrò il cammino. L’ardore della sequela, il sogno del Regno di Dio inaugurato dal Maestro e i primi frutti della missione, si scontrano adesso con una realtà dura e incomprensibile, che fa vacillare la speranza, alimenta i dubbi e rischia di spegnere la gioia dell’annuncio del Vangelo.
È quanto può accadere sempre, anche nella vita del Sacerdote. La grata memoria dell’incontro iniziale, la gioia della sequela e lo zelo del ministero apostolico, magari portato avanti per anni e in situazioni non sempre facili, possono cedere il passo alla stanchezza o allo scoraggiamento, facendo avanzare il deserto interiore dell’aridità e avvolgendo la nostra vita sacerdotale nell’ombra della tristezza.
Proprio in questi momenti, però, il Signore, che non dimentica mai la vita dei Suoi figli, ci invita a salire con Lui sul Monte, come fece con Pietro, Giacomo e Giovanni, trasfigurandosi davanti a loro. Conducendoli “in alto” e “in disparte”, Gesù fa compiere loro il meraviglioso viaggio della trasformazione: dal deserto al Tabor e dall’oscurità alla luce.
Cari Sacerdoti, abbiamo bisogno, ogni giorno, di essere trasfigurati da un incontro sempre nuovo con il Signore che ci ha chiamati. Lasciarci “condurre in alto” e restare “in disparte” con Lui, non è un dovere d’ufficio, una pratica esteriore o un’inutile sottrazione di tempo alle incombenze del ministero, ma la fonte zampillante che scorre in noi per impedire che il nostro “eccomi” si dissecchi e inaridisca.
Contemplando la scena evangelica della Trasfigurazione del Signore, allora, possiamo cogliere tre piccoli passi, che ci aiuteranno a confermare la nostra adesione al Signore e a rinnovare la nostra vita sacerdotale: salire in alto, lasciarsi trasformare, essere luce per  il mondo.
Salire in alto, perché se rimaniamo sempre centrati sulle cose da fare, rischiamo di diventare prigionieri del presente, di essere risucchiati dalle incombenze quotidiane, di restare eccessivamente concentrati su noi stessi e, così, di accumulare stanchezze e frustrazioni che potrebbero essere Allo stesso modo, “salire in alto” è l’antidoto a quelle tentazioni della “mondanità spirituale” che, anche dietro apparenze religiose, ci allontanano da Dio e dai fratelli e ci fanno riposare sicurezza nelle cose del mondo. Abbiamo bisogno, invece, di immergerci ogni giorno nell’amore di Dio, in special modo attraverso la preghiera. Salire sul monte ci ricorda che la nostra vita è un ascendere costante verso la luce che proviene dall’alto, un viaggio verso il Tabor della presenza di Dio, che spalanca orizzonti nuovi e sorprendenti. Questa realtà non vuole farci fuggire dagli impegni pastorali e dalle sfide quotidiane che ci incalzano, ma intende ricordarci che Gesù è il centro del ministero sacerdotale, e che tutto possiamo solo in Colui che ci dà forza (Fil 4, 13). Perciò, “L’ascesa dei discepoli verso il monte Tabor ci induce a riflettere sul! ‘importanza di staccarci dalle cose mondane, per compiere un cammino verso l ‘alto e contemplare Gesù. Si tratta di disporci all’ascolto attento e orante del Cristo, il Figlio amato del Padre, ricercando momenti di preghiera che permettono l’accoglienza docile e gioiosa della Parola di Dio.” (PAPA FRANCESCO, Angelus, 6 agosto 2017).
Lasciarsi trasformare, perché la vita sacerdotale non è un programma dove tutto è stato già sistemato in anticipo o un ufficio burocratico da svolgere secondo uno schema prestabilito; al contrario, essa è l’esperienza viva di una relazione quotidiana con il Signore, che ci fa diventare segno del Suo amore presso il Popolo di Per questo, “non potremo vivere il ministero con gioia senza vivere momenti di preghiera personale, faccia a faccia col Signore, parlando, conversando con Lui” (PAPA FRANCESCO, Incontro con i parroci di Roma, 15 febbraio 2018). In questa esperienza, veniamo illuminati dal Volto del Signore e trasformati dalla Sua presenza. Anche la vita sacerdotale è un “lasciarsi trasformare” dalla grazia di Dio perché il nostro cuore diventi misericordioso, inclusivo e compassionevole come quello di Cristo. Si tratta semplicemente di essere – come ha ricordato di recente il Santo Padre – dei ”preti normali, semplici, miti, equilibrati, ma capaci di lasciarsi costantemente rigenerare dallo Spirito“ (PAPA FRANCESCO, Omelia Concelebrazione Eucaristica con i Missionari della Misericordia , 10 aprile 2018). Questa rigenerazione avviene anzitutto attraverso la preghiera, che cambia il cuore e trasforma la vita: ciascuno di noi “diventa” Colui che prega. Sarà bene ricordare, in questa Giornata di Santificazione, che “la santità è fatta di apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione. Il santo è una persona dallo spirito orante, che ha bisogno di comunicare con Dio” (PAPA FRANCESCO, Gaudete et exsultate, n. 147). Salendo sul Monte, saremo illuminati dalla luce del Cristo e potremo scendere a valle e portare a tutti la gioia del Vangelo.
Essere luce per il mondo, perché l’esperienza dell’incontro con il Signore ci invia sulla strada del servizio ai fratelli, la Sua Parola rifiuta di essere rinchiusa nel privato della devozione personale e nel perimetro del tempio e, soprattutto, la vita sacerdotale è una chiamata missionaria, che esige il coraggio e l’entusiasmo di uscire da se stessi per annunciare al mondo intero quanto abbiamo udito, veduto e toccato nella nostra esperienza personale (cfr. 1 Gv 1,1- 3). Far conoscere agli altri la tenerezza e l’amore di Gesù, perché ciascuno possa essere raggiunto dalla Sua presenza che libera dal male e trasforma l’esistenza, è il primo compito della Chiesa e, perciò, il primo grande impegno apostolico dei Se c’è un desiderio che dobbiamo coltivare, è quello di “essere preti capaci di innalzare nel deserto del mondo il segno della salvezza, cioè la Croce di Cristo, come fonte di conversione e di rinnovamento per tutta la comunità e per il mondo stesso” (PAPA FRANCESCO, Omelia Concelebrazione Eucaristica con i Missionari della Misericordia, 1O aprile 2018). Il fascino dell’incontro con il Signore deve incarnarsi in un impegno di vita a servizio del Popolo di Dio che, procedendo spesso nella valle oscura delle fatiche, della sofferenze e del peccato, ha bisogno di Pastori luminosi e raggianti come Mosè. Infatti, “al termine del!’ esperienza mirabile della Trasfigurazione, i discepoli scesero dal monte (cfr v. 9). È il percorso che possiamo compiere anche noi. La riscoperta sempre più viva di Gesù non è fine a se stessa, ma ci induce a “scendere dal monte”…Trasformati dalla presenza di Cristo e dal! ‘ardore della sua parola, saremo segno concreto del!’ amore vivificante di Dioper tutti i nostri fratelli, specialmente per chi soffre, per quanti si trovano nella solitudine e nell’abbandono, per gli ammalati e per la moltitudine di uomini e di donne che, in diverse parti del mondo, sono umiliati dal! ‘ingiustizia, dalla prepotenza e dalla violenza”. (Papa Francesco, Angelus, 6 agosto 2017).
Cari Sacerdoti, la bellezza di questo giorno, consacrato al Cuore di Gesù, possa far crescere in noi il desiderio della santità. La Chiesa e il mondo hanno bisogno di Sacerdoti santi! Papa Francesco, nella nuova Esortazione Apostolica sulla santità, Gaudete et Exsultate, ha richiamato alla memoria i Sacerdoti appassionati nel comunicare nell’annunciare il Vangelo, affermando che “la Chiesa non ha bisogno di tanti burocrati e funzionari, ma di missionari appassionati, divorati dall’entusiasmo di comunicare la vera vita. I santi sorprendono, spiazzano, perché  la loro vita ci chiama a uscire dalla mediocrità tranquilla e anestetizzante” (Papa Francesco, Gaudete et Exultate, n. 138). Ci sarà necessario compiere, anzitutto interiormente, questo cammino di trasfigurazione: salire sul Monte, lasciarsi trasformare dal Signore, per poi diventare luce per il mondo e per le persone che ci sono affidate. Possa Maria Santissima, Donna luminosa e Madre dei Sacerdoti, accompagnarvi e custodirvi sempre.

NOTIZIE DIOCESIPA
1. “Custodire”: l’Azione Cattolica festeggia i 150 anni
“L’Azione Cattolica Italiana è stata capace di formare uomini e donne in grado di riconoscere che Gesù ha la forza di dare il vino dell’allegrezza. Riappropriamoci della presenza della Vergine Maria e di Gesù nella Chiesa, fonti di pienezza e felicità”. Ad affermarlo durante l’omelia, l’Arcivescovo Corrado Lorefice in occasione della celebrazione Eucaristica che si è svolta in Cattedrale per il 150° anniversario della costituzione dell’Azione Cattolica Italiana.
Alla celebrazione Eucaristica hanno preso parte anche mons. Calogero Peri, arcivescovo di Caltagirone, mons. Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale e mons. Giorgio Demetrio Gallaro, Eparca di Piana degli Albanesi. Durante l’offertorio, all’altare, sono state portate le bandiere, lo statuto e il progetto formativo dell’Azione Cattolica italiana per ricordare come, ancora oggi, i verbi «formare» e «custodire» continuino ad essere declinati al presente ma soprattutto al futuro nel solco dei 150 anni dell’associazione.
“Siamo qui – ha detto il presidente nazionale Matteo Truffelli – per ricordare i nostri 150 anni e non c’è miglior modo per farlo se non ritrovarci con le storie, ognuna delle quali diversa dalle altre, del nostro popolo formato da varie generazioni. Festeggiare oggi nella festa della Repubblica è ancora più importante per rinnovare le motivazioni del nostro stare insieme. L’Azione Cattolica italiana è riuscita a tenere unito il nostro Paese e queste celebrazioni non devono essere messe dietro una vetrina ma la nostra missione dovrà essere portata avanti, giorno dopo giorno, da chi è chiamato a farlo. Affidiamo la nostra associazione alla Vergine Maria”.
I festeggiamenti della più antica associazione cattolica-laicale d’Italia si sono svolti nel sagrato della Cattedrale dove sono convenuti migliaia di aderenti in un clima di gioia e serenità, tra magliette gialle e blu, palloncini, musica, chitarre tra le braccia e torte a più piani con al vertice quel numero, 150, che raccontano di una storia lunga ma in continua evoluzione, sono arrivate più di 3 mila persone da tutte le 18 diocesi siciliane.
“Il verbo che abbiamo usato quest’anno è custodire. Per essere sempre veri e autentici nel nostro operare – ha detto il presidente diocesano di Palermo Giuseppe Bellanti – l’azione Cattolica mette al centro uno dei compiti più importanti della Chiesa e dell’Azione Cattolica: coinvolgere la popolazione giovanile”.

2. Festa Diocesana della Famiglia al Paladonbosco
“Dovrà essere una festa alla quale dovranno partecipare tutte le famiglie delle comunità ecclesiali dell’Arcidiocesi”. L’invito arriva da parte dei direttori dell’Ufficio di pastorale familiare Lia e Giuseppe Re e don Alerio Montalbano.
La Festa Diocesana della Famiglia si svolgerà domenica 10 giugno 2018, al Paladonbosco, in via Evangelista Di Blasi 102 a Palermo”.
Si inizierà con un momento di accoglienza alle 9.30 organizzato dall’Associazione “Passepartout”  che offriranno dolcetti, seguirà la catechesi che sarà dettata da Padre Giovanni Salonia. Alle 11.30  Giochi in Famiglia  a cura dell’Associazione “Pensiamo Positivo”. Alle ore 13  La celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo don Corrado Lorefice. Seguirà pranzo a sacco in fraternità  con animazione musicale.
L’Ufficio diocesano per la famiglia, nell’occasione invita a comunicare le date dei percorsi di fede in preparazione al Matrimonio per l’anno 2018/2019 da inserire nel calendario diocesano che sarà pubblicato entro giugno 2018.
Info: pastoralefamiliare@diocesipa.it – giuseppere1@libero.it – cell. 340/6034140.

NOTIZIE DALLE PARROCCHIE E DALLE ASSOCIAZIONI
1. Giuseppe Moscati, medico e santo esempio per le giovani generazioni di medici
“Delle virtù del medico non si parla mai. Si parla delle carriere, dei successi, delle fatiche e poco più. Il medico è anche sacerdote se sa ascoltare. Ogni anamnesi è anche confessione, per chi ha orecchi. Ogni terapia è anche insegnamento per chi vuole andare oltre i protocolli farmacologici”. È quanto emerso nel corso del seminario sedi studi sulla figura di Giuseppe Moscati, medico e santo che si è tenuto all’Accademia delle Scienze, all’interno del Policlinico Universitario “Paolo Giaccone”.
Su Giuseppe Moscati hanno relazionato il prof. Emiliano Maresi con una relazione su: “Il Moscati medico” e padre Giuseppe Gambino su: “Il Moscati cristiano”. Ha moderato il dr. Pino Grasso, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Palermo. L’evento è stato organizzato da due studenti di Medicina, Filippo Serio e Paolo Miccichè e della cappellania Universitaria diretta da p. Riccardo Garzari.

2. Incontro dei catechisti referenti parrocchiali per la catechesi inclusiva
Venerdì 8 giugno 2018, presso la Parrocchia Maria SS del Perpetuo Soccorso, in via Madonna del Soccorso, 4 a Palermo, si terrà l’incontro conclusivo del percorso di formazione dei catechisti referenti parrocchiali per la catechesi inclusiva.
L’appuntamento si terrà dalle ore 16 alle 18 e prevede una condivisione con verifica conclusiva. Al termine un momento di fraternità.

3. Saggio di fine anno all’Istituto Maria Santissima del Rosario
“Un giovane sogno… Rendere felici gli altri” è il tema del saggio di fine anno scolastico degli alunni dell’Istituto Maria Santissima del Rosario delle Suore Domenicane di via Giafilippo Ingrassia a Palermo. La manifestazione organizzata da suor Rosamaria La Bella avrà luogo sabato 9 giugno 2018, alle ore 17.15.

4. Premiazione concorso nazionale di poesia padre Pino Puglisi
Domenica 10 giugno 208, alle ore 19.30, nella chiesa Madre di Caccamo, si svolgerà la Cerimonia di premiazione del concorso nazionale di poesia padre Pino Puglisi giunto alla Va edizione.
Il Concorso è stato indetto, con il Patrocinio dell’Arcidiocesi di Palermo, dalla Parrocchia “San Giorgio martire” di Caccamo, dalla Parrocchia “San Gaetano” – “Maria SS. del Divino Amore” di Palermo, dall’Associazione onlus “We Can Hope” di Termini Imerese (PA) e dall’Associazione “San Giorgio martire” di Caccamo (PA).
Il Concorso era articolato in cinque sezioni: Poesia in lingua italiana, Poesia in lingua siciliana, Poesia in vernacolo, Poesia religiosa in vernacolo o in lingua siciliana a tema libero e da quest’anno anche con una Sezione Juniores (sezione e premi riservata a tutti i giovanissimi sotto i 18 anni).
I partecipanti hanno presentato lavori sulle seguenti tematiche: “La testimonianza di Padre Pino Puglisi”, “I giovani al centro dell’azione di Padre Puglisi e di Papa Francesco”, “Giovani e fede nell’era del web”, “Io…pellegrino in questa terra. Migrazione e accoglienza ieri e oggi, “La famiglia luogo di amore e tenerezza, perdono e misericordia” e “Il sogno e gli stati d’animo”.
Info: www.sangiorgiocaccamo.it oppure da www.wecanhope.it

5. A Ustica Mostra – Museo sulla Sindone di Torino
Domenica 17 giugno 2018, alle ore 18, a Ustica, presso il teatrino parrocchiale (accanto la chiesa di San Ferdinando), si inaugura la Mostra – Museo sulla Sacra Sindone di Torino. La rassegna, voluta dal parroco, don Lorenzo Tripoli, rimarrà aperta al pubblico per tutto il periodo estivo.
Info: Angelo 333/7838398 – don Lorenso 329/5649495.

AGENDA DEGLI APPUNTAMENTI
1. Corso di formazione per i presbiteri
Le beatitudini del prete” è il tema del Corso di formazione per i presbiteri che si terrà dal 18 al 21 giugno 2018 all’Hotel Federico II di Enna. Il corso proposto dal Centro regionale per la formazione del Clero “Madre del Buon Pastore”, si rivolge agli allievi del VI anno di Teologia, ai diaconi transeunti, ai presbiteri e ai parroci e prende le mosse dal volume di Ignazio Sanna su “Le beatitudini del prete. Un progetto di spiritualità sacerdotale” edito dalla Piemme nel 1995 e intende offrire ai presbiteri una formazione integrale, in modo che i fedeli possano incontrare sacerdoti adeguatamente maturi e formati. «Gesù, dicendo beato il povero, colui che ha pianto, l’afflitto, il sofferente, colui che ha perdonato, viene a sradicare l’immobilità paralizzante di chi crede che le cose non possono cambiare. […] Gesù, proclamando le beatitudini viene a scuotere quella prostrazione negativa chiamata rassegnazione che ci fa credere che si può vivere meglio se evitiamo i problemi, se fuggiamo dagli altri, se ci nascondiamo o rinchiudiamo nelle nostre comodità, se ci addormentiamo in un consumismo tranquillizzante. […] Le beatitudini sono quel nuovo giorno per tutti quelli che continuano a scommettere sul futuro, che continuano a sognare, che continuano a lasciarsi toccare e sospingere dallo Spirito di Dio» (Francesco, Omelia a Santiago del Cile, 16 gennaio 2018). «La chiamata divina – come leggiamo nella Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis – interpella e coinvolge l’essere umano “concreto”. […] La formazione umana, promuovendo la crescita integrale della persona, permette di forgiarne la totalità delle dimensioni. Dal punto di vista fi sico, essa si interessa di aspetti quali la salute, l’alimentazione, l’attività motoria, il riposo; in campo psicologico si occupa della costituzione di una personalità stabile, caratterizzata dall’equilibrio aff ettivo, dal dominio di sé e da una sessualità ben integrata. In ambito morale si ricollega all’esigenza che l’individuo arrivi progressivamente ad avere una coscienza formata, ossia che divenga una persona responsabile, capace di prendere decisioni giuste, dotata di retto giudizio e di una percezione obiettiva delle persone e degli avvenimenti» (nn. 93-94). La formazione umana costituisce un elemento necessario per l’evangelizzazione, dal momento che l’annuncio del Vangelo passa attraverso la persona ed è mediato dalla sua umanità. “La Chiesa – ha aff ermato Papa Francesco – ha bisogno di preti capaci di annunciare il Vangelo con entusiasmo e sapienza, di accendere la speranza là dove le ceneri hanno ricoperto le braci della vita, e di generare la fede nei deserti della storia” (Discorso ai partecipanti al convegno promosso dalla Congregazione per il Clero, 7 ottobre 2017).
Programma:
Lunedì 18 Giugno 2018
Ore 15.00  Accoglienza
Ore 16.00  Preghiera d’inizio
Ore 16.15  Introduzione Calogero Cerami Direttore del Centro “Madre del Buon Pastore” Ore 16.30 L’organizzazione e il funzionamento della mente umana Daniele La Barbera Università degli Studi di Palermo
Ore 17.30 Laboratorio di neurofisiopatologia Daniele La Barbera
Ore 19.00 Celebrazione Eucaristica
Ore 20.00 Cena
Ore 21.00 La Via pulchritudinis nella vita del prete
Martedì 19 Giugno 2018
Ore 8.00  Colazione
Ore 8.30  Lodi mattutine Meditazione biblica Baldassare Reina Studio Teologico “S. Gregorio Agrigentino” Ore 10.00  Processo generazionale e vissuti personali Ettore Fischietti Educatore professionale Ore 11.30 Laboratorio (Prevenzione e aspetti genetici) Giovanna Garofalo Biologa Genetista
Ore 13.00  Pranzo
Ore 16.00  Vita affettiva e relazionale nella vita del presbitero Piero Cavaleri Psicologo psicoterapeuta
Ore 17.30 Laboratorio (tecniche di rilassamento) Piero Cavaleri
Ore 19.00  Celebrazione Eucaristica presieduta da mons. Rosario Gisana Vescovo di Piazza Armerina
Ore 20.00  Cena
Ore 21.00 La Via pulchritudinis nella vita del prete
Mercoledì 20 giugno 2018
Ore 8.00  Colazione
Ore 8.30  Lodi mattutine  Meditazione biblica Baldassare Reina Studio Teologico “S. Gregorio Agrigentino”
Ore 10.00  Rapporto con il corpo e il cibo Angela Sardo Assistente sociale
Ore 11.30 Laboratorio (Prevenzione delle malattie degenerative osteomioarticolari) ENZO SEDITA Fisiatra Salvatore Virzì Cardiologo
Ore 13.00  Pranzo
Ore 16.00 Vita spirituale e dipendenze patologiche Vincenzo Sorce Psico-pedagogista Ore 17.30 Laboratorio (Il panorama delle dipendenze oggi) Antonio Urriani Educatore professionale Ore 19.00  Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Carmelo Cuttitta Vescovo di Ragusa
Ore 20.00  Cena
Ore 21.00 La Via pulchritudinis nella vita del prete
giovedì 21 giugno 2018
Ore 8.00 Colazione
Ore 8.30  Lodi mattutine Meditazione biblica Baldassare Reina Studio Teologico “S. Gregorio Agrigentino”
Ore 10.00  Prevenzione del disagio tra isolamento e depressione Tonino Cantelmi Pontificia Università Gregoriana
Ore 12.00  Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Salvatore Gristina Arcivescovo di Catania
Ore 13.00  Pranzo

2. Presentazione libro: Psicoterapia e Vangelo
Sabato 9 giugno 2018, alle ore 18, presso l’ex Noviziato dei Crociferi, in via Torremuzza, 21 a Palermo, si presenta il volume di Giovanni Barrale, “Psicoterapia e Vangelo”, Per il benessere psicologico. In dialogo con l’autore il prof. Daniele La Barbera, ordinario di Psichiatria e direttore della Scuola di Specializzazione in “Psichiatria” dell’Università di Palermo, don Carmelo Torcivia, docente di “Teologia pastorale” della Pontificia Facoltà teologica ei Sicilia. Modera Sonia Tinti Barraja, psicoterapeuta e vice presidente dell’Ordine degli psicologi della Sicilia. Si tratta di un originale testo in cui viene evidenziata la grande assonanza tra pratica psicoterapeutica e messaggio evangelico, senza cedere alla tentazione di psicologizzare quest’ultimo. Giovanni Barrale, specialista in Psicoterapia Cognitiva, nei diversi anni di intervento terapeutico ha sempre prediletto un approccio integrato alla cura della persona, considerata nella sua complessa unicità. Nel libro “Psicoterapia e Vangelo”, partendo da questo presupposto, si propone di evidenziare come molti degli insegnamenti di Gesù si accordino con quelli della psicoterapia.

3. Sul Tgweb si parla della visita del Santo Padre a Palermo
Partita la macchina organizzativa per la visita del Santo Padre Francesco a Palermo, grande festa dell’Azione Cattolica per i 150 anni della costituzione, al Policlinico presentata la figura di San Giuseppe Moscati, medico e santo. Sono alcuni dei servizi che questa settimana, propone il Tgweb dell’Arcidiocesi di Palermo, il magazine, ideato e realizzato dall’Ufficio per le Comunicazioni Sociali, con la collaborazione dei Servizi informatici che viene postato il sabato sul sulla pagina Facebook dell’Arcidiocesi e sul sito dell’Arcidiocesi.
Guarda il Tgweb:
https://www.youtube.com/playlist?list=PLfnTx1qC727tqIFcNQjBuZExcLRnVWPdh

L’OPINIONE DI… Giovanni Di Cara*
1. La  Carta  dei  Diritti  dell’Anziano
La Costituzione Italiana, tra le più belle in vigore, non contiene la parola “anziano”, bensì quella di cittadino o persona.
Tutti i cittadini , in quanto persone, godono dei diritti sanciti  dalla Costituzione dal primo momento della vita sino alla morte.
Esaminiamo quali sono, secondo noi, i diritti degli Anziani.
Il primo diritto  dell’anziano autosufficiente  è di non essere aiutato se non ne ha bisogno, cioè a non essere ridotto ad  assumere la figura di “Assistito”.
L’anziano autosufficiente, in quanto tale, non è un problema. I problemi, se ci sono,non sono in lui, ma nella Società, che non sa riconoscergli uno “status” ed un ruolo, non sa fornirgli le condizioni per vivere come tutti gli altri.
L’anziano autosufficiente non ha bisogno di assistenza né di assistenti sociali, ma ha bisogno, e diritto, di camminare sui marciapiedi, di passeggiare, di salire sugli autobus, di continuare ad abitare nella propria casa, ha, cioè, il diritto  di restare  “persona”.
Il secondo diritto è quello della salute. L’art. 32 della Costituzione  afferma che :” “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della Collettività.”
La legge statale 833/1978 e quella regionale n. 22/1978 assicurano questo diritto, attraverso le prestazioni gratuite del Servizio sanitario nazionale. Quando, però, il cittadino anziano diventa malato cronico non autosufficiente, succede che, la Società, per risparmiare, lo dimette dall’ Ospedale, non garantendogli, però, tutti quegli interventi che in ospedale si danno ai malati, violando così un diritto garantito dalla Costituzione.
Il problema più grave è quello morale, quando cioè il mondo “civile”, accetta la distinzione fra cittadini di categoria A e quelli di categoria B, di cittadini  che possono rivendicare il rispetto di tutti i loro diritti e cittadini costretti ad accettare la mutilazione dei loro diritti, a dispetto di quanto previsto dall’art. 3 della Costituzione, e ciò in base al principio secondo cui la persona vale se ed in quanto produce.
Il terzo diritto è  il diritto alla libertà.
L’anziano, anche non autosufficiente, ha diritto di rimanere, fino a che sia possibile, nel suo ambiente di vita e non può essere  costretto di fatto a finire in “collegio”, case protette, case famiglia, villaggio dell’anziano, case di riposo, etc.-
Per garantire questo diritto, occorre dare priorità  e destinazione di maggiori  risorse agli interventi che facilitino la permanenza degli anziani non autosufficienti nel loro ambiente e cioè: assistenza domiciliare, integrata, centri diurni, day-hospital, telesoccorso, ospedalizzazione a domicilio, contributi finanziari, esenzioni fiscali, aiuti economici per le famiglie che si fanno carico di anziani non autosufficienti, etc.
E dire che la nostra legislazione, specie quella regionale, è molto avanti in tal senso; occorre semplicemente applicare le leggi che già esistono, destinando fondi adeguati a tali enormi esigenze, così caratterizzando e qualificando  il livello di civiltà di una Società.
Il quarto diritto è il diritto ai rapporti affettivi.
Solitamente si parla di cura della salute, di assistenza, di costi, ma non si parla mai di affetti.
Eppure, quando un anziano è abbandonato, quando non è più niente per nessuno, quando la famiglia se ne disinteressa, la persona anziana muore. Ricordiamoci che: “ il bambino senza affetti cresce male, l’anziano senza affetti, muore”.
Evidentemente, questo è il ruolo insostituibile della  famiglia, e l’Ente pubblico non può garantire gli affetti. La Politica, però può favorire il mantenimento dei rapporti con il mondo, se gli anziani continuino a restare nel proprio ambiente di vita.
Il quinto diritto è  il diritto al rispetto.
Il diritto al rispetto è dovuto alla persona sempre,  in ogni caso ed in ogni situazione.
Chi ti dà il diritto di darmi del tu, di chiamarmi nonno oppure  zio, od ancora con il nome della mia malattia, di mandarmi via da casa, di vestirmi come vuoi tu, di tagliarmi i capelli corti, di farmi vivere in un ambiente anonimo, dove perdo la mia identità ed i miei riferimenti?
Chi ti dà il diritto di disprezzare qualsiasi cosa io dica, di dimenticare che sono anch’io una persona, nonostante sia vecchio, di non venire mai a trovarmi, di rompere rapporti, legami, canali che mi tenevano vivo dentro questo mondo? Di darmi ciò che mi necessita solo se  io ti do i soldi o ti faccio mio  erede?
Il sesto diritto è il diritto a stare in famiglia.
Abbandonare la propria casa per molti vuol dire morire prima.
Gli anziani hanno il diritto che la famiglia non li allontani dal loro ambiente di vita, di restare con i propri familiari, di non venire abbandonati affettivamente, perché essi hanno un estremo bisogno di affetto per continuare a vivere : la persona anziana, quando non è più amata da nessuno, non è più niente per nessuno, rapidamente muore.
Il vecchio fino a che porta a casa una buona pensione vale; al contrario,quando ciò non gli è più possibile, è allora che non vale più e viene messo in una casa di riposo.
Occorre recuperare, in maniera concreta, i valori degli affetti familiari, il valore delle persone in quanto  tali, della solidarietà, dell’amicizia, del sacrificio, del donarsi : se non si cambia modo di vivere, non c’è speranza né futuro migliore per le persone anziane.
In questa azione educativa di recupero  di valori è necessario che si  impegni la Chiesa,    la Società civile, la Politica, la Scuola, i giovani, e, perché no, il volontariato.
Se non si fanno scelte concrete, non si destinano ad esse le risorse finanziarie necessarie da parte delle Pubbliche  Istituzioni, l’affermazione circa la necessità di “una politica nuova per gli anziani a sostegno della famiglia”,  si riduce a parole vuote di contenuto, cioè a mera retorica e a demagogia.
Il settimo diritto è il diritto a mantenere la propria  identità, a cominciare  anche  dai titoli che gli spettano.
Affermare il diritto al mantenimento della propria identità, può anche riguardare il modo con cui, venendo a contatto con un anziano, ci si rapporti con lui, specialmente nel momento in cui egli non è più in grado di agire o reagire.
L’ottavo diritto è il diritto alla speranza, la quale va sempre alimentata e conservata, anche attraverso adeguate cure, facendo in modo che l’anziano possa anche interloquire nelle scelte conseguenti : “Non lasciamoci rubare la speranza”.
Il nono diritto è il diritto a  mantenere le proprie convinzioni morali e religiose : la fede e l’assistenza religiosa costituiscono fattori fondamentali per raggiungere  la serenità ed alimentare la speranza, nell’anziano : dare conforto agli anziani è dovere primario della Società civile ed “in primis”della famiglia.
Il decimo diritto è il diritto a non morire solo.
L’organizzazione delle strutture ospedaliere talvolta rende difficile il rispetto di questo diritto, onde c’è da chiedersi se sia ancora attuale la esigenza di morire in famiglia e se, nella decisione di morire a casa piuttosto che in ospedale, debba prevalere il parere dell’interessato o quello dei familiari, o, talvolta, quello della stessa struttura sanitaria.
(Cfr. anche Giovanni Nervo, in “Anziani, problemi o risorse”. Ed. EDB)
* Responsabile del Servizio per la Pastorale degli Anziani dell’Arcidiocesi di Palermo