IN QUESTO NUMERO
IN PRIMO PIANO
- Messa a palazzo di Città. Lorefice: “L’indifferenza e l’insensibilità pietrifica la coscienza e obnubila la mente”
NOTIZIE DIOCESIPA
- Discorso per l’incontro con i rappresentanti delle religioni e delle confessioni cristiane nel Festino di Santa Rosalia
- L’Ucsi di Palermo per Santa Rosalia
NOTIZIE DALLE PARROCCHIE E DALLE ASSOCIAZIONI
- Premio di poesia suore del Bell’Amore
- Festeggiamenti in onore della Madonna del Carmelo a Termini Imerese
- Festeggiamenti in onore di Maria SS delle Grazie a Mondello
AGENDA DEGLI APPUNTAMENTI
- Concorso fotografico sulla processione di Santa Rosalia
- Entrano nel vivo i festeggiamenti il 395° Festino di Santa Rosalia
- Un’oasi inclusiva per la famiglia e la comunità
- Sul Tgweb si parla delle Parole del Sinodo
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IN PRIMO PIANO
1. Messa a palazzo di Città. Lorefice: “L’indifferenza e l’insensibilità pietrifica la coscienza e obnubila la mente”
Il Cantico dei cantici, canto dell’amore tutto umano, si offre a noi come un’immagine vera ed eloquente dell’amore di Dio che si dischiude all’amore degli uomini, che desidera il nostro amore. Il testo biblico, mettendoci dinnanzi e cantando l’amore umano, rivela che l’amore di Dio per noi è reale. Ma questo amore, pur essendo assolutamente vero e concreto, è anche sorprendentemente “diverso”. Si coinvolge. Conosce la vampa della “passione” (cfr Ct 8, 6), ma è disposto anche a “patire”.
Dio ci chiama ad un amore non astratto, ma più grande, “smodato” (sine modo). Infinitamente più grande. Un amore “sublimato” (sub – limen). Non nel senso di “annullato”, ma nel senso che emerge oltre il limite dell’occhio. Che sconfina. Sconfinato. Fino a morire per l’altro, per l’altra, per tutti.
Paolo di Tarso ha avuto un’esperienza diretta di questo amore. Perciò augura agli Efesini: «Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza» (Ef 3, 17-19).
Leggendo i versi del Cantico, siamo rimandati ad un celebre testo di Isaia, un testo anch’esso nato da un’ardente attesa. È il grido di felicità degli ebrei confinati a Babilonia che finalmente vengono a sapere che il tempo dell’esilio – tempo della lontananza da Dio e del “nascondimento” di Dio – si avvia a compiersi, che Dio interviene e il ritorno è ormai prossimo: «Come sono belli i piedi del messaggero di annunzi gioiosi, che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: “Il tuo Dio regna!”. Senti? Le sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia» (Is 52, 7-8).
È un appello anche a noi, a “venire via” dal nostro mondo sovente così chiuso, ad alzarci, a far esplodere la vita e l’amore. Ad alzarci dai nostri esili mentali, a venir fuori dagli angusti confini di patrie paradisiache proiettate per rinchiuderci in false sicurezze, precludendoci così la feconda bellezza del ‘rischio dell’altro’. È l’amore che fa rinascere il mondo, l’amore “trasforma” le stagioni rigide e crepuscolari della storia ed accende stagioni assolutamente nuove e diverse! «Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato» (Ct 2,10). L’odio separa, allontana, elimina, distrugge, aggredisce, annega l’altro nell’indifferenza, lo fa entrare in un persistente declino invernale.
Rosalia è mossa dall’amore “concreto e altro” di Dio. È l’amore che la fa uscire dagli alienanti agi e dagli instabili poteri dei palazzi per andare incontro alla “sublimazione dell’amore”, all’amore sublimato. Rosalia accoglie l’invito dell’Amato ad uscire dalla prigionia mentale e culturale dove, inconsapevolmente, correva il rischio di rimanere imprigionata; a non farsi prendere dalla peste che ammorba il cuore, dal contagio devastante dell’indifferenza e dell’insensibilità che pietrifica la coscienza e obnubila la mente.
L’unione con Dio, l’amore per Dio – che può giungere fino al ritiro dell’eremo, come ritenne di fare Santa Rosalia – non è una fuga mundi per pochi eletti, ma strada sicura per essere “efficaci ed incisivi” nel mondo.
È l’amore di Dio alimentato dal silenzio, dall’ascolto orante della Bibbia e dall’intercettazione del gemito che sale dalla Città, che la farà alzare, per ricercare il bene, un di più di bene, il Sommo Bene, volerlo e mediarlo per gli altri, persino anche dopo la sua sepoltura, dopo secoli dalla sua morte, allorché scenderà a valle tra i suoi concittadini, per le strade pestilenti della città, per essere ancora “corpo che intercede” per la guarigione e la salvezza di tutti. Di tutti! La peste che infuriava a Palermo nel 1625 colpiva tutti, buoni e cattivi, santi e peccatori, uomini e donne, piccoli e grandi, cristiani e non cristiani, palermitani e forestieri.
L’amore per Dio e per gli altri, – nella sua misura massima apparsa nel crocifisso del Golgota che spinge il dono di sé fino alla consegna del suo corpo sulla croce – l’amore che irrompe in quanti accolgono il l Regno di Dio (cfr Mt 25, 1-13), è l’olio necessario per alimentare il senso più vero della vita, del nostro essere su questa casa comune che è la terra, dentro questa nostra città così bisognosa di essere trasfigurata nelle sue vie, nei suoi quartieri, nelle sue case, nelle sue montagne e nelle sue spiagge, nei volti di quanti la abitano, nelle relazioni, nelle famiglie, nelle scelte politiche e amministrative, nelle chiese, nelle appartenenze religiose, nelle sedi della burocrazia e nelle strutture sanitarie, nei luoghi dello sport e del tempo libero.
L’amore, che ha bisogno di essere contenuto nel vaso della bellezza e della gentilezza, della cordialità e della semplicità, dell’umiltà e della gioia, della speranza e della mitezza, della misericordia e del perdono, della purezza del cuore e della mente.
Santa Rosalia custodisci in noi l’amore, inonda di amore la nostra città perché rifulga di bellezza per quanti la abitano, per quanti la scelgono, per quanti la visitano!
NOTIZIE DIOCESIPA
1. Discorso per l’incontro con i rappresentanti delle religioni e delle confessioni cristiane nel Festino di Santa Rosalia
Carissime Sorelle, Carissimi Fratelli,
il saluto che vi rivolgo – chiamandovi ‘sorelle’, chiamandovi ‘fratelli’ – è per me stamattina anzitutto un simbolo. Non si tratta infatti in primo luogo del saluto liturgico del vescovo, ma dell’esplicitazione del suo senso più profondo, quello che Papa Francesco ha evocato nello storico discorso di Abu Dhabi (4 febbraio 2019): siamo parte della stessa famiglia, ci apparteniamo reciprocamente. Perché l’umanità che ci accomuna non è una categoria filosofica o un dato puramente biologico. Essa rimanda nel profondo alla radice del nostro essere, alla dignità dell’essere di ogni donna, di ogni uomo. Immersi nel dinamismo del creato, siamo figli della vita e della terra, siamo legati da un’origine a cui non ci possiamo sottrarre e che ci connette a un centro reale e inesprimibile, nel quale, insieme ad ogni creatura, siamo ricchi del nostro «essere alla vita» (Eugenio Mazzarella) e siamo poveri della nostra dipendenza, del nostro bisogno originario dell’altro. Ricchi del desiderio prepotente di vivere; poveri – ed è una povertà benedetta – dell’impossibilità di esprimerlo e di dargli forma da soli.
Questo mondo, nel suo progetto originario, ci appare per fortuna refrattario agli imperatori e ai dominatori, a quelli che pensano di farcela da soli. Illusi, che non capiscono il senso del simbolo, del symbolon (σύμβολον, συμβάλλω «mettere insieme, far coincidere»: σύν «insieme» / βάλλω «gettare»): il coccio che ognuno di noi porta in dote per comporre il vaso della vita. Chi si sottrae a questa logica perde il contatto con gli altri e con le cose, e alla fine è destinato alla rovina non da un destino avverso, ma dal suo aver perso di vista l’orizzonte che ci costituisce.
Per questo noi qui stamattina ci sentiamo famiglia. Che non significa comunità simbiotica. La nostra comunanza non è una banale, avventata, violenta omogeneità. Essere familiari equivale al sapere essere diversi, assieme, al saper portare insieme (al con-sopportare, avrebbero detto gli scrittori ispirati del Nuovo Testamento) la diversità. Le famiglie in cui qualcuno vuole comandare in maniera autoritaria – e si può essere autoritari sia usando la forza, sia avvalendosi di una sottile manipolazione dell’altro – sono destinate alla rovina. Non siamo chiamati a stampare la nostra impronta sulla vita e sul volto di chi ci sta accanto, ma a riconoscere e a lasciar essere l’impronta speciale di ognuno nel mondo. L’imposizione, l’annullamento dell’opinione altrui, la creazione delle ‘pecore nere’, la pretesa di omologazione religiosa, culturale, esistenziale sono il tradimento e la fine della relazione. Siamo famiglia, qui stamattina, proprio perché siamo e ci sentiamo diversi. Perché ci confrontiamo con libertà e rispetto non a partire da un preteso ‘minimo comun denominatore’ religioso e culturale, ma dal nostro comune essere donne e uomini – lo abbiamo detto – eppure originali, irripetibili. Nella tradizione biblica – ovvero il symbolon che stamattina posso portare io alla nostra tavola – tale verità viene espressa in maniera coinvolgente e drammatica nel Libro dei Salmi: il Libro in cui di preghiera in preghiera, di Salmo in Salmo, un uomo, un singolo uomo, leva la propria voce verso Dio, a partire dalla propria storia, dalla proprio vissuto di gioia o di dolore, dalla propria speranza di liberazione e di salvezza, e sa, – perché la Parola stessa glielo ha rivelato in principio, in Israele – che il Dio dei suoi padri gli darà ascolto. E in Gesù di Nazareth questa cura per il singolo, questa considerazione per ogni vita, giunge alle estreme conseguenze: il Padre che veste l’erba del campo (cf Lc 12, 28) conta pure i capelli di ognuno di noi (cf Mt 10, 30), senza distinguere i buoni dai cattivi (cf Mt 5, 45), i credenti dai non credenti, con una infinita larghezza del cuore, con la sua makrothymia (cf 1 Pt 3, 20; 2Pt 3, 15; 1Tm 1, 16).
Siamo famiglia perché stamattina ci salutiamo come amici, con gentilezza e cordialità. Quella cordialità evocata implicitamente ad Abu Dhabi da Papa Francesco all’inizio del suo discorso, punteggiato di nomi e di ringraziamenti. Essere gentili vuol dire chiamarsi per nome. E riconoscersi. Gentili come nobili e come stranieri, senso duplice e fascinoso della parola. Perché c’è una nobiltà della gentilezza che dobbiamo tornare a far risplendere. E noi oggi vogliamo porre un segno in questa direzione, accogliendoci con rispetto, con un cuore aperto e riconoscente. Pronti ad apprezzarci, a spendere parole buone per l’altro, a indicare la via della differenza come l’unica via autentica dell’umano, per come pian piano l’abbiamo maturata, dopo secoli e forse millenni di incomprensioni, di tradimenti delle nostre parole fondative, di qualunque delle nostre confessioni. Abbiamo imparato, in questi anni più vicini a noi – anzi «i segni dei tempi» (Giovanni XXIII) ce lo hanno rivelato –, che la religione come fortino eretto ‘contro’ gli altri è una follia senza futuro. Abbiamo capito che solo accettandoci in quanto diversi possiamo essere portatori di speranza. Tutti diversi, tutti stranieri.
Vi ospito qui oggi con grande gioia, ma non sono il proprietario di questo luogo. In verità ci ospitiamo a vicenda, da pellegrini, nelle tende che andiamo piantando lungo le strade della nostra vita. Anch’io stamattina sono ‘straniero’ accanto a voi, ed è la mia unica, la nostra unica identità. La casa ogni volta è di tutti perché nessuno è di casa, nel senso della proprietà, della difesa di spazi e di muri. È questa una concezione miope e frustrante della casa a cui noi oggi opponiamo umilmente il nostro concepirci sempre in casa ‘fuori di casa’, il nostro essere sempre in cerca di dimora e mai padroni altezzosi e gelosi di uno spazio, di un mondo vitale.
Papa Francesco ad Abu Dhabi ha parlato dell’arca della fratellanza, ed è forse questa l’unica immagine di casa che ci è confacente quest’oggi: «Secondo il racconto biblico, per preservare l’umanità dalla distruzione Dio chiede a Noè di entrare nell’arca con la sua famiglia. Anche noi oggi, nel nome di Dio, per salvaguardare la pace, abbiamo bisogno di entrare insieme, come un’unica famiglia, in un’arca che possa solcare i mari in tempesta del mondo: l’arca della fratellanza».
Una casa mobile, precaria, esposta, e intanto capace di riunire, di condensare l’economia del creato e di raccogliere la differenza tra i viventi. Una casa priva di certezze, abbandonata al diluvio e al pericolo, ma fonte di salvezza per la sua dote unitiva, che fa della terra tutta una sterminata fraternità. Nell’arca nessuno ha più diritti dell’altro. Nessuno può aspirare a un primato. Si è tutti ‘sulla stessa barca’, membri di una medesima famiglia, assoggettati ad un medesimo destino. Non dobbiamo dimenticare infatti che la radice etimologica di ‘famiglia’ rimanda alla parola latina famuli. Il famulo è il servo, non nel senso brutale dello schiavo, ma di colui che servendo gli altri forma la spina dorsale della comunità, fa la famiglia.
Riscopriamoci stamattina famuli gli uni degli altri. Sentiamoci messi nella posizione dell’essere in favore di qualcuno, del partecipare ad un’impresa comune, in un mondo – come ci ricorda il Papa – angustiato dall’individualismo e dal nazionalismo. Testimoniamo, col nostro stesso incontrarci, una logica diversa: quella di chi non cerca preminenze, di chi non si arrende all’idolo della massimizzazione del profitto, che non mistifica la nobile idea di ‘patria’, ma si scommette per il servizio, per la comunicazione della speranza, per la germinazione della vita. Lavoriamo insieme per la giustizia, consapevoli con Francesco che «Una giustizia indirizzata solo ai familiari, ai compatrioti, ai credenti della stessa fede è una giustizia zoppicante, è un’ingiustizia mascherata!». Impariamo insieme, care Sorelle, cari Fratelli, la virtù mirabile dello ‘stare sotto’, della hypomoné che ha ispirato tutta l’esistenza di Gesù di Nazareth e che oggi è per noi un compito aperto e urgente. Solo i servi, solo i famuli custodiscono l’equilibrio della casa e lo mantengono. La casa comune ha urgente bisogno di servi così, per non spaccarsi irrimediabilmente, per non perdere la sua stessa vocazione fondamentale.
Dove l’odio sembra farla da padrone e la divisione pare fendere la cortina della storia, riportandoci a tempi bui di contrapposizioni ferali, di egoismi di gruppo; dove lo sfruttamento dell’altro, del fratello del Sud del mondo come di ogni Sud esistenziale ed umano si appresta a diventare la regola non scritta della civiltà globalizzata; dove il divario tra i ricchi e i poveri si allarga inesorabilmente e le istituzioni che dovrebbero garantire la giustizia e l’equilibrio sono afflitte dai virus della potenza e del dominio privo di scrupoli (parlo anzitutto della mia Chiesa, della Chiesa cattolica e di coloro che al suo interno provano con ogni mezzo a fermare la semplice rivoluzione del Vangelo portata avanti con coraggio da Papa Francesco); dove tutto questo si affaccia sulla scena della storia come prodromo di una notte angosciante, poniamo i nostri corpi stamattina gli uni accanto agli altri; affianchiamo le nostre vite e quelle dei nostri fratelli, delle nostre comunità, per cominciare da qui a levare il grido dei poveri, a difendere l’anelito di giustizia e di amore, a dire che un mondo diverso e una civiltà nuova sono possibili, perché i semi di questo cambiamento sono annidati nella vita degli umili, dei ‘credenti’ di ogni latitudine, degli uomini di fede, religiosi o non religiosi, che ogni giorno, da veri famuli, tengono viva la storia di tutti. Contribuiamo insieme a «smilitarizzare il cuore dell’uomo» e a scongiurare la «desertificazione dell’altruismo».
Dice la saggezza chassidica: «Ci sono persone che non hanno nessun potere apparente, ma che nel silenzio sostengono il mondo». Affidiamoci stamattina alla sapienza nascosta degli invisibili e leviamo la nostra preghiera affinché la loro opera quotidiana sia accompagnata e benedetta dall’Alto. Benvenuti! Vi abbraccio con cordiale amicizia!
+ Corrado Lorefice Arcivescovo
2. L’Ucsi di Palermo per Santa Rosalia
Lunedì 15 luglio 2019, per il terzo anno consecutivo, il gruppo Ucsi di Palermo curerà il commento alle immagini in diretta streaming della Processione del reliquiario di Santa Rosalia. Un momento molto importante per la città di Palermo e per i numerosissimi palermitani e devoti della “Santuzza” sparsi per il mondo. «È una bella collaborazione – dichiara il presidente dell’Ucsi Palermo, Michelangelo Nasca – nata nel luglio del 2017 con l’Ufficio delle comunicazioni dell’Arcidiocesi di Palermo. Possiamo dire che siamo stati anche i precursori di questa iniziativa. In passato, infatti, le tv locali riservavano la diretta televisiva per il 14 luglio, il giorno del “Festino” di Santa Rosalia, legato maggiormente alla tradizione culturale e alla “discesa” del Carro trionfale della Santuzza. L’Ufficio delle comunicazioni dell’Arcidiocesi proponeva già le immagini della processione del 15 luglio, ma senza commento. L’Ucsi ha voluto scommettere su una diretta streaming corredata dal commento di cronisti e di alcuni ospiti, oltre ai contributi video preparati nei giorni precedenti al Festino di Santa Rosalia. I numeri, davvero considerevoli, (tra visualizzazioni e commenti) ci hanno dato ragione! Dallo scorso anno abbiamo anche pensato di coinvolgere gli spettatori che ci seguono da casa, invitandoli a scrivere un loro pensiero o a rivolgere una domanda agli ospiti durante la diretta streaming. Anche questa idea ci ha regalato belle soddisfazioni, soprattutto per i commenti e gli attestati di gratitudine provenienti da diverse nazioni straniere. Siamo davvero contenti – conclude Michelangelo Nasca – che questa iniziativa raccolga l’entusiasmo e la condivisione da parte di tantissime persone, e che abbia suscitato un interesse anche da parte delle tv locali, che già dallo scorso anno anche loro hanno voluto scommettere su una diretta televisiva della Processione del 15 luglio».
NOTIZIE DALLE PARROCCHIE E DALLE ASSOCIAZIONI
1. Premio di poesia suore del Bell’Amore
In occasione del convegno annuale “Mater amabilis”, giunto alla IX edizione, svoltosi domenica 7 luglio 2019, al Teatro Savio di Palermo, promosso dalle Suore del Bell’Amore e dedicato in modo particolare alla famiglia e ai giovani, si è vissuto un intenso il momento per il conferimento dei riconoscimenti “Pasquale Scopelliti” per la paternità e “Lilla Rizzo” per la maternità, che ogni anno vogliono sottolineare il dono della genitorialità spesa nell’ordinarietà della vita, il valore insito nella vocazione di ogni padre e di ogni madre. Il riconoscimento relativo alla maternità è andato quest’anno all’avvocato Maria Calvacca, madre di tre ragazzi adottati, in una famiglia che vuole essere culla dell’amore anche quando possono presentarsi delle difficoltà. Per quanto riguarda la paternità, il riconoscimento di quest’anno è andato alla memoria del dott. Giuseppe Liotta, giovane pediatra morto quest’anno a causa del maltempo, in un giorno in cui come tantissimi altri della sua vita si recava a lavoro, vivendo la sua vocazione di marito e di padre. Una mamma e un papà che con un sì semplice e “ordinario” alla loro vocazione possono ben esprimere ed incoraggiare tante mamme e tanti papà che si spendono ogni giorno per la propria famiglia con “semplicità e letizia di cuore”, lontano da qualsiasi forma di clamore mediatico.
A dare un tocco di internazionalità, quest’anno, hanno contribuito alcune famigliole tedesche, provenienti dalla Baviera, e i responsabili di alcuni degli uffici della Diocesi di Monaco e Frisinga, con la quale l’Istituto religioso collabora fin dalla sua fondazione.
A presiedere la celebrazione eucaristica, uno dei più giovani sacerdoti della Diocesi di Palermo, don Dario Chimenti; presente anche la comunità dei Padri Agostiniani della Chiesa di San Gregorio Papa al Capo, un diacono permanente della Diocesi di Palermo e uno della Diocesi di Pescara; a guidare i canti un gruppo di laici di Capo d’Orlando (ME). Un momento semplice ma intenso per situare ogni amore, ogni gioia e ogni dolore, dentro l’Amore più grande che imprime il senso ad ogni cosa e in cui ciascuno scopre, ritrova e “eternizza” l’unità, la comunione.
Anche quest’anno uno spazio dedicato alla premio letterario Lilla Rizzo per le scuole, al quale diverse scuole italiane e per la prima volta alcune scuole bavaresi hanno partecipato con i componimenti dei loro studenti. Vincitori del concorso: Marta Vasile della Grundschule Vötting di Freising (Germania) per la scuola primaria, Flavio Fusco della “Buonarroti” di Roma per la scuola secondaria di primo grado, Annalaura Tessitore del Liceo Scientifico “G. Siani” di Sant’Arpino (CE) per la scuola secondaria di II grado
Trattandosi poi di un anno speciale, essendo il XXV della fondazione delle Suore del Bell’Amore, ci si è dati appuntamento per i prossimi momenti salienti dell’anno: 21 settembre la Messa di ringraziamento a Roma celebrata dal Cardinal Vicario Angelo De Donatis nella Basilica di San Marco; 7 dicembre a Palermo pomeriggio in ricordo dell’anniversario dell’erezione canonica dell’Istituto, 8 dicembre, giorno proprio dell’anniversario, partecipazione al Solenne Pontificale dell’Immacolata nella Cattedrale di Palermo per rendere grazie a Dio in comunione con la Chiesa locale alla quale la Divina Provvidenza ha voluto legare l’origine.
2. Festeggiamenti in onore della Madonna del Carmelo a Termini Imerese
In festa la comunità parrocchiale della Madonna del Carmelo di Termini Imerese, guidata dal parroco, don Michele Albanese.
Programma:
Sabato 13 luglio 2019
ore 18 – Canto della Coroncina
ore 18.30 – Santa Messa con la partecipazione della Confraternita di San Giuseppe. Al termine la distribuzione del pane benedetto
ore 21 – Serata danzante con Nataraja dance
Domenica 14 luglio 2019
ore 10.30 – Santa messa
ore 18.30 – Santa Messa e consacrazione dei nuovi confrati allo Scapolare
ore 21 – Serata siciliana animata dai cugini della Serenata
Lunedì 15 luglio 2019
ore 18.30 – Santa Messa
ore 21 – Serata danzante a cura di Rosaria Filicicchia
Martedì 16 luglio 2019 – Solennità Madonna del Monte Carmelo
ore 10.30 – Santa Messa e a seguire la supplica
ore 17.30 – Santo Rosario
ore 18 – Santa messa
ore 19 – Processione del Simulacro della Madonna
ore 21 – Spettacolo Opera dei pupi di Mancuso
ore 22 – Maria Concetta Moreci in concerto e a seguire l’estrazione dei premi della lotteria
3. Festeggiamenti in onore di Maria SS delle Grazie a Mondello
I festeggiamenti in onore di Maria SS delle Grazie, patrona di Mondello, organizzati dalla parrocchia e dalla Confraternita omonima, si svolgeranno dal 22 al 28 luglio 2019.
Il programma prevede dal 22 al 27 luglio 2019, dalle ore 8.30 alle 13, le attività estive del Grest per i ragazzi e alle ore 21 la recita del Santo Rosario. A seguire la santa messa nella famiglia Anzalone – Belllia in via Stesicoro.
Il triduo si svolgerà dal 24 al 26 luglio con riflessione di Paolo Curtaz ogni sera alle ore 21.30. Sabato 27 luglio 2019, alle ore 19 la santa Messa solenne al Molo dei pescatori presieduta da p. Salvatore Corsaro. Alle ore 20 l’attesa processione a mare e alle 22 intrattenimento musicale.
Domenica 28 luglio alle ore 18.30 la santa Messa presieduta dall’Arcivescovo mons. Corrado Lorefice e alle 19.30 la processione di Maria SS delle Grazie per le vie della borgata.
AGENDA DEGLI APPUNTAMENTI
1. Concorso fotografico sulla processione di Santa Rosalia
In occasione del 395° Festino in onore di Santa Rosalia, la Parrocchia della Cattedrale e l’Ufficio per le Comunicazioni Sociali, organizzano la terza edizione del Concorso fotografico per immortalare le immagini più significative della processione del 15 luglio 2019.
Gli interessati potranno partecipare, inviando una foto all’indirizzo: ufficiostampa@diocesipa.it entro le ore 24 del 16 luglio 2019.
Una giuria di fotografi professionisti, presieduta dal parroco della Cattedrale mons. Filippo Sarullo, indicherà le migliori tre foto, i cui autori saranno premiati al termine della celebrazione Eucaristica delle ore 11, in Cattedrale di domenica 21 luglio 2019.
Inoltre come “Segno di carità del Festino” le offerte raccolte durante le celebrazioni del Triduo, del 15 luglio e della processione sono destinate al Seminario Arcivescovile.
In programma anche “Sui passi di S. Rosalia” – Itinerari suggeriti per i luoghi della vita, del miracolo, della devozione e della celebrazione artistica di S. Rosalia nel sito www.cattedrale.palermo/rosalia.htm e la seconda edizione della mostra di grafica nel vicolo Brugnò “Le Rosalie del Vicolo Brugnò. Organizzazione a cura di “A.P.S. Officina dell’Arte” e la mostra fotografica sul Festino con proiezione all’interno del Teatro Bellini di foto delle passate edizioni del Festino. Organizzazione: “Cooperativa Terradamare e Associazione Turismo Solidale”.
Prevista anche “Laudato sii mi Signore”, mostra nel Piano della Cattedrale di tre pannelli di richiamo alla cura del creato. Organizzazione Parrocchia Cattedrale, Gruppo giovani “coltivatori di sogni”.
In occasione del Festino le celebrazioni saranno in diretta streaming sui siti www.cattedrale.palermo.it, www.diocesipa.it e sulle pagine cattedraledipalermo e diocesipalermo. In particolare domenica 14 luglio 2019, alle ore 19 i Primi vespri; lunedì 15 luglio 2019, alle ore 11 e alle ore 17.30 la S. Messa, e alle ore 19 la processione dell’urna sino al rientro con commento a cura dell’UCSI Palermo.
2. Entrano nel vivo i festeggiamenti il 395° Festino di Santa Rosalia
Tra gli appuntamenti più attesi la lunga notte del 14 Luglio che comincerà dal Piano di Palazzo Reale, alle ore 21, con lo spettacolo “Santa Rosalia e il Genio di Palermo”: per la prima volta, infatti, i due numi tutelari della Città, religioso e laico, dialogheranno all’interno dell’articolata performance che coinvolgerà diversi gruppi artistici. Sulla scena anche due Rosalia, una danzante e una che, con il proprio canto, rappresenterà l’anima della Santuzza.
Si assisterà ad un trionfo di arti: dal teatro alla danza, dalla musica al canto, con il Coro di voci bianche e la Kids Orchestra entrambi del Teatro Massimo, per giungere alle esibizioni artistiche acrobatiche, durante la nascita di Rosalia, la tentazione dei diavoli e la Peste, che vedranno in aria cittadini palermitani nella performance curata da La Fura dels Baus e l’esecuzione della Danza del Fuoco.
Da qui l’imponente Carro Trionfale, una specie di palcoscenico mobile di 9.000 chilogrammi alto 11 metri, largo 5,40 e lungo 10, animato da luci, musica e movimenti meccanici, trainato come da tradizione dai cittadini delle Comunità multietniche coordinate da Rajendra Bitrayya, da 8 detenuti del Carcere Ucciardone e dai fedeli, comincerà la sua sfilata lungo il Cassaro per giungere al Foro Italico.
Il Carro farà la sua prima sosta davanti la Cattedrale dove si esibirà la Compagnia Transe Express, per la prima volta nel cast artistico del Festino, con la performance aerea “Lacher de violons”, un dialogo tra cielo e terra che coinvolgerà 20 artisti, dove la potenza delle percussioni incontrerà la delicatezza di un quartetto d’archi e di una voce lirica; qui il Carro diventerà palcoscenico di un momento artistico, prima di ripartire per la tappa ai Quattro Canti.
Il Corteo sarà accompagnato dalla Compagnia Trans Express, fino ad un certo punto, e poi dagli Ottomani Animati e dai Tamburinai della Famiglia Auccello.
Ai Quattro Canti, prima del tradizionale omaggio floreale che vedrà salire il Sindaco Leoluca Orlando dentro il Carro e invocare, a protezione della città, il nome santo di Rosalia, la Fura dels Baus presenterà, in prima nazionale, un’altra performance aerea coinvolgendo altri artisti palermitani.
Il Carro Trionfale durante questo momento, in omaggio alle quattro Sante presenti ai vertici dei Canti, svelerà la sua struttura dinamica. Seguirà l’Abballu di li Virgini che verrà ripetuto anche a Porta Felice, a conclusione di un’ultima performance aerea. Da qui il Corteo, tra sonorità ritmate e giochi di luce, giungerà al Foro Italico.
3. Un’oasi inclusiva per la famiglia e la comunità
La panormitana, braccio operativo della Caritas, il servizio pastorale disabili, l’ufficio pastorale del lavoro, l’associazione “A braccia aperte”, l’associazione progetto sicilia di ”Capodarco” , le associazioni “You Dive” e “Moto perpetuo”, stanno impegnandosi nella realizzazione di un’area che abbiamo chiamato “Sampoloasi”. Il luogo è una parte di quello che molti conoscono come il “Don Bosco Sampolo” che è stato molto significativo per la formazione di tante persone nella nostra città. L’accesso è da via Piraino Leto che si trova a lato della linea ferroviaria in zona fiera.
“Vogliamo che il “Sampoloasi” ritorni ad essere un luogo di promozione culturale, sociale e sportiva – dichiara Rosa Foti, responsabile del Servizio Disabili – un luogo inclusivo, dove potere valorizzare le abilità di tutti, in particolare delle persone con disabilità. Un’Oasi dove le tante persone che sperimentano la solitudine possano trovare un ambiente accogliente e familiare. Dove i bambini possano venire a giocare mentre i genitori si rilassano un pò in questo prezioso verde a due passi da palazzoni, cemento e traffico. Dove i giovani, che spesso non hanno un luogo dove studiare o riunirsi possano incontrarsi e ovviamente anche per tutte quelle persone diversamente giovani che saranno certamente un dono prezioso per tutti. Siamo all’inizio e non abbiamo a disposizione fondi”.
Nella struttura, che i Padri Salesiani hanno deciso di mettere a disposizione della città, per attività sociali, desideriamo, in una prima fase, realizzare o ristrutturare: un campo sportivo polivalente e accessibile, un caffè letterario, un giardino sensoriale e un orto sociale.
Abbiamo bisogno di tavoli, sedie e ombrelloni, Materiale edile, Scaffalature, Libri, giochi di società, persone che ci donino un pò di tempo per realizzare questo progetto.
Il 25 luglio pomeriggio stiamo preparando una festa per potere raccogliere suggerimenti, aiuti ma anche per iniziare a programmare le future attività. Ci sarà buona musica, attività per il tempo libero e dimostrazioni sportive inclusive.
Desideriamo costruire insieme per dare vita a una comunità dove, “ognuno facendo qualcosa” possa sentirsi a casa. Vi aspettiamo!!
Info: Rosa Maria Foti 347/7859169 – E-mail a pastoraledisabili@gmail.com
4. Sul Tgweb si parla delle Parole del Sinodo
Le parole del Sinodo nelle parrocchie. L’iniziativa dell’Ufficio giovani e del Centro vocazionale, a Palazzo Alliata due nuove stanze aperte alla fruizione del pubblico e un centinaio di ragazze a Scuola di ricamo e cucito dalle Figlie della Carità. Sono alcuni dei servizi che questa settimana, propone il Tgweb dell’Arcidiocesi di Palermo, il magazine, ideato e realizzato dall’Ufficio per le Comunicazioni Sociali, con la collaborazione dei Servizi informatici che viene postato il sabato sul sulla pagina Facebook dell’Arcidiocesi e sul sito dell’Arcidiocesi.
Guarda il Tgweb: https://www.youtube.com/user/tgwebdiocesipa